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Racconti divertenti: LA VENDETTA

LA VENDETTA

 

– Ha spaccato la testa a S. Francesco?

– Ma no!  Come è stato?

– Con una pietra, gliela ha tirata con forza.

– L’ha fatta arrivare fino in Paradiso?

– Ma no, qui in chiesa; sull’altare laterale.

La folla aveva fatto capannello intorno alla vecchia e grassa signora. Qualcuno gridava, qualche altro la minacciava, due di loro  la trattenevano per un braccio quasi temessero che potesse fuggire.

Al centro del trambusto, il prete, rosso di rabbia, infieriva contro la povera donna. L’avrebbe portata davanti al giudice. Diamine! Una statua nuova, di pochi mesi!

Di tanto in tanto altra gente, incuriosita, si univa al  piccolo crocchio di persone. Tutti volevano sapere che cosa era successo, come era stato, fatti e particolari dell’accaduto, e, poi, immancabilmente, volevano esprimere  la propria opinione. Era un vocio confuso di parole, di commenti, di grida e di imprecazioni dovute alla rabbia su quanto accaduto.

 

Ad un tratto si fece un corridoio nel capannello di persone. Si formò un piccolo corteo con in testa il prete e la donna. Si era deciso di risolvere la questione al vicino commissario di polizia.

– Ma l’ha colpito?

– Eccome, gli ha spaccato la testa in due!

– Nemmeno i santi in chiesa, lasciano più in pace!

– La delinquenza …

– Dovrebbero mettere  la pena di morte!

– Per una pietra in testa ad una statua?

– Ma no, per la delinquenza!

 

Un momento!  Un momento signori!  –  Urlò il commissario alzandosi in piedi in preda ad una crisi di nervi da dietro la pesante scrivania – Qui non ci si capisce niente! È possibile che devo interrogare la teste con tutto questo casino?

–  Ma voi chi siete?

Le persone presenti si guardarono l’un l’altro, come per chiedersi: “E noi chi siamo?”

– Tutti fedeli di S. Francesco – alla fine trovò la risposta giusta un signore in prima fila ricevendo l’assenso di tutti.

– Uscite tutti fuori! – urlò adirato il commissario – restino qui solo la teste ed il parroco.

 

La gente incominciò ad uscire ordinatamente dall’ufficio. Ma non andarono molto lontano, a poco alla volta si accalcarono dietro la vetrata che dava sull ‘ufficio del commissario e che serviva per passare le pratiche più urgenti all’usciere che doveva smistarle. Gli “spettatori” erano come eccitati, incuriositi  dal sapere  il seguito della vicenda. L’ufficiale li fissò con uno sguardo severo e poi emise un pesante respiro come per dire: “che vi ho cacciato fuori a fare, se poi vi ho qui tutti davanti!”. Ma lasciò correre, in fondo dietro la vetrata non davano  fastidio a nessuno.

L’anziana donna si sedette, era ormai esausta. Ripiegò la testa, prese un grosso fazzoletto ed iniziò a piangere. Il suo volto, sconvolto dall’emozione e dal trucco che iniziava a sciogliersi, diventava sempre più una maschera di dolore.

Signor Commissario – iniziò il prete cercando di tenersi calmo, ma era tutto eccitato e le mani  gli tremavano per il nervosismo – Ero in sacrestia, stavo facendo dei pacchi  doni per i poveri della parrocchia che …

– Lasci perdere i poveri e venga al fatto. – Lo interruppe il commissario.

– All’improvviso sento un rumore, come di vetri infranti. Mi alzo le sottane e corro in chiesa. Che ti trovo? La statua di S. Francesco con la testa rotta, fatta a pezzi, una statua nuova che per comprarla abbiamo fatto la questua per mesi.

Quel S. Francesco, un santo così buono. così pietoso, che nel nostro paese ha fatto del bene a tutti.

Ma che ti ha fatto S. Francesco? – Urlò, poi, il prete verso la donna – Che ti ha fatto? Sacrilega!  Peccatrice!

 

– Lei signora  che ha dire a sua discolpa? – Fece il commissario calmo verso la donna, soddisfatto che la matassa incominciasse finalmente a dipanarsi.

– Dovete sapere, signor commissario – incominciò la donna asciugandosi gli occhi con il fazzoletto – Che io ho 72 anni e sono rimasta sola come un cane. Avevo due figlie, ma una si è sposata e se ne andata  a Milano, ed una mi è morta 5 anni fa in un incidente di macchina. Voi non sapete che significa stare da soli tutto il giorno, senza una persona con cui scambiare una parola. Se invece avevo un marito …

– Sì, capisco, ma venga al fatto – la interruppe il Commissario –  Cosa c’entra S. Francesco in tutto questo?

– È stato lui, San Francesco, signor Commissario, a non farmi sposare. È stato lui! – E scoppiò in lacrime.

Il commissario e il parroco si guardarono l’un l’altro perplessi, non riuscivano a comprendere a cosa mai alludesse la povera donna. Incominciarono a pensare  di trovarsi davanti ad una psicolabile.

–  Signora, ci lasci a capire – la interrogò di nuovo l’ufficiale di polizia –  come ha fatto S. Francesco a impedirle di sposarsi? E la smetta di piangere, cerchiamo di assodare il fatto, che ho tanto di quel lavoro arretrato! – aggiunge, poi, seccato.

La donna si ricompose un poco e poi ricominciò a parlare:

–  Voi dovete sapere che io restai vedova ancora giovane, non avevo nemmeno 30 anni, e  allora mi cercai subito un marito. Non era per me, mi capite, ma per le mie due figlie, senza un padre non ci potevano stare!

– Ma venga al punto, benedetta donna – la invitò ancora il commissario.

– Io l’avevo trovato un buon marito, era una bravo giovane, lavoratore, vedovo anche lui, ma senza figli. Ma per lui, signor commissario, per lui, S. Francesco. lo lasciai. Era tanto buono che ad ogni occasione mi portava un regalino, un giorno un paio di orecchini, un giorno una borsa di pelle, non se ne veniva mai con  le mani in mano; e poi mi diceva tante cose carine, che una cristiana si poteva pure affezionare …

 

–  Ma che c’entra S. Francesco in tutto questo? – sbottò spazientito il parroco.

–  E così ci eravamo fidanzati, senza fare niente di male, quando una notte mi sveglio e chi ti vedo?

Lui, San Francesco, signor commissario, che l’ho riconosciuto perchè aveva lo stesso viso e lo stesso saio che ha in chiesa, vicino all’altare. Ma non era falso, signor commissario, era in carne ed ossa, alto, bello, splendente, con il suo sguardo forte ed espressivo.

Non te lo sposare – mi disse fissandomi con severità e puntandomi il suo dito addosso – Quell’uomo non è per te, non sarà un buon marito. Se te lo sposi  avrai una vita infelice e vivrai anni di sofferenze …

 

Ci si può mai rifiutare di obbedire ad un consiglio di un santo?  E così trovai una scusa e licenziai quel buon cristiano, anzi per seguire meglio le parole di S. Francesco non mi sposai affatto. Era capace che ne trovavo uno peggio e S. Francesco non aveva tempo per  prendersi il fastidio di avvisarmi …

 

Ieri mattina, per una di quelle strane coincidenze che a volte capitano nella vita, incontro una mia vecchia compagna di scuola che non vedevo da 20 anni.  Mi raccontò tutto di lei, cosa aveva fatto in tutti questi anni che non c’eravamo visti, e che ti vado a scoprire, signor commissario? Che l’aveva sposato lei, quell’uomo che io avevo rifiutato su consiglio di S. Francesco.

Le chiesi subito, come era stata la sua vita con lui, aspettandomi che mi parlasse di violenze, di tradimenti e di problemi di ogni genere, che se gli uomini ci si mettono a far soffrire sono più buoni delle torture. E che ti scopro, signor commissario?

Era stato il miglior marito di questo mondo. Era stato buono, onesto, laborioso, affettuoso, quello che di meglio desiderava una donna.

Ancora oggi che aveva 78 anni le sussurrava frasi gentili e le andava comprare i fiori ad ogni occasione – e a questo punto la voce dell’anziana signora si fece incerta – La voleva bene come il primo giorno, voi mi capite, signor Commissario?  S. Francesco mi aveva mentito.

I due uomini restarono di stucco guardandosi l’un l’altro incapaci di profferire parola.

Ditemi? – chiese, poi, implorante la donna – Non lo dovevo fare? Non lo dovevo fare, signor commissario?

 

TRATTO DAL LIBRO NON TUTTO IL SUD VIENE PER NUOCERE…

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