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GARGIONE

LE RELIGIONI NEL MONDO CAPITOLO I

LE RELIGIONI NEL MONDO, libro diviso in 8 Capitoli postato in articoli periodici…

seconda edizione

rivista e corretta


GIANNI GARGIONE

LE RELIGIONI

NEL MONDO

Saperne di più sulle grandi religioni è

diventata una necessità, più che una curiosità.

Seconda edizione aggiornata e corretta

Un grande compendio scritto da un

autore di successo di libri di psicologia.


CAPITOLO I

IL FENOMENO RELIGIOSO

a cura di Gianni Gargione

  È piuttosto difficile, nell’attuale dibattito sulla religione dominato da differenti prospettive e orientamenti ideologici e metodologici, dare una definizione esauriente di “religione”. Secondo l’enciclopedia Microsoft Encarta 2001, la religione è l’insieme delle credenze e delle pratiche fondate sulla relazione dell’uomo con il divino. Alla base dell’insieme di concezioni e comportamenti che vengono definiti religiosi, infatti, sembra esservi comunque la credenza nella presenza di uno o più esseri superiori che l’uomo percepisce come appartenenti a un mondo trascendente rispetto a quello umano.

Le prime tracce di forme di spiritualità, cioè di quel sentimento che poi verrà definito religiosità, risalgono a 90.000 anni fa. Un uomo, probabilmente un cacciatore, che viveva nella regione oggi occupata da Israele, morì. Ma i suoi compagni non l’abbandonarono allo scempio degli animali spazzini. Scavarono una buca in una grotta e vi adagiarono il suo corpo. Prima di seppellirlo lo ricomposero e gli appoggiarono su un braccio la testa di un cinghiale. Perché lo fecero?

Probabilmente, nella loro immaginazione, quel cinghiale doveva servire a nutrirlo o essergli d’augurio per una buona caccia nell’altra vita. I resti trovati nella grotta di Skhul sono oggi considerati la prima traccia dell’usanza di onorare i morti. Da allora la religiosità ha fatto molto strada. Da semplici usanze per seppellire i morti si è passati, col tempo, a sistemi di credenze profondamente codificate e articolate, che forniscono risposte sulla sofferenza, sulle questioni essenziali della vita e su tutti quei fenomeni, come l’aldilà, che sfuggono alle nostre possibilità di comprensione.

L’uomo nel passato ha creato migliaia di riti e credenze, alcune sono state presto abbandonate, altre hanno avuto successo e sono diventate una delle grandi religioni attuali, che ancora oggi hanno un ruolo così importante nella nostra vita e costituiscono uno dei punti di riferimento del comportamento umano.


LA NASCITA DELLE RELIGIONI

Che cosa ha dato luogo alla nascita delle religioni? Che cosa ha fatto si che l’uomo smettesse di essere uno dei tanti animali dominato dagli istinti di sopravvivenza e iniziasse a credere in qualcosa di soprannaturale?

Tutto è incominciato certamente, come abbiamo accennato, circa 90.000 anni fa quando l’uomo, nella sua evoluzione, ha fatto il “salto di qualità” che lo ha portato a diventare cosciente di sé stesso e del mondo che lo circondava. Non più un animale dominato dai suoi istinti di nutrizione e di riproduzione, ma un essere pensante, consapevole di esistere.

Un salto di qualità enorme che ha implicato notevoli cambiamenti, prima tra tutti la coscienza della morte. Gli animali non hanno consapevolezza della morte, avvertono il pericolo, conoscono la paura, ma non sono consapevoli che, comunque vadano le cose, un giorno dovranno morire.

La consapevolezza della morte ha causato all’uomo primitivo gravi problemi di ansia. Se vi state divertendo al ristorante con gli amici e qualcuno viene a dirvi che un vostro pericoloso nemico vi attende fuori, per uccidervi alla fine del pranzo, potete stare certi che gran parte della vostra allegria scomparirà. Quel pensiero sarà capace di rovinarvi la serata e di farvi stare in ansia. Non è difficile che smettiate anche di mangiare.

E’ stato più o meno lo stesso per i primi uomini. Le esperienze di morte dei compagni periti in una battuta di caccia o di familiari morti per qualche malattia, ha fatto capire loro che “la donna con la grande falce nera”, era sempre in agguato. Da un momento all’altro poteva mieterli e allora non sarebbero stati altro che carogne, che il tempo avrebbe ridotto in polvere.

Questa scoperta ha sicuramente sconvolto la mente dell’uomo primitivo ed ha fatto nascere in lui impellente il bisogno di superare e di sconfiggere il pensiero della morte. Se esiste una vita oltre la morte, concetto che è alla base di tutte le religioni occidentali, o se l’esistenza continua in un altro essere vivente (credenza alla base delle religioni orientali), allora la morte non solo non fa più paura, ma può essere accettata senza troppo angoscia. “Il mio amico, il mio papà, il mio familiare non è morto, è lassù nell’alto dei cieli, dove un Dio buono e paterno veglia su di lui” – è il pensiero che ha aiutato le persone a superare il pensiero più angosciante dell’esistenza: la morte.

È bastata la certezza di una vita extraterrena per calmare l’ansia ed impedire che il pensiero della morte turbasse la vita dell’uomo.

Anche l’uomo di Neanderthal, il nostro cugino umano esistito circa 35.000 anni fa, usava seppellire i morti. Gli Homo sapiens, poi, che sostitu

irono i neanderthalliani, preparavano corredi funebri che fanno davvero pensare a credenze dell’aldilà. Sono lame di selce, pendagli di avena, cuffie di conchiglie e collane di denti di cervo, macine e pestelli. A partire da 30.000 anni fa, l’uomo prende ad utilizzare il simbolismo. Dipinge le pareti delle grotte, che trasforma in santuari sotterranei, inventa l’arte.

La più antica raffigurazione di divinità si trova in una caverna francese, la grotta di Trois Frères, in Francia vicino Tolosa. La strana figura effigiata ha la testa di cervo, gli occhi di un gufo, il corpo di un uomo, una folta coda e braccia che terminano con artigli di orso.

Il motivo più importante, quindi, che ha spinto l’uomo alla religiosità è stato il bisogno di superare la più terribile delle paure: la morte. In effetti, anche se il comportamento religioso è appreso, risponde a dei bisogni innati: quelli di sicurezza interiore (che per lo psicologo Maslow vengono subito dopo quelli fisiologici). Il concetto di Dio è, infatti, quasi sempre legato al concetto di una vita oltre la morte. Le prime manifestazioni di religiosità dei primi uomini è stato il culto dei morti. Gli uomini Sapientes erano convinti che il morto continuasse a vivere nell’aldilà e per questo mettevano nella tomba del morto cibi, utensili e ogni cosa che avrebbe potuto esser utile in una vita extraterrena.

L’affermazione di Petronio: “Fu la paura a creare gli dei nel mondo”, riassume tutte le teorie sull’origine pratico-emotiva del fatto religioso. I bisogni insoddisfatti, la precarietà dell’esistenza e il mistero angoscioso del dolore e della morte troverebbero nella religione una risposta compensatrice.

Non è stato, però, l’unico motivo a determinare la nascita delle religioni. L’uomo nella religione ha trovato anche la soddisfazione di un’altra esigenza importantissima: quella di risposte ad interrogativi di tipo esistenziale. Nella sua evoluzione, una volta diventato cosciente del mondo che lo circondava, si è trovato davanti a domande “più grandi di lui”, che suscitavano non poca apprensione: “Chi sono? Chi mi ha creato? Chi ha fatto l’univer



so? Chi fa sorgere il sole tutte le mattine? Dove si va dopo la morte? Che senso ha la vita sulla terra? Esiste una giustizia superiore all’uomo? Chi ha creato il sole”

Egli aveva bisogno di risposte immediate, che placassero le proprie ansie e le sue curiosità. Racconta una leggenda turca, dopo che Allah ebbe formato il primo uomo, il diavolo era così furioso che sputò sul corpo appena creato, colpendolo al centro. Allah strappò la pelle contaminata lasciando un piccolo foro. Ecco spiegato come si è formato l’ombelico.

Racconti simili sono comuni in tutte le culture. Oggi che viviamo in un mondo tecnologico in cui la ricerca scientifica e il progresso del pensiero umano è arrivato ad un’evoluzione impensabile solo 100 anni fa, tutto ciò ci può sembrare ridicolo, ma un tempo la cultura della gente era costruita tutta in questo modo. Qualcuno, più fantasioso degli altri, dava delle spiegazioni fantastiche a fenomeni naturali o ad eventi inspiegabili e se queste venivano accettate, entravano a far parte della cultura o delle tradizioni di quel popolo. Nessuno mai si preoccupava di verificare queste credenze o di dare loro una base scientifica, bastava che la spiegazione sembrasse logica o fosse in assonanza con le pulsioni inconsce che dominavano la mente umana. Il metodo scientifico era di là da venire, bisogna aspettare il 1600 con Galilei Galileo. Ma per avere una sua applicazione su vasta scala bisogna attendere addirittura il XX secolo.

In fondo, tornando al nostro discorso, la religione è una risposta adattiva dell’uomo all’ambiente. L’uomo se ne è servito per turare le “falle” che si aprivano nell’universo delle sue conoscenze.

Ogni bambino crescendo, allo stesso modo dei primi uomini, ad un certo punto della sua vita, incomincia a porsi spontaneamente queste domande: Chi ha creato il mondo? Chi comanda il sole o fa cadere la pioggia? Che cosa c’è oltre la morte?

Per migliaia di anni i popoli hanno cercato il senso della vita e quella dell’universo o risposte a questioni sull’aldilà, sulla morte, sull’esistenza di un’entità superiore. Le religioni hanno risposto a questo loro bisogno. Esse, infatti, sono correlate a dottrine che indicano che cosa è la vita, come è stato creato il mondo o l’universo intero. Ogni religione, infatti, presenta una sua rappresentazione, il suo racconto per spiegare l’origine del mondo.

Le stesse religioni sono considerate come dei grandi racconti da imparare. Racconti che prima sono stati tramandati in modo orale e poi, dato il

rischio di dispersione, sono stati trascritti formando i testi sacri. Le religioni sono nate e si sono affermate soprattutto perché “esse offrivano delle risposte alle grandi questioni dell’esistenza umana” J. Bowker.

Le religioni, infatti, rispondono alle 4 domande fondamentali della vita: Chi sono? (interrogativi su se stesso) – 2) Che cosa è il mondo che mi circonda? (interrogativi sull’origine del mondo e dell’ambiente che ci circonda) 3) Che cosa c’è dopo la morte? (interrogativi sull’esistenza di una vita extraterrena o sull’esistenza dell’anima) – 4) Esiste un essere superiore? (interrogativi sull’esistenza di un creatore o di un’entità superiore).




LE RELIGIONI NEL MONDO


Musulmani: 1.188.240.000 – 19,6 %

Cattolici 1.063. 608.000 – 17,6 %

Protestanti 720.829.000 – 11,8 %

Ortodossi ed altre chiese cristiane

orientali 215.129.000 – 3,6%

Non credenti 918.249.000 – 15,2%

Induisti 811.337.000 – 13,5 %

Altre religioni orientali (taoisti, confuciani, scintoisti ecc.)

404.990.000 – 6,7%

Buddisti 359.982.000 – 5,9%

Ebrei 14.434.000 – 0,2%

Religioni tribali 228.367.000 – 3,8%

Nuove religioni 102.356.000 – 1,7%

Madonna col Bambino. Olio su tela di cotone (tela Napoli), 60×50 cm. ’07

*fonte: Focus – 2001


Per le classi meno erudite, che erano la stragrande maggioranza della popolazione, fino a qualche secolo fa, la religione era l’unico tipo di cultura di cui riuscivano a venire in possesso. Essa costituiva il loro universo conoscitivo ed assolveva il suo compito non solo rispondendo a tutti i grandi quesiti dell’universo: come era nato il mondo, che senso ha la vita sulla terra ecc., ma indicando loro tutte le norme di comportamento morale e sociale per tutte le occasioni. Diceva come dovevano sposarsi, come educare i figli o prescriveva i riti per onorare i morti.

Oggi non è più così, la religione non è più l’unico tipo di cultura. Oggi esistono le scuole, i mass media, le televisioni, i libri ecc.. Abbiamo una pluralità di teorie e di posizioni, basta pensare che in ogni paese esistono diversi partiti politici.

Un tempo la religione inglobava ogni tipo di cultura e dava una spiegazione a quasi tutti i tipi di problema. Tutte le scienze moderne sono nate dalla religione, infatti un tempo anche le scienze naturali erano religiose. Basti pensare che fino a pochi secoli fa nessuno metteva in dubbio che la terra fosse al centro dell’universo, solo perché così era scritto nella Bibbia. Solo negli ultimi 300 anni la religione e la scienza si sono separate. Ricordate il conflitto tra Galilei e la Chiesa dopo la pubblicazione del libro “Dialogo sui massimi sistemi” avvenuta nel 1632 ?

Ma alla religione l’uomo non ha chiesto solo la soddisfazione dell’esigenza di una spiegazione ai suoi quesiti esistenziali, in Dio egli ha anche cercato l’archetipo del padre, colui che lo guidasse e lo illuminasse; colui che dall’alto dei cieli gli indicasse la retta via e lo accompagnasse nel suo cammino terreno, così da fugare ogni sensazione di solitudine. Un essere immensamente buono, una figura protettrice a cui rivolgersi nelle preghiere e nei momenti di sconforto o a cui chiedere la realizzazione di un desiderio rimasto a lungo nascosto nel cuore.

Se ci si riflette su, è un archetipo bellissimo, che discende dal nostro bisogno d’amare e di essere amati. Se lassù c’è qualcuno che ci ama, allora non siamo più soli. E’ un pensiero stupendo, capace di farci sentire più



sereni e più felici.

Ma non è tutto, in Dio l’uomo ha anche cercato soddisfazione ai suoi inevasi bisogni di giustizia. Gli umili, gli afflitti, i diseredati, tutti coloro che avevano subito soprusi o affronti e che non avevano nessuna speranza di ottenere soddisfazione in questa vita terrena, hanno visto in Dio, il “Giusto”, il “Dispensatore di giustizia”, colui che risanerà ogni torto ed ogni offesa.

“Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti perché saranno consolati. Beati i miti perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame di giustizia perché saranno saziati”. Ecco “Colui” che darà da bere all’assetato, punirà i cattivi e li metterà a bruciare nelle fiamme dell’inferno.

Il sopruso, l’ineguaglianza e l’imparzialità sono nati con l’uomo e con essi è nato il bisogno di giustizia, quindi quello di una figura, di un giudice supremo che risani ogni situazione e dia, nell’altra vita, un premio al giusto ed una degna punizione agli sfruttatori, ai prepotenti, agli usurpatori, agli assassini o ai ladri.

Anche il quinto motivo alla base dell’origine delle religioni è una diretta conseguenza dei bisogni terreni dell’uomo. Circa 10.000 anni fa l’uomo abbandonava progressivamente l’economia di caccia e raccolta per diventare agricoltore sedentario. I rapporti sociali e la divisione del lavoro tra i membri della comunità richiedevano una guida spirituale che non intervenisse solo in caso di malattie e calamità, ma che dettasse quotidianamente le regole dell’ordine sociale.

Eva prima del peccato originale, olio su tela di lino, 80×70 cm. ’09

Le religioni, perciò, sono nate anche come sistemi di norme morali e sociali, svolgendo un’importantissima funzione nella storia: quella di essere “casseforti di valori”. Esse, infatti, non si limitano ad indicare i rituali religiosi, ma prescrivevano che cosa si può fare e che cosa non si può fare in ogni occasione, chi è possibile sposare e chi no, quale genere di comportamenti sociali è ammesso. Le sue norme spaziano dal sesso al cibo. Ad, esempio i mussulmani non possono mangiare carne di maiale, né bere alcolici, ai cristiani non è permesso l’uso dei contraccettivi e così via.


Le norme sessuali erano giustificate, perché prima si conosceva poco della riproduzione e c’era l’esigenza di proteggere i diritti dei bambini (si pensi ad esempio alle nascite fuori del matrimonio). Oggi che la contraccezione consente alle coppie di avere rapporti sessuali senza necessariamente concepire, moltissime di queste norme sono state messe in discussione e spesso sono disattese da larghi strati della popolazione (ad esempio, i rapporti prematrimoniali, nonostante siano proibiti dalla religione cattolica, sono diventato un costume diffuso in tutto il mondo occidentale). Ciò non toglie che per secoli le religioni sono state i migliori sistemi di cui disponeva l’umanità per assicurasi la sopravvivenza.

Infine la religione, nel passato, ha assolto anche un’altra importante funzione. E’ nata come necessità di provvedere alle malattie fisiche e allontanare gli spiriti del male. Oggi quando uno sta male chiama il medico, non il prete, ma un tempo era proprio il contrario. Ancora oggi nelle tribù primitive è lo stregone o lo sciamano a curare le persone malate. Erano i sacerdoti, infatti, ad officiare le cerimonie per ingraziarsi gli dei, per implorare la loro protezione dalle calamità naturali, per chiedere la pioggia per i campi arsi dalla siccità o protezione da terremoti o da eruzioni vulcaniche.

Ma non esiste solo la morte, c’è anche il dolore, la sofferenza, le malattie e se ci si può rivolgere a un dio per chiedere di alleviare le nostre pene, ciò è motivo di grande conforto. Varie ricerche hanno accertato il valore terapeutico della preghiera. Ancora oggi cerchiamo aiuto ad un’entità superiore per quei problemi che non riusciamo a risolvere con i nostri mezzi.

Chiediamo a Dio di farci guarire, di assisterci durante un’importante operazione chirurgica o di far tornare nostro figlio che è partito per una rischiosa spedizione militare. Credere in un essere superiore serve per tenere viva la più dolce delle emozioni: la speranza. Se c’è la speranza che la Madonna ci possa fare la grazia e guarire, è come accendere una candela nel buio più profondo. D’accordo si tratta sempre di una fievole fiammella, ma nell’oscurità totale spesso basta per dare un po’ di luce all’esistenza.

L’adesione ad una religione, inoltre, non sempre è un atto propriamente spirituale. Abbracciare una religione significa entrare a far parte di un gruppo, condividere valori e modi di concepire il mondo o evitare di essere emarginati dalla comunità in cui si vive. Nell’ebraismo e nel cristianesimo, ad esempio, l’idea di salvezza è inseparabile da quella di appartenenza a una comunità,

ovvero a un corpo di credenti: nel primo caso, il popolo di Israele; nel secondo, la Chiesa e la comunione dei santi. La religione è pertanto una fede comune e la conformità ad un modello. Anticamente, ogni religione si identificava con un popolo e cambiare religione era un po’ come tradire la propria comunità.

In conclusione, il bisogno del soprannaturale è un bisogno istintivo dell’uomo in quanto risponde a precisi bisogni psicologici di sicurezza. Che esista o no un Dio, non è importante in quanto le religioni sarebbero comunque nate ed esistite in ogni caso. J. Bowker (1997), che è uno dei massimi esperti mondiali di religione, ha scritto: “Siamo predisposti fin dalla nascita alla religione, così come siamo predisposti ad altri comportamenti basilari come parlare, mangiare, bere, avere rapporti sessuali. Siamo altresì predisposti a quei tipi di comportamenti chiamati religiosi. Predisposizione non significa però, predeterminazione: la biologia non ci impone il linguaggio che parleremo, siamo noi a decidere cosa dire. Lo stesso dicasi della religione: la biologia non determina che cosa noi faremo delle nostre possibilità religiose.”

A tutto ciò bisogna aggiungere che in quasi tutte le società, si è creata una classe sociale di “addetti” al culto, che hanno fatto della religione un “mestiere” e quindi tenevano tutto l’interesse a tenere viva la fede. Nell’antico Egitto i sacerdoti avevano grandi privilegi ed erano una delle caste più potenti, ma è stato più o meno lo stesso in tutte le società. Ancora oggi i riti religiosi sono ufficiati da “professionisti” che provvedono anche all’istruzione religiosa delle nuove generazioni. Molte fedi si sono organizzate in complessi organismi economici, ad es., il Vaticano ha lo stesso potere e capacità di influenza politica di una multinazionale. La maggior parte delle religioni possiede una radio, molte hanno un giornale ufficiale ecc..

Eva prima del peccato originale. Olio su tela di juta, 60×50 cm. ’07

Le prove che la religione sia nata insieme all’uomo, come un suo bisogno, sono principalmente due. La prima è che non c’è una testimonianza,



che sia una sola, di qualche antica civiltà atea. Fino all’Ottocento e alla nascita del marxismo, l’ateismo è stato un fenomeno limitato a pochi intellettuali isolati. L’uomo, nel corso dei millenni, ha adorato di tutto: il sole, la luna, i fiumi, “dei” residenti su montagne inaccessibili o profeti venuti a portare la parola di Dio, ma ha sempre adorato qualcuno.

Neanche il comunismo che ha cercato di soffocare l’impellente desiderio di Dio dell’uomo è riuscito nello scopo. Più di cinquant’anni di predicazione atea e di repressione di qualsiasi fede non sono riusciti ad estinguere la religiosità. Una volta caduto il comunismo, si è scoperto che il bisogno di credere in un ente soprannaturale non era mai morto nel cuore degli uomini e si è assistito ad un vero e proprio risveglio religioso.

La seconda prova può essere dedotta con ragionamento logico. Nel mondo ci sono grosso modo, 5 o 6 grandi religioni (tralasciando quelle minori), è evidente che non possono essere tutte vere, ma una sola di questa è vera. Ora, ammesso che, nel migliore dei casi, la religione vera abbia circa 1 miliardo di adepti, ne consegue che circa 5 miliardi di persone, considerando una popolazione mondiale di 6 miliardi, seguono una religione falsa, cioè costruita dagli uomini!

Ebbene ci deve pur essere una ragione se ben 5 miliardi di essere umani credono in una fede inventata dall’uomo!?

Le cose peggiorerebbero notevolmente se la religione vera fosse una di minoranza, cioè se avesse, ad esempio, soltanto 100 milioni di seguaci. In questo caso ben 5.900.000.000 persone crederebbero in una fede falsa!

Son cifre che dovrebbero far riflettere.

LA SELEZIONE NATURALE

Come mai alcune religioni che un tempo erano vive e seguite da milioni di fedeli oggi si sono estinte e il loro ricordo sopravvive soltanto nei testi storici? Da quando è nato il mondo sono nate migliaia di religioni, e tuttora ogni anno ne nascono di nuove, perché alcune si sono affermate ed altre sono morte? Un esempio, evidente di religioni estinte sono quelle dell’antica Grecia o quelle dell’antico Egitto, fedi che nessuno più pratica.

La selezione naturale purtroppo non è avvenuta solo tra le varie specie esistenti sulla terra, ma anche tra le idee e le religioni.

Il motivo del successo di una religione dipende non solo dalla validità del suo credo e dalle idee che porta avanti, ma da tante cose. Ad esempio, nessuno nega che la diffusione del cristianesimo sia stata favorita enormemente

dal fatto che si è sviluppato in una provincia che faceva parte dell’impero romano. E’ vero che, all’inizio i cristiani sono stati oggetto di violenti persecuzioni, ma da Teodisio in poi il cristianesimo è diventata la religione di stato e ciò ha aiutato ulteriormente la sua diffusione.

Il fatto che predicasse l’abolizione della schiavitù, inoltre, è stato uno dei fattori che ha favorito il suo successo. Ormai il pensiero umano si era evoluto abbastanza per non tollerare comportamenti come la schiavitù (si ricordi la rivolta di Spartaco), l’ambiente era maturo ed erano ormai solo le classi dominati a difendere un tale istituzione. Le società basate sulla schiavitù, almeno in occidente, sarebbero entrate lo stesso in crisi, anche se, senza il cristianesimo, il processo sarebbe stato molto più lungo.

Il fatto, poi, che le uniche religioni in grado di contrastarne la diffusione erano la religione greca e quella romana, entrambe politeiste e quindi superate anche per il pensiero dell’epoca, è stato un altro punto a favore del cristianesimo. Non avrebbe forse avuto vita facile se, ad esempio, avesse trovato sulla sua strada una religione come quella buddista o quella induista.

Non dimentichiamo un fatto importante, fino alla conversione e alla successiva predicazione di S. Paolo il cristianesimo era solo una piccola setta ebraica. Non aveva avuto molto successo, in quanto la maggioranza del popolo giudaico si rifiutò di accettare Gesù come Messia. Fu S. Paolo che decidendo di estendere la predicazione ai pagani ne decretò il successo. L’idea di superare la tradizione che voleva ogni religione legata ad un popolo, fu la mossa vincente, quella che portò il Cristianesimo a diventare una delle maggiori religioni del mondo.

La religione islamica, invece, è stata favorita enormemente dalla conquiste militari degli arabi che l’hanno diffusa in tutto in nord Africa e in parte in Europa. Mentre nel primo periodo si è diffusa soprattutto grazie alle carovane di mercanti che raggiungevano tutte le zone del Medio Oriente. Non è riuscita ad espandersi in Europa solo perché ha trovato una religione forte ed evoluta come quella cristiana, mentre ha avuto gioco facile in Medio Oriente e nel Nord Africa dove c’erano ancora religioni politeiste.

Un altro fattore determinante per il successo di una religione è il sistema di propaganda, cioè le tecniche di proselitismo usate dai suoi seguaci. Ad esempio, all’inizio la diffusione del cristianesimo fu enormemente favorita dal predicazione degli apostoli che viaggiarono incessantemente in tutto l’Impero Romano. Un esempio attuale è dato dai testimoni di Geova, che pas

sando di casa in casa, hanno adottato un sistema di divulgazione più efficace di altri ed infatti sono la terza religione in Italia. Tutte le religioni che prevedono premi speciali a chi converte altre persone, hanno avuto, a parità di condizioni, più successo delle altre.

Un altro fattore importante per il successo di una fede, soprattutto nel passato, è stata la potenza militare del popolo che praticava quella religione. Quasi sempre, tranne poche eccezioni, la religione dei vincitori ha soppiantato quella dei vinti. L’eccezione più nota è quella dei barbari che, sebbene avessero conquistato l’impero romano, furono poi convertiti. Ma ciò successe perché erano dei popoli forti militarmente, ma deboli e arretrati culturalmente. Professavano ancora religioni politeiste, inaccettabili persino a quei tempi.

Non è da trascurare nemmeno il fatto che la protezione o il supporto delle autorità o dell’imperatore è stato sempre un fatto estremamente importante per il successo di una religione. Ad esempio, il buddismo forse oggi non sarebbe una delle maggiori religioni del mondo se re Asoka non si fosse impegnato in prima persona a promuoverla. Lo scintoismo forse oggi sarebbe scomparso, pressato dalle altre religioni, se vari imperatori non l’avessero eletta a religione di stato. Lo stesso cristianesimo da Teodisio in poi, ebbe l’appoggio e il sostegno di imperatori e monarchi.

Il successo di una religione è anche legato a certe caratteristiche della sua dottrina. Nessuna religione che non preveda una vita oltre la morte, ha avuto mai successo. Per secondo, una fede per avere successo deve esprimere principi morali validi, non in contrasto con la morale naturale o con la cultura della zona. Ad esempio, tutte le fedi che praticavano sacrifici umani sono state tutte ben presto abbandonate, allo stesso modo che una qualsiasi religione che giustificasse il furto non avrebbe avuto mai successo.

Persino il sistema di preghiera è importante ai fini del successo di una religione. Ad esempio, la preghiera buddista, con una formula ripetuta ad alta voce, che è un ottimo mezzo di meditazione e di rilassamento, ha favorito molto la diffusione di questa fede.


LA STORIA DELLE RELIGIONI

La storia delle religioni sulla terra è riassumibile a grandi linee così: all’inizio sono prevalse le religione animiste, in quanto il pensiero dell’uomo non era sufficientemente evoluto. Tutto ciò che portava benessere, prosperità: il Nilo con le sue inondazioni, il gatto che difendeva i granai dai topi, il sole che illuminava e riscaldava la terra ecc., poteva diventare un dio. Allo stesso modo, tutto ciò che incuteva timore, paura, come il fulmine, il tuono, il mare ecc., veniva attribuito ad una divinità a cui fare sacrifici per calmare la sua collera.

L’animismo può essere definito una credenza in una forza vaga, potente, terrificante che si manifesta in vari gradi e con maggiore o minore potenza in ogni tipo di fenomeno, dalle meteoriti, ai lampi, alle cascate o ad alcuni animali selvaggi.

A mano a mano che le conoscenze dell’uomo progredivano, le religioni animiste sono andate in crisi. Quando si è incominciato a capire che i fulmini non avevano niente di soprannaturale, ecco che il dio fulmine non aveva più motivo di esistere; il sole non poteva essere un Dio, perché era una stella e così via. Allora si è passato ad adorare divinità astratte, spirituali, sulla cui natura era difficile indagare. Se Dio è puro spirito e lo si posiziona nell’alto dei cieli resta, poi, difficile agli scettici dimostrare che non esiste.

Il passo successivo è stata la nascita delle religioni politeiste, che ha dato luogo ad una concezione unitaria, sia pure politeista dell’universo. Sono nate le religioni cosiddette primitive, come quella egiziana o quella greca, in cui tradizioni, mitologia, epica e cultura costituivano un tutto unico.

Le religioni politeiste sono entrate in crisi soprattutto a causa della nascita delle religioni monoteiste, molto più sofisticate e attendibili (prima tra tutte quella ebraica). Il dubbio di base che ha portato l’uomo ad abbandonarle è scaturito proprio dal fatto che esse sostenevano una pluralità di divinità. Che ci potessero essere molti dei, altrettanti potenti, contrastava con la concezione piramidale della società, al cui vertice c’era un solo Re. Nell’antichità il potere, il comando era nelle mani di un solo uomo e questo concetto era in evidente contrasto con la concezione che potessero esistere più dei.


Era anche questione di logica, se esistevano due dei, uno dei due era inferiore o meno potente dell’altro, quindi non era più un Dio.

L’altra grossa novità delle religioni monoteiste era che si presentavano come religioni rivelate. Non più leggende popolari o tradizioni orali, ma la predicazione di un leader, un ideologo, un portatore di idee e di valori nuovi, che si dichiarava figlio di Dio o per lo meno un suo inviato. Questi profeti non solo presentavano la nuova fede come “la parola di Dio” che si rivelava agli uomini, ma quasi sempre dedicarono tutta la loro vita a diffonderla.

Se si considera che si trattava, anche se non si vuol credere alla loro origine divina, di grandi comunicatori, di leader capaci di incantare le folle, si comprende benissimo il successo della loro predicazione.

L’obiezione che più spesso si muove a queste tesi è che la diffusione di una nuova fede presupponeva grandi mezzi di comunicazioni, contatti sociali continui tra i popoli, impossibili per i mezzi di trasporto dell’epoca.

Oggi purtroppo non ci si rende pienamente conto che, in passato, nonostante non esistessero i mass media, le auto o internet, le idee viaggiavano e si propagavano con una velocità incredibile per i mezzi dell’epoca. Spesso si sono trovati in luoghi molto distanti l’uno dall’altro pratiche magiche e religiose del tutto simili e quindi verosimilmente provenienti dalla stessa zona. Lungo le vie del commercio e delle spedizioni militari non viaggiavano solo i prodotti dell’industria e dell’arte, ma anche le idee e le pratiche religiose. Così il culto di Mitra, originario dell’Iran, penetrò, grazie ai soldati di guarnigione al vallo romano, nelle colline che sorgono sul confine scozzese. Uno degli aspetti più curiosi di Stonehenge è il fatto che i suoi costruttori conoscevano il sistema di incastrare le pietre per mezzo di un maschio come solevano fare i costruttori dei templi greci. Non è l’unico caso di influenza dell’arte greca nella Britannia dell’età del bronzo. Le monete d’oro coniate dai re britanni, prima dell’occupazione romana, portavano un motivo equestre copiato dagli stateri di Filippo il Macedone.

FUNZIONI DELLA RELIGIONE

La funzione più importante che hanno svolto nella storia le religioni è stata quella moralizzatrice e creatrici di sistemi di valori.

Prima della nascita delle religioni esisteva solo la gerarchia, la legge del più forte. I popoli più progrediti e forti militarmente, assoggettavano quelli

più deboli allo stesso modo che gli individui più forti spesso asservivano quelli più deboli. Nacque così la schiavitù, l’asservimento dell’uomo sull’uomo, contro cui ben presto si schierarono le religioni. Il Cristianesimo fece della lotta contro la schiavitù una vera e propria crociata morale.

La nascita delle religioni, perciò, coincide anche con la nascita dei valori, delle norme morali, prima tra tutte: non uccidere. E’ stato un passo avanti, un progresso enorme per il genere umano. Ad una visione gerarchica della società, in cui il più forte prevaleva sul più debole, si andò col tempo sostituendo una paritaria in cui tutti i membri avevano pari diritti e dignità.

Purtroppo, le religioni non hanno avuto solo effetti positivi sul progresso umano, talvolta hanno avuto risvolti negativi, basta pensare alle guerre di religioni. Per secoli si è ucciso in nome della religione.

Un esempio sono le crociate medievali contro l’Islam e gli eretici, ma il caso più eclatante è rappresentato dalle guerre di religione scoppiate in Europa in seguito al diffondersi della Riforma luterana. Anche se, per amore del vero, bisogna dire che, sebbene tali conflitti avessero origine da contrasti religiosi, furono ovunque strettamente connessi a motivi di ordine politico. Dietro le rivolte, infatti, c’erano spesso motivi economici e politici, come il desiderio di indipendenza o di autonomia dal strapotere papale. Ciò che mosse Enrico VIII non fu tanto il desiderio di creare una nuova religione, ma quello di rendersi indipendente da Roma.

Ancora oggi si uccide in nome della religione persino nella civilissima Europa. In Irlanda un conflitto tra cattolici e protestanti, di tanto in tanto ritorna in primo piano sulle pagine dei giornali e non sembra avere mai fine. Solo pochi anni fa si è sparato in Bosnia, nel Kossovo ecc.. Tutti conflitti che avevano una loro connotazione religiosa, oltre che politica. In Medio Oriente la guerra tra Israeliani e Palestinesi dura da più di 50 anni e si è lontani da una soluzione. C’è poi il terrorismo, primo tra tutti quello degli estremisti islamici, che spesso è motivo di tensione nel mondo.

Sono tutte situazioni in cui le religioni invece di funzionare da ammortizzatori, da estintori dei conflitti (tutte le religioni predicano la pace e la giustizia), sono state esse stesse le micce che hanno fatto divampare l’incendio.

L’altro aspetto negativo è che non sempre le norme introdotte dalle religioni erano giuste o logiche o vantaggiose per il progresso umano. Non di rado hanno adottato principi etici discutibili, che non avevano una ragione

razionale, come i divieti di usare i contraccettivi da parte di certe religioni che sono uno dei motivi che hanno portato all’attuale sovrapopolazione mondiale, l’obbligo di macellare le bestie in un certo modo, spesso in modo poco ingienico ecc. (vedi anche le mucche sacre in India, il divieto di certe religioni orientali di non uccidere neanche gli insetti dannosi). Non poche scuole psicologiche vedono nei divieti religiosi e nel senso di colpa che ne accompagna le trasgressioni (i tabù erano all’origine, un’istituzione tipicamente religiosa) dannosi motivi di tensione e di angoscia per l’uomo. Spesso sono regole giustificate da motivi contingenti, ma altrettanto spesso sono principi morali suggeriti soltanto da superstizioni e pregiudizi.

Un altro aspetto negativo delle religioni è dato dalla connessione che spesso si è creata tra religione e classi dominanti. Come sostengono i marxisti, di frequente le religioni sono state usate dalle classi al potere come “sedativo per addormentare i popoli” ed impedire che si rivoltassero chiedendo maggiore giustizia sociale. La funzione alienante della religione intesa come “mezzo di evasione della realtà” o sistema per promettere un premio nell’altra vita, per poterli sfruttare in questa e mantenere così privilegi e l’ordine costituito, è stata messa in luce prima da Feuerbach e poi ripresa da Marx, che definì la religione l’oppio dei poveri.

Affermare che l’imperatore è di origine divina, significava che egli era inamovibile ed aveva potere di vita e di morte sugli uomini. Giustificare le caste in India con il ciclo delle rinascite, voleva dire mettersi al riparo da eventuali rivoluzioni dal basso. Spesso la religione, e ciò è vero ancora oggi, è stato un puntello del potere, un mezzo per dominare e assoggettare.

LE RELIGIONI PURA INVENZIONE?

E’ legittimo quindi concludere che le religioni sono pura invenzione dell’uomo e che non esiste alcun Dio?

Assolutamente no. La psicologia e la sociologia possono spiegare bene come sia nato il “fenomeno religioso”, ma non sono assolutamente in grado di dire se Dio esiste o quale è la vera religione tra le tante esistenti sulla terra. Nessuno potrà dimostrare mai con dati scientifici alla mano l’esistenza o la non-esistenza di Dio, perché si tratta di “eventi” che vanno al di là della nostra esperienza e della possibilità di sottoporre ad accertamento scientifico. Come si fa a dimostrare l’esistenza di un essere soprannaturale fatto di solo spirito, non visibile ad occhio nudo e che non si sa con esattezza dove vive?

Il metodo scientifico è applicabile solo ai fenomeni naturali terrestri e

non a ciò che esula dalla nostra esperienza diretta.

D’altronde se fosse dimostrabile con dati matematici, credere sarebbe solo una questione di intelligenza o di istruzione. Se esiste un Dio, questi, saggiamente, ha scelto nel creare il mondo di seguire le leggi dell’evoluzione teorizzate da Darwin e, quindi, senza lasciare tracce “evidenti” della sua opera. Ancora oggi, all’alba del 3° millennio, nell’era della tecnologia e dell’informatica, credere resta una questione di fede. Il ragionamento ci può dare delle indicazioni utili, indirizzarci verso una delle religioni che sembra più credibile delle altre, ma non potrà mai darci risposte esaurienti e precise. Neanche eventi inspiegabili quali apparizioni e miracoli spesso sono veramente utili nel darci delle risposte. L’esperienza ci insegna che la grande maggioranza di questi fenomeni sono falsi, come le parole dei maghi o le cure dei guaritori.

La storia è piena di persone che hanno accampato poteri soprannaturali o che si sono proclamati inviati da Dio. L’unico dubbio che persiste è se tra tanti falsi, ci siano anche dei miracoli veri ed autentici. Quante volte le persone hanno visto veramente la Madonna e quante volte, invece, si è trattato di semplici allucinazioni?

Nessuno potrà mai rispondere a queste domande. Sappiamo solo che, man mano che la scienza avanza e che questi fenomeni sono soggetti a verifica da parte di gente preparata e scettica, il numero di miracoli diminuisce. Tanti eventi che sembravano straordinari si è visto che non lo erano. Non di rado i tumori regrediscono da soli o si hanno delle guarigioni inspiegabili per l’attuale scienza medica. Eppure sarebbe estremamente interessante indagare sulla vera natura di questi eventi, perché ci potrebbe fornire degli ottimi indizi dell’esistenza di un Dio o di una vita oltre la morte.

IL FUTURO DELLE RELIGIONI

Molti esperti di religione ritengono probabile che si vada, dopo millenni di conflitti, verso un’epoca di confronti e di confluenze. Capiterà così di assistere a curiosi pluralismi religiosi, come già si verificano in alcune parti del mondo. In Giappone non è raro, ad esempio, che si presenti il bambino ai parenti in un tempio scintoista, ci si sposi con l’abito bianco in una chiesa cristiana e si celebri il funerale in un tempio buddista. Si sta andando verso una riunificazione delle chiese?

A nostro parere è molto improbabile che si vada verso una religione unica, anche se le influenze reciproche tra le varie religioni aumenteranno

sempre di più, con l’effetto che esse diventeranno sempre più simili. Ad esempio, mentre nella religione cristiana sono citati spesso miracoli (Mosè, Gesù ecc., ne fecero molti), non è lo stesso nella tradizione più antica e nel Corano stesso, dove non c’è traccia di prodigi ad opera di Maometto. Molte storie tramandate di generazione in generazione, successivamente, tuttavia, gli attribuirono non pochi eventi soprannaturali, tra cui numerose guarigioni. Gli storici sostengono che queste tradizioni devono farsi risalire ad analogie con Gesù. Poi di miracoli non si parlò più, perché secondo i religiosi islamici tutto è stabilito nella mente di Allah ed eventuali manifestazioni straordinarie possono essere opera del demonio.

Dal 1998, però, le cose stanno cambiando. Non solo le istituzioni mussulmane hanno cambiato atteggiamento verso questi fenomeni, ma hanno cominciato ad indagare tra alcune misteriose guarigioni tra i pellegrini della moschea di JamKaran, in Iran. E oggi, dopo aver esaminato 250 casi, hanno riconosciuto l’autenticità di 6 miracoli. Non è escluso che in futuro anche i musulmani avranno la loro Lourdes ed i miracoli entreranno a far parte delle loro tradizioni.

Altro esempio, il paradiso buddista che prevedeva l’annullamento totale, nella mentalità corrente dei seguaci di questa religione sta diventando sempre più simile a quello cristiano prevedendo una vita di beatitudine dopo la morte. Inoltre, anche i buddisti stanno pensando di realizzare un tempio dove fare pellegrinaggi come i mussulmani.

Il confronto, soprattutto ora che ci stiamo avviando verso una società multietnica, diventerà sempre più serrato e le religioni si stanno attrezzando per sostenere la “concorrenza”. Con il passar del tempo si influenzeranno sempre di più e copieranno le une dall’altro. Ad es., già adesso in alcuni stati di fede islamica, come la Tunisia, è proibita la poligamia, non è escluso che in futuro l’esempio sia seguito anche in altri stati a maggioranza islamica.

In ultimo, non si esclude la nascita di ibridi, con fedi che prendono un po’ da tutti, anche se, a nostro giudizio, costituiranno sempre un fatto marginale. Noi vediamo il futuro sempre più dominato dalle grandi religioni monoteiste.

In conclusione, si può credere e non credere, come si può seguire una religione invece che un’altra, quello che è invece, importante, è conoscere il fenomeno religione e le varie fedi nel mondo, perché solo così ci può salvare da grossolani errori di valutazione ed evitare superficiali semplificazioni.

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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