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La filosofia di Pasquale

La filosofia di Pasquale

Pasquale amava distrarsi da quei bricconi dei suoi compaesani, e, soprattutto, dalle vecchie megere, pensando al Pianeta Terra e ai suoi misteri antichi; il pianeta su cui noi esseri umani siamo nati e che fa parte di un sistema di altri otto corpi celesti di natura diversa che ruotano attorno ad una stella centrale, che è il Sole.
Il sistema di pianeti rotanti, definito sistema solare, fa parte a sua volta di un agglomerato sconfinato di stelle che conta circa altri duecento miliardi di corpi celesti uguali al nostro sole e che prende il nome di galassia, chiamata dagli studiosi di tutto il mondo Via Lattea.
Nell’universo, che è tutto ciò che è al di là della Terra, c’è un numero di galassie che cresce indefinitamente secondo le teorie di espansione cosmica dei nostri scienziati. Oltre ogni pianeta, ovvero superata l’atmosfera, l’involucro terrestre di gas diversi che forma l’aria che respiriamo, nel nostro caso, c’è il vuoto cosmico, dove c’è tutto tranne che la materia palpabile. Nel vuoto cosmico c’è assenza di gravità: manca quella forza naturale che ci tiene ben saldi a terra. Gli astronauti, che Pasquale e Jenny hanno visto spesso in Tv superare l’atmosfera, diventano sempre più leggeri nella loro navicella spaziale e iniziano a fluttuare casualmente nell’aria come piccole piume di anitra trasportate lontano dal vento che soffia. Pasquale, però, considera il vuoto cosmico, tutto quello che non è materia nel senso lato del termine, e, quindi, lo definisce antimateria, che risulta tutto ciò, compreso la luce e l’insieme delle onde elettromagnetiche grandi e piccole che siano, che non viene riflesso dai buchi neri e dal limite dell’universo, che è per lui l’orizzonte di non ritorno: in quell’orizzonte vi sono, vi nascono e poi vi ritornano quelle misteriose energie vitali, come gli spiriti e le anime, che sono per lui gli artefici, sulla Terra, di tutto il fenomeno che, comunemente, tutti definiscono “paranormale”.
Nel sistema solare, come, del resto, in tutti gli altri sistemi, mantenuti vivi e illuminati da altre stelle simili al Sole, c’è un’altra forza naturale gravitazionale esercitata dalla stella stessa. Una forza attrattiva molto più potente, se si pensa che ogni stella può essere milioni di volte più grande di un suo pianeta; una forza che obbliga i pianeti a non allontanarsi troppo e a ruotare intorno all’astro in orbite ellittiche. La Terra impiega un anno ad orbitare intorno al Sole, tenendosi in media ad una distanza di circa centocinquanta milioni di chilometri e questa orbita chiamata Rivoluzione della Terra è alla base della magica formazione delle stagioni: inverno, primavera, estate ed autunno. Le diverse distanze della Terra dal Sole, acquisite durante la rivoluzione terrestre, determinano l’alternarsi delle stagioni. La Terra, però, ruota anche intorno a se stessa, intorno al suo asse inclinato di alcuni gradi: questa rotazione forma l’alternarsi del giorno e della notte. Le stagioni, il giorno e la notte, non sono più come li hanno visti i nostri antenati: si sta verificando un cambiamento inevitabile, si sta avvicinando una nuova era per la Terra e per il Sole. Molti studiosi urlano e si allarmano per questo cambiamento sostenendo che l’uomo stia distruggendo il suo pianeta natale con la corsa nevrotica agli armamenti nucleari, gli esperimenti e all’installazione di industrie che immettono quotidianamente nell’atmosfera ingenti quantità di sostanze tossiche a tutti gli esseri viventi. L’asse terrestre sta cambiando la sua inclinazione naturale, le stagioni cambiano i loro climi abituali, il caldo e il freddo non sono più prevedibili, le zone artiche stanno scomparendo ora dopo ora, si sciolgono i ghiacciai millenari, aumenta il livello dell’oceano, cresce l’”effetto serra”, aumentano i cataclismi naturali, come le tempeste e i maremoti, aumentano le temperature medie, ma, pure, aumentano le tempeste solari, si modifica il campo magnetico dell’intero ecosistema Terra e, occorrono altri fenomeni cosmici, che l’uomo cerca vanamente di spiegarsi. Altri sostengono che sta per arrivare la quarta dimensione per la Terra: un inesorabile salto di qualità per noi abitanti terrestri che ci consentirà di conoscere a pieno il nostro pianeta, l’universo e permetterà di rapportarci con le altre popolazioni dello sconfinato cosmo.
Gli scienziati stanno verificando se la Terra sia l’unico pianeta di tutto il sistema solare capace di ospitare gli esseri viventi. Gli studi fatti attraverso le osservazioni astronomiche e con l’ausilio di spedizioni spaziali, come l’invio di sonde per prelevare campioni di materia sui pianeti più vicini al nostro, dimostrano che un essere vivente come lo intendiamo noi non può né nascere, né sopravvivere nelle ostili condizioni ambientali trovate. Tutti gli studiosi, anche se timidamente non hanno il coraggio di ammetterlo apertamente, come pure Pasquale e Jenny, sono d’accordo nel proprio intimo più riposto che la vita nello spazio può avere luogo prevalentemente in sistemi stellari con condizioni simili al sistema solare. E, nel sistema solare, sicuramente ci sarà stata un’altra civiltà, più antica della nostra, che si è estinta e che forse ha colonizzato altri pianeti della Via Lattea. Pasquale come Jenny ha imparato a scuola che la scienza ufficiale è sempre rimasta restia ad ammettere che l’uomo non ha mai avuto il primate dell’universo e che altre civiltà più intelligenti ed evolute possano esistere nel creato. La grande difficoltà, che noi esseri umani incontriamo nel poter mettere piede sull’ultimo pianeta che orbita attorno al Sole, è che la distanza dalla nostra orbita alla sua raggiunge miliardi e miliardi di chilometri, e noi, rappresentati dagli alti organi militari e spaziali, non siamo ancora riusciti a costruire un veicolo spaziale, capace di raggiungere una velocità sufficientemente accettabile a coprire nel tempo limitato all’uomo queste sterminate distanze spaziali.
E pensare che si adotta come unità di misura dello spazio e, quindi, dell’universo la luce che si propaga nel vuoto in un anno alla velocità di trecentomila chilometri al secondo, e, le galassie sono distanti centinaia di anni luce fra loro! Esiste una macchina, un velivolo, costruito da esseri intelligenti, che vola, che schizza nel vuoto, percorrendo ogni secondo 300.000 km? Nei film, che Pasquale e Jenny vedono di frequente, esistono molti velivoli fantastici capaci dell’impresa eccezionale e, la stessa Jenny può giurare di averli visti a decina dal vivo, insieme agli allungati dischi fluorescenti col centro luminoso che formano le galassie dell’universo. I suoi potenti telescopi non la possono tradire così beffardamente, come pure le sue sofisticate apparecchiature fotografiche. Ha catturato immagini dello spazio celeste così strane e inverosimili, che molte volte Pasquale ha pensato che la sua amica, purché la si credesse nelle sue storielle da film di Spielberg, era capace di manipolare le foto al computer. E, con il pc fra le mani, Jenny è una Dea. Pasquale lo sa bene. Jenny sostiene che gli oggetti a forma di disco avvistati da lei non sono altro che piccole navicelle spaziali di avanscoperta. Esse sono trasportate nello spazio da navi madri, molto più voluminose, nelle quali vivono normalmente interi popoli di alieni. Negli ultimi cinquanta anni sono stati avvistati sia da civili che da militari centinaia se non migliaia di UFO, oggetti volanti non identificati, a forma di disco, di cappello e di sigaro, sui quali i mass-media hanno diffuso quantità enormi di informazioni riscuotendo l’interesse di un pubblico sempre crescente, fra cui Pasquale… e la sua giovane amica americana.
A Pasquale aveva sempre fatto paura pensare di essere spiati da un’entità extraterrestre in grado di progettare e costruire una macchina (UFO), che percorre le infinite distanze delle galassie in tempi ragionevolmente brevi. Il fatto che questi extraterrestri, a detta di Jenny, sono riusciti a creare con manipolazioni di ingegneria genetica delle EBE, entità biologiche extraterrestri, il cui unico scopo finale è quello di pilotare gli UFO in mondi diversi e così lontani, lo atterriva ancor di più. “Si tratta di un’entità evolutasi milioni di volte rispetto alla nostra specie!” Forse, il timore ancestrale di Pasquale è lo stesso che induce i grandi capi di Stato e gli uomini dei governi a tenere ben nascosti dall’occhio pubblico i reali studi, gli avvistamenti, i ritrovamenti e i possibili contatti con entità e intelligenze aliene.
L’uomo si è sempre sentito impotente e indifeso di fronte a tutti quei fenomeni naturali catastrofici e non solo, di cui non riusciva nemmeno a darsi una spiegazione su base razionale e, Pasquale ne aveva sperimentati molti nella sua vita, fra cui quello del Signore Buttifona e di tutte le vecchie megere del paese.
L’uomo, fin dalla sua prima comparsa sulla Terra, ha dovuto vedersela da solo con le tempeste, i terremoti, le glaciazioni, gli animali feroci, le pestilenze, i morbi, le carestie e altro ancora. Era già consapevole che lui e i suoi simili non potevano essere sole entità, abbandonate a loro stesse. Anzi, non ha mai voluto credere crudamente di essere un mero vivente come un animale che nasce, cresce, si riproduce e muore. Credeva in una vita celeste, ultraterrena dopo la sua morte. La mente lo portava ad ammettere l’esistenza di entità sovrannaturali, esseri divini, cui confidare e riporre le proprie speranze nei momenti di smarrimento.
Le divinità, la magia, il mondo nascosto che non si può vedere con l’occhio, hanno da sempre rasserenato l’animo degli esseri umani di fronte agli eventi che portano la morte e la distruzione delle cose del creato.
“Chi ci aiuta dalla morte? Dopo la morte, che succede?”
Gli uomini delle caverne, delle clave, gli Assiri, i Sumeri, gli Egiziani, gli Aztechi, gli Ebrei, i Fenici, i Greci, i Romani, gli Ostrogoti, e ancora i Cinesi, L’Islam, e tante altre civiltà, che hanno popolato le aree più recondite della Terra, hanno avuto il loro sacro Dio, le loro divinità protettrici ed ammaliatrici, che hanno accompagnato loro nella dura guerra della vita. Per secoli e secoli si è giustificato ciò che non si può spiegare con la ragione umana, alzando il capo a guardare il cielo, il sole, la luna e le stelle.
Sono trascorsi millenni, la Terra ha dovuto girare attorno al Sole mille e più volte, sono comparse generazioni di esseri umani sempre più evoluti, sempre più capaci di ottenere spiegazioni empiriche e razionali sui fenomeni, che tempo prima erano tanto misteriosi, ma la figura di un Dio creatore di tutte le cose visibili ed invisibili rimane ferma nell’opinione collettiva. Lo stesso Pasquale, come pure l’americana sua amica, nello sconforto più totale, confida nell’aiuto del suo Dio cristiano, che governa e controlla pure tutti gli UFO. “Dio è uno solo: è il creatore dell’universo.”
Non tutti hanno una fede religiosa in cui credere però. Non tutti ammettono l’esistenza di un Dio. Essi sono i cosiddetti atei, persone scettiche sui misteri del cosmo e del creato, persone che credono solo nelle cose che vedono, che toccano, che assaporano. Quelle cose, che si giustificano e si spiegano con la scienza, con l’occhio indagatore dell’uomo, il quale deve toccare la materia con mano.
La scienza atea del XX secolo ha portato con sé tutti i teoremi che portano alla definizione della formula fisico-matematica, che ha condotto alla giustificazione dell’”esplosione dell’universo”.
“Ma, perché l’universo è esploso? Non poteva essere già così bello e fatto da Dio?”
Albert Einstein, l’uomo che ha rivoluzionato la scienza del XX secolo, parlò proprio, nella sua teoria relativistica quadrimensionale, di una grande esplosione, ovvero di un “big bang”, di un atomo primordiale di energia, che avrebbe, poi, dato origine a tutta la materia distribuita e che si distribuisce ancora indefinitamente nello spazio. Jenny sapeva tutto di Einstein e la storia della sua vita; in America, come pure qui in Italia, aveva ottenuto ottimi voti agli esami di chimica, fisica e matematica. Pasquale la stava ad ascoltare per ore e ore con i suoi occhi incantati e sbalorditi come quelli di un bimbo che scopre per la prima volta un cono gelato. Lui, però, di assiomi e teoremi non ne capiva tanto (“Perché Jenny si ostinava a dimostrare su carta le sue affermazioni sull’universo?”); egli tendeva principalmente a cogliere l’essenza delle conclusioni pervenute dagli studi per, poi, fantasticare da solo su quei fenomeni quotidiani che non si riusciva proprio a spiegare. Parlavano molto di quella famosa formuletta dello scienziato tedesco, “e=mc2”, dove “e” corrisponde all’energia, “m” alla massa , “c” alla velocità della luce nel vuoto. Lo scienziato tedesco, fuggito in America, voleva affermare che portando la massa della materia (di un atomo, di un nucleo atomico…) ad una velocità pari al quadrato della velocità di propagazione della luce nel vuoto, si ottiene una quantità di energia (esplosiva?) talmente enorme da non poterla più controllare… Il governo degli Stati Uniti d’America trovò subito l’applicazione pratica alla formuletta sganciando su due città giapponesi, Hiroshima e Nagasaki, durante l’agosto del 1945, quasi alla fine del secondo conflitto mondiale, due ordigni dette bombe atomiche, le quali grosse ciascuna quanto un barile di dinamite, svilupparono due tremende esplosioni devastatrici, di cui si possono vedere ancora oggi gli effetti: con due bombe aviotrasportate si uccisero mezzo milione di giapponesi, e pensare che mesi prima si dovettero sganciare centinaia di migliaia di ordigni al tritolo pesanti quintali se non tonnellate per poter inginocchiare la Germania nazista e poter, quindi, liberare l’Europa!
E’ uno dei tanti esempi di come la scienza atea del XX secolo sia al servizio degli uomini potenti, che armano i popoli e li spingono in sanguinose guerre fratricide. La scienza battezza il XX secolo come il secolo del ferro, delle macchine e del fuoco.
In seguito, furono fatti numerosi esperimenti in onore della formuletta atomica e molti scienziati dovettero lavorare duramente a nuovi progetti di difesa per fronteggiare lo scoppio di una possibile guerra atomica totale. E’ il periodo delle continue e nascoste collisioni fra le superpotenze mondiali vincitrici della seconda guerra mondiale definito “guerra fredda”. Una guerra combattuta segretamente sopra e sotto ai mari, nei cieli e in terre straniere da macchine supertecnologiche e da uomini superaddestrati.
Pasquale pensa: <<Dunque, noi uomini, come gli alieni che ospitano i pianeti di altre miliardi di galassie, siamo stati originati da una brutale e violenta esplosione nucleare? Ricordo che al Catechismo i frati e le suore mi dicevano in coro che l’universo è nato dall’infinito amore di Dio…>>
D’altronde, la vita sia vegetale che animale sulla Terra è resa possibile solo dalla luce ed energia del Sole. Su di esso avvengono da milioni di anni continue fusioni ed esplosioni nucleari, che convertono gli atomi del gas idrogeno in elio, producendo così l’energia di cui abbiamo bisogno per vivere.
Jenny si divertiva a stupire e spaventare Pasquale descrivendogli con la sua malizia di erudita fantastici scenari apocalittici. La maggior parte dei suoi conoscenti americani aveva questa strana mania: descrivere panorami sbalorditivi.
<<Pasquale sai, se qualcosa come un grosso meteorite in caduta fulminea sul Sole creasse l’ambiente in cui le reazioni termonucleari non possono esistere più, la Terra diventerebbe nel giro di pochi mesi un grosso pianeta di ghiaccio…>>
<<Dio ci liberi>>, sbotta Pasquale cercando di toccarsi lì dove non batte il Sole senza dare troppo nell’occhio. E’ uno dei suoi tanti gesti scaramantici ormai di routine.
<<In God we trust, ah ah ah. Sai, c’è anche la possibilità che il carburante energetico del Sole finisca.>>
<<Mamma mia!>>
<<You needn’t worry, baby. Hanno calcolato che il Sole ha ancora cinque miliardi di anni di autonomia. Trascorsi i quali, credo che i nostri discendenti, evolutisi nelle tecnologie opportunamente, semmai aiutati da un’altra civiltà aliena benevola ancora più avanzata, comincino a pianificare un’operazione di salvataggio di massa.>>
<<Salveranno tutta l’umanità?>>
<<Why not!>>
<<Cosa è psc? Lo vedo su questo documento.>>
<<Lascia stare il pc ora. Guardiamo le stelle e le costellazioni visibili. Il parsec è pari a 3,26 anni luce; è un’unità di misura dello spazio. Saranno forse decine di psc da attraversare nello spazio per salvare l’umanità! I popoli alieni che ci spiano oggi hanno già la soluzione del problema.>>
Jenny gli sembra così convinta dell’esistenza degli alieni e della loro benevolenza, che alle volte lo disarma nel suo pur timido scetticismo. Anche lui crede all’esistenza di entità intelligenti, che popolano lo spazio infinito, che schizzano fra le galassie tutti riposti nelle cabine anguste di fenomenali navicelle supertecnologiche. Non solo ci crede, ma pensa di percepirli e, addirittura, di aver instaurato un contatto telepatico, come gli è successo con la coscienza tribale: per lui esiste anche una coscienza cosmica, una coscienza che accomuna tutti gli esseri viventi del creato universale. Egli, però, come buon meridionale, non crede affatto alla benevolenza degli alieni. Ci saranno pure degli alieni buoni, a cui sta a cuore la sorte della Terra, ma la maggioranza di loro, sarà della stessa pasta degli esseri umani: cinici e calcolatori in forza maggiore della loro superiore evoluzione. Questo non lo ha letto da nessuna parte: solo, è un suo atavico presentimento che non si può sbagliare così facilmente. Gli ufologi sparsi qua e là nel mondo sostengono che gli avvistamenti di aeromobili spaziali sconosciuti, anche i contatti con esseri extraterrestri, sono avvenuti con più frequenza in prossimità di impianti nucleari sia civili che militari: pensano che gli alieni sorvolino gli impianti con la speranza che non succeda una catastrofe nucleare, che metta in pericolo la vita sulla Terra. <<Sono alieni benevolenti che vogliono salvarci dall’annientamento totale? Ci considerano fratelli cosmici? Che, sono i nostri angeli custodi…? Possono loro sconfiggere la morte?>>
Pasquale si morde il labbro inferiore pensando: <<E così facendo, non si andrebbe incontro all’ira di un Dio, che regola la vita e la morte, ovvero l’espansione e la contrazione nello spazio dell’universo?>>
Pasquale ha capito a fondo il senso della teoria fisico-matematica di Einstein. Dopo l’espansione avviene una contrazione dell’universo con il ritorno di tutta la materia esistente (stelle, gas, pianeti, galassie, ecc.) in un atomo primordiale simile a quello di origine. La contrazione dell’universo si può dimostrare con l’inverso della formuletta di Einstein, “m=e/c2”? Questa è l’Apocalisse…? A questo tipo di catastrofe nessuno può trovare rimedio se non Iddio Onnipotente stesso.
Chi controlla, dunque, la pulsione dell’universo nello spazio? E’ il nostro Dio?
E’ anche il dilemma struggente di Jenny. La ragazza non sa spiegarsi come può avere luogo una roba del genere e, quando non trova risposte alle sue domande, riconduce sempre la questione a Dio, che mette luce su ciò che è matematicamente incomprensibile. Pasquale la considera come una scienziata e si guarda bene dal mettersi in ridicolo con domande e affermazioni sciocche. Egli però sembra avere una minima idea di quello che può succedere dietro alle quinte dell’universo distribuito nello spazio incommensurabile. Lui, che è nato in una terra popolata da una civiltà antica ricca di demoni e spiriti maligni, certamente conosce quali forze arcane potessero animare il cuore dell’universo. Sa bene che le sue teorie avrebbero fatto esplodere in risa la ragazza americana, come pure altri che lo avrebbero ascoltato: farà la fine di “Cassandra”? E’ l’amaro dolce cucinato dalle vecchie megere del paese e dallo spirito del Signore Buttifona.

TRATTO DAL VI capitolo del LIBRO “La gioventù di un predestinato”…

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