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LA NUOVA TEORIA DEGLI ISTINTI

LA NUOVA TEORIA DEGLI ISTINTI

Non sono le uniche ragioni che ci hanno convinto a riprendere, sia pure su nuove basi, la teoria degli istinti. Ce ne sono anche altre. Innanzitutto, la teoria degli istinti, è stata abbandonata principalmente perché presentava lunghe liste in cui non si enumeravano istinti, ma una serie di comportamenti osservati. Per rendersene conto basta dare uno sguardo al lungo elenco dei bisogni fondamentali introdotti da A. Murray, che enuncia tra gli altri il bisogno di sensibilità, di sottomissione, di richiesta d’aiuto, di rimanere appartato, di influenzare o controllare gli altri ecc.. È evidente che nel compilare questi elenchi spesso si è fatta confusione tra mezzi ed obiettivi o scopi finali, che sono le vere motivazioni dei comportamenti. L’istinto di acquisizione di un libro, citato precedentemente, ad esempio, non esiste, perché acquistare un libro serve per studiare (facciamo il caso che si tratti di uno studente universitario) – studiare serve per prendersi una laurea – prendersi una laurea serve per trovare un lavoro – trovare un lavoro serve per procurarsi i mezzi di sostentamento. Conclusione finale noi abbiamo comprato il libro per mangiare, che è la vera motivazione che sta dietro l’azione. Può sembrare banale, ma se facciamo un’operazione simile per ogni azione, alla fine troveremo quei 7 – 8 istinti fondamentali che sono alla base di tutti i comportamenti umani. Altro esempio, molti studiosi sostengono che gli uccelli emigratori sono dotati di un vero e proprio istinto che, con l’avvicinarsi dell’inverno, li spinge ad emigrare verso il sud. Non è del tutto esatto, ciò che li spinge ad emigrare è la ricerca del cibo, l’emigrazione è solo un “metodo” per far fronte alle penurie dell’inverno. Inoltre, a volte, si fa confusione tra motivazione e modalità per soddisfare i bisogni. Ad esempio, noi non impariamo la motivazione alla nutrizione, che è innata, ma apprendiamo che cosa è commestibile e come procurarci il cibo. Ma l’obiezione più comune che gli psicologi rivolgono alla teoria degli istinti è che essa non spiega come mai gli uomini vadano tanto spesso “controcorrente”, cioè nella direzione opposta a quella a cui li portano i propri istinti. L’esempio più significativo portato a sostegno di questa tesi è quello dei martiri (di qualsiasi fede) che vanno a morire felici per il loro Dio. È un’osservazione giusta, ma che non tiene conto di un fatto importante: gli istinti non sono gli unici fattori che determinano il comportamento umano. Se mettiamo un pezzo di carne davanti ad un cane, egli, a meno che non sia veramente sazio, lo mangerà in ogni caso. Non è così per un uomo. Potrebbe essere sul punto di morire di fame, ma decidere lo stesso di non mangiarlo (ad esempio, perché odia chi glielo offre). Cioè, l’uomo oltre all’istinto è dotato di intelligenza, di memoria, di volontà, di razionalità, fattori che possono benissimo prevalere sulla forza istintiva. Se noi mettiamo un braccio sul fuoco, dopo un istante lo tireremo via perché ci scottiamo, ma possiamo benissimo decidere di non farlo. Ci bruceremo, soffriremo, proveremo un dolore atroce, ma se abbiamo una forte volontà, possiamo tenerlo sulla fiamma a dispetto di qualsiasi istinto che è dentro di noi. È ciò che fece Muzio Scevola per punire se stesso per aver ucciso erroneamente il segretario al posto del re Porsenna, che stava sottoponendo ad un duro assedio Roma. Ciò che distingue gli uomini dagli animali non è solo il fatto che i primi hanno imparato a controllare la loro istintualità, ma anche che i secondi hanno sviluppato una sfera conscia accanto a quella inconscia. Mentre i comportamenti degli animali sono determinati in massima parte dai loro istinti, quelli degli uomini lo sono solo parzialmente perché l’uomo è dotato anche di intelligenza e di volontà. “Gli esseri umani, inoltre, hanno un enorme potere di controllo sulle proprie pulsioni, anche le più profondamente istintuali, come dimostrano coloro che intraprendono di propria volontà uno sciopero della fame per protesta contro atti di repressione, o coloro che scelgono la castità per motivi religiosi” P. Gray , 1997. Ma non è tutto; ci sono ancora altri fattori da tenere presenti: Per primo, nell’individuare gli istinti fondamentali bisogna aver cura di escludere tutti i comportamenti patologici. Nessuno si sognerebbe mai di studiare come funziona il fegato prendendo come oggetto di studio il fegato di un paziente affetto da cirrosi epatica, è lo stesso in psicologia. Se una persona è affetta da agorafobia, ad esempio, ciò non ci deve far supporre che gli uomini hanno istintivamente paura dei spazi aperti. Si tratta di caratteristica atipica, legata ad un singolo individuo “malato”, non ad una comunità o ad un’intera specie. Gli istinti, infatti, non sono immutabili nel tempo, essi possono essere ricondizionati da motivi di ordine inconscio, da particolari esperienze o da motivi di ordine razionale. Qualcuno dei lettori, ad esempio, sicuramente non riconoscerà in sé uno o più istinti di quelli elencati più avanti. Ciò non significa affatto che non esistono, ma soltanto che, nel loro caso, sono stati successivamente modificati da qualcun’altra delle componenti della mente umana (di solito l’inconscio). Ad esempio, alcuni confesseranno di non avere mai avuto un istinto materno “particolarmente sviluppato” e di non tenerci particolarmente a “trasmettere i propri geni alle future generazioni”. Altri affermeranno che non solo non hanno nessuna tendenza a tesaurizzare le risorse per i tempi difficili, ma che hanno addirittura le mani bucate. Questi casi sono spiegabili con il fatto che, a volte, gli istinti naturali sono “ricodificati” da “condizionamenti esterni” spesso inconsci, qualche volta razionali. Ad esempio, le persone che soffrono di anoressia mentale rifiutano di cibarsi, nonostante questo comportamento sia in netto contrasto con il loro istinto di nutrizione, istinto sulla cui esistenza nessuno mai ha avuto il coraggio di dubitare. Per terzo, gli istinti non sono sviluppati allo stesso modo in tutti gli individui. Come sostiene giustamente Darwin: “in ogni popolazione è presente tutta una gamma di variazioni di istinti”. Ci sono delle persone, ad esempio, poco interessate al sesso ed altre, invece, che gli danno moltissima importanza e non sanno stare neanche un giorno senza fare l’amore. Ci sono individui che non sentono il bisogno di avere dei figli ed altri che amano le famiglie numerose, così come ci sono coloro che sono golosi e quelli che sono molto frugali nei pasti ecc.. Tutto ciò perché gli istinti sono il frutto della sovrapposizione di molti fattori, in parte ereditati geneticamente, in parte appresi con l’educazione, in parte dovute alle esperienze individuali e alla propria personalità. Una volta che ci si è intesi su questi punti, in particolare sul fatto che le tendenze motivazionali nell’uomo sono in parte innate e in parte acquisite per apprendimento, chiamarle motivazioni o istinti non ha molta importanza. Noi, per sottolineare la continuità tra animali ed uomini, in quanto a nostro parere l’uomo non è altro che un animale molto più evoluto degli altri, abbiamo preferito continuare a chiamarli istinti naturali.

TRATTO DAL LIBRO MANUALE di PSICOLOGIA – LA TEORIA NEOCOGNITIVA…