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BENINCASA

HARMONICA – ARMONICA E STORIA

Avevo detto che nelle Procure della Repubblica Italiana suonerà questa armonica e così è stato, così sarà…
Chi mi segue da anni nelle mie elucubrazioni (ma proprio non lo sono affatto) politiche e non, sa cosa voglio dire quando posto questa melodia del gran maestro Ennio Morricone per “C’era una volta il West” del 1968. L’uomo con l’armonica diatonica, per me l’armonica del ratto morto, suona sempre per chi deve fare i conti con la Giustizia (in Italia ne passa del tempo, ma alla fine ognuno deve pagare per le sue malefatte)…

Ad Oggi sono 2 secoli giusti dell’invenzione dell’armonica diatonica (a 10 fori, ma ce ne sono altre con più fori come le tremolo o le cromatiche…) come strumento musicale per bimbi e poi d’accompagnamento (accordi) alla musica folk (austro-tedesca e dell’Est) dell’epoca. Il concetto dell’armonica a bocca, quale strumento a fiato, fu sviluppato nel 1821 dal tedesco Christian Friedrich Ludwig Buschmann. Di lì a poco, nella bassa Sassonia (Germania), fabbriche artigianali (oggi sono delle vere e proprie industrie di strumenti musicali pure di un certo spessore) come la Seydel e Hohner cominciano a produrre in serie tanti tipi di armoniche, da quelle più economiche come giocattoli per bambini (per pochi talleri, marchi e scellini…) a quelle più ricercate per musicisti esperti. Nel bel mezzo della sanguinosa guerra di secessione e civile americana (tra gli Stati Confederati del Nord contro gli Unionisti schiavisti del Sud con la bandiera della croce di Sant’Andrea verso quella a stelle e strisce) l’armonica sbarca nel nuovo mondo. Ben presto diventa il simbolo del Far West;

il suo suono viene ripetuto spesso nelle colone sonore del gran maestro Ennio Morricone per i film western cult del regista Sergio Leone.

Già nel secondo dopoguerra, gli afroamericani (che hanno vinto sì la schiavitù, ma con ancora pochi diritti civili e sociali) suonano le armoniche (di pochi dollari, nel frattempo anche altre fabbriche statunitensi cominciano a costruirle, ma le migliori rimangono sempre le tedesche…) in un modo che va oltre la loro invenzione (con la tecnica del bending, overdraw, overflow, tremolo e altri vocalizzi con bocca e lingua che piegano le note della scala originaria, spesso quella in Do-C, ma non solo… Le armoniche sono costruite in tutte le note: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si… e si suonano in base agli accordi delle chitarre) creando di fatto il genere Blues (e si va oltre il jazz-swing e boogie-woogie degli anni ’40 fino ad approdare al rock dei giorni nostri…).


“L’armonica si dà in dono e si conserva per tutta la vita!”, mi diceva da piccolo un vecchio trombettista della banda della Scala di Milano.

La Germania della prima metà dell’800, che non era ancora un Reich, divisa in tanti land e staterelli, è stata la fucina dell’inventiva e della cultura, che spaziava dalla filosofia politica (Karl Marx, Hegel ed altri), alla psicologia (Young, Freud…), alla medicina, alla scienza, alla fisica, matematica, fino all’arte, alla musica e allo spettacolo. La Germania di quel periodo rivoluzionò la stampa e la tipografia (Gutenberg in poi…) e anche l’arte figurativa (olio, tempera, acquerello…) con la normalizzazione del colore, attraverso cui con soli 3 colori primari (giallo, blu e rosso) si ottengono i secondari (verde, arancione, malva), terziari e di seguito nella rosa della nuova teoria del colore. Una Germania che sfornava invenzioni in tutti i campi finanche nella musica (la scala Richter delle armoniche diatoniche e fisarmoniche Seydel, Hohner, ecc. per la musica folk che negli Stati Uniti divenne Country e Blues, precursore del Rock…) e nello spettacolo. Una Germania, trainante del bello e del quieto vivere sociale, che negli anni ’30 del ‘900 si perse a malo modo col Terzo Reich di Hitler, ma oggi, con una Europa Unita in crisi, può essere ancora da modello per un mondo più civilizzato…

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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