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GARGIONE

LE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE CAP III

CAPITOLO III

LE GRANDI RELIGIONI MONOTEISTE

L’EBRAISMO

L’ebraismo oltre ad essere la più antica fra le fedi monoteistiche, è considerata anche la madre di tutte le confessioni bibliche: cristianesimo, protestantesimo ed islamismo.

La lingua italiana utilizza convenzionalmente il termine “ebraismo”, benché la religione abbracciata dagli ebrei sin dall’epoca che seguì la fine dell’esilio a Babilonia (VI secolo a.C.), venga definita scientificamente “giudaismo”. Il nome ebraismo deriva verosimilmente da Eber, progenitore dei Terafiti, (popolazione proveniente dalla Mesopotamia) da dove ha origine Abramo. Altri autori fanno derivare il nome da Eber (al di là) appunto perché Abramo era venuto da Harran, regione al di là del fiume Eufrate. Nella Bibbia sono chiamati bne yi sra el (figli di Israele).

L’ebraismo, nato nella regione storica della Palestina, in parte coincidente con il territorio dell’odierno stato di Israele, è oggi diffuso in tutto il mondo. È praticato fuori d’Israele dalle comunità della diaspora, formatesi in seguito ai fenomeni di emigrazione che, a causa di persecuzioni ed espulsioni, hanno caratterizzato l’intera storia ebraica.

Oggi gli ebrei presenti nel mondo sono circa 18 milioni, dei quali 6.800.000 negli Stati Uniti, oltre 3.600.000 in Israele, quasi 2.000.000 in Russia, circa 1.500.000 in Europa, anche se è necessario precisare che non tutti praticano la religione tradizionale, nell’ambito della quale non mancano, poi, orientamenti diversi, talora contrastanti.

LE ORIGINI

La storia antica degli ebrei si può dividere in 5 grandi periodi.

Nel primo periodo erano un popolo di pastori e di agricoltori appartenenti al gruppo semitico, che viveva nella Mesopotamia non organizzati in uno stato, ma in tribù, ognuna diretta da un patriarca. Una di queste risalì l’Eufrate fino ad Harran, dove si stabilì; di qui parte di essa, con Abramo, passò verso il 1850 a.C. nella terra di Canaan (la futura Palestina), stabilendosi nei pressi di Hebron, dove visse accanto ai cananei. Il paese è posto sulle rive del mar Mediterraneo e va dal Libano, lungo le rive del Giordano, fino alla penisola del Sinai.

L’iniziatore della religione ebraica è Abramo ritenuto non solo uno dei principali profeti da tre religioni (ebraica, cattolica e islamica), ma anche il fondatore del monoteismo.

La storia degli ebrei, una volta ritenuta dagli storici leggenda, ha trovato nel XX secolo sorprendenti conferme nei documenti che l’archeologia ha portato alla luce in Palestina e nei paesi vicini. Giacobbe, successore di Abramo, aveva come secondo nome Isra-el, che significa “forte davanti al Signore”, così gli ebrei si chiamarono anche israeliti (1600 a.C.).

Il secondo periodo vede il passaggio in Egitto di una parte degli ebrei. La Bibbia narra che Giuseppe, uno dei figli di Giacobbe, fu venduto dai fratelli a mercanti egiziani e da questi portato in Egitto. Qui si fece apprezzare per la sua saggezza e per le sue capacità organizzative arrivando a diventare consigliere e ministro del Re, il quale concesse a lui e alla sua tribù protezione. Allora Giuseppe fece venire in Egitto tutta la sua famiglia (11 fratelli) che crebbero di numero ed ogni capostipite diede così origine alle dodici tribù di Israele.

In Egitto gli Ebrei vissero a lungo indisturbati, senza però mai confondersi o integrarsi con gli egiziani. Ma verso il 1400 iniziarono ad essere perseguitati dai faraoni, fino a che non furono ridotti in schiavitù ed usati per costruire i loro monumenti e le loro città. Da qui furono salvati da Mosè che li condusse nella terra promessa.

Il terzo periodo della storia ebraica è segnato dal loro arrivo in Palestina dove dovettero lottare contro le popolazioni locali. La conquista iniziata da Giosuè, successore di Mosè, verso la metà del XIII secolo era in gran parte compiuta al momento della sua morte. Il territorio fu diviso tra le dodici tribù, che erano tanti piccoli stati patriarcali, ma con una forte tendenza all’unificazione tanto ché non potendo avere un re (solo Dio era re), si diedero un governo attraverso la figura di un giudice che le governava tutte unitamente. Ricordiamo due giudici importanti, uno è Sansone che sconfisse i Filistei, gli acerrimi nemici, e l’altro è Samuele, ultimo giudice e primo profeta di Israele. Quest’ultimo unse quale re degli ebrei, Saul e poi il famoso re Davide (l’unzione indicava un’appartenenza speciale a Dio).

Tra i successori ricordiamo Salomone figlio di Davide, famoso per la
LE GRANDI RELIGIONI

MONOTEISTE OCCIDENTALI
LUTERANI
BATTISTI
CATTOLICI
METODISTI
ANGLICANI
ORTODOSSI
QUACCHERI
CALVINISTI
SUNNITI
PROTESTANTI
SCIITI
ISLAMISMO

EBRAISMO

MODERNO
GESU’
EBRAISMO

ABRAMO
sua saggezza e lo splendore orientale della sua corte. Questi fece costruire un grandioso tempio nella quale si custodiva “l’arca santa”, (un contenitore simile ad una cassapanca) parimenti detta “arca dell’Alleanza”; dentro c’erano le tavole del decalogo date da Dio a Mosè sul monte Sinai, un vasetto d’oro contenente la manna e la verga di Aronne.

Nel quarto periodo lo stato ebraico si divise in due regni (930 a.C.), regno di Israele al nord e regno di Giuda al sud. Fu questa un’era di decadenza religiosa e politica. La fede in unico Dio venne a volte abbandonata ed i costumi peggiorarono, nonostante i profeti (Elia, Isaia, Geremia ecc.) esortassero il popolo a vivere secondo i comandamenti del Signore. Anche politicamente fu un’epoca di decadenza, infatti i due regni caddero sotto il dominio straniero: il regno degli israeliti sotto gli Assiri (721) e il regno di Giuda sotto i Babilonesi (587). Questi ultimi deportarono a Babilonia gran parte degli ebrei trattandoli come schiavi.

Il quinto periodo della storia ebraica inizia con la liberazione degli ebrei deportati a Babilonia. La fede in un unico Dio, infatti, destò l’ammirazione di Ciro il grande, che conquistata la babilonia nel 539 a.C. liberò il popolo ebraico e gli permise di tornare in Palestina. Gli ebrei una volta ritornati a Gerusalemme ricostruirono il tempio. Dagli esuli nacque il giudaismo come comunità religiosa senza base politica. Con la predicazione della TORAH da parte di Esdra si ricostruisce il giudaismo che diventa una religione popolare. L’unione della predicazione profetica antecedente l’esilio e quella successiva porta un messaggio rivolto a tutti gli uomini e non più circoscritto ai soli ebrei. Da allora lo stato ebraico, tranne per un breve periodo, non fu mai più indipendente. Fu assoggettato prima da Alessandro Magno, poi dai re d’Egitto (i Tolomei), infine dai re di Siria (seleucidi). Sotto la dinastia dei Maccabei, il regno fu di nuovo indipendente, ma durò poco. Nel 63 a. C. gli eserciti di Roma, con Pompeo conquistarono la Palestina, che restò sotto i romani per moltissimi anni.

Due grandi ribellioni, misero a dura prova l’esercito romano, quella degli zeloti nel 66-70, terminata con la presa di Gerusalemme da parte di Tito e Vespasiano, e quella del 132-135, scoppiata in seguito alla decisione di Adriano di fare di Gerusalemme una colonia romana con il nome di “Aelia Capitolina”. Gli ebrei ebbero forse un milione di morti nella prima ed alcune centinaia di migliaia nella seconda; i superstiti furono costretti ad emigrare o furono venduti come schiavi. Ebbe iniziò così l’ultima grande diaspora, che disseminò il popolo ebraico nel mondo. Grande fu la tragedia di Masada, dove gli ebrei superstiti resistettero fino alla morte allo strapotere della macchina bellica romana e per evitare la “vergogna di esser presi vivi” si suicidarono in massa.

Da questo momento gli ebrei iniziarono a disseminarsi nel mondo conosciuto di allora (fenomeno che prese il nome di diaspora). Fondarono colonie nei paesi che si affacciavano sul Mediterraneo orientale e nell’Impero romano, influenzando non poco le popolazioni locali.

Con l’editto di Costantino del 313 (che stabilisce la libertà di culto) e il successivo di Teodosio del 380 (il cristianesimo diventa religione di Stato) ebbe inizio il processo di cristianizzazione dell’Impero romano. Si afferma il mito del deicidio (secondo i cristiani gli ebrei si erano macchiati della colpa di avere ucciso il figlio di Dio, Gesù) per cui gli ebrei vennero segregati e spesso perseguitati.

In vari Paesi gli ebrei vennero espulsi e anche quando vennero riammessi, furono soggetti a restrizioni di varia natura; spesso per vivere si limitavano al piccolo artigianato e al prestito. Costretti ad essere facilmente identificabili con segni distintivi, vivevano in quartieri speciali (la toponomastica delle città moderne lo evidenzia ancora oggi, vedi ad esempio, “vicolo giudaico”) e pagavano alti tributi. Nei paesi orientali le cose andavano decisamente meglio, solo in Spagna essi parteciparono alla vita culturale politica ed economica del paese, ma nel 1492 furono espulsi per volere dei re cattolici.

L’Umanesimo rinascimentale introduce una posizione più “morbida” nei loro confronti, ma la Controriforma e l’Inquisizione fecero riprendere quei moti di intolleranza, certamente non tipici del cristianesimo promosso dagli Apostoli di Gesù. In Italia vivono ormai dal tempo di Cicerone, con alterne fortune. A partire dal Medioevo li troviamo a capo di importanti centri industriali (seta) e culturali. La Repubblica di Venezia fu il primo stato ad istituire il ghetto, era il 1516. Altre città, come Roma, ne seguirono l’esempio a seguito di una Bolla di Paolo IV. In questo modo gli Ebrei furono condannati all’emarginazione e all’impoverimento totale, costretti a vivere in quartieri loro assegnati.

Nei paesi centro europei, però, la situazione era totalmente diversa. Nel XIX sec. uscirono dai ghetti, ottennero il diritto alla cittadinanza ed iniziarono a prendere parte attiva ai movimenti nazionali, ai nuovi sviluppi ecc..

Nel 1900, poi, apparve l’antisemitismo basato sul razzismo, che culminerà nelle persecuzioni degli ebrei da parte di Hitler e nel loro genocidio nei campi di sterminio nazista. Subito alla fine della seconda guerra mondiale, profughi provenienti soprattutto dall’Europa, approdarono in Palestina. Si deve, quindi, ad una risoluzione dell’ONU del 1948 la nascita dello Stato indipendente di Israele, coronando così il sogno dei numerosissimi ebrei della diaspora che fecero finalmente ritorno in patria.

LA DIASPORA – Fin dal VI secolo a.C., cioè dopo l’esilio babilonese, il popolo ebreo di Palestina ha iniziato a “sciamare” attraverso il Mediterraneo e il vicino Oriente. La sua presenza fra le varie popolazioni non creò problemi di rilievo fino all’affermazione del cristianesimo. Dopo è iniziata una lunga storia di persecuzioni (antisemitismo) originate dai miti del deicidio di Gesù e dalla convinzione che la dispersione degli ebrei fosse una conseguente punizione divina per tale atto.

Un movimento sionista di ispirazione laica, fondato nel 1896 dall’ebreo austriaco Theodor Herzl, si fece portavoce della rivendicazione di una identità nazionale israelitica, traducendo a livello politico la speranza rabbinica del ritorno nella terra promessa. L’istituzione dello stato di Israele nel 1948 rappresenta, dunque, un momento di grande significato per l’intero mondo ebraico, sia per quanti sono rimasti fedeli alla religione dei padri, sia per le famiglie che l’hanno abbandonata ormai da generazioni, pur senza aver dimenticato la propria identità culturale.

Lo stato di Israele è divenuto così il luogo privilegiato della ricerca di un equilibrio fra le diverse anime dell’ebraismo. Accanto alla visione del giudaismo ortodosso, (a cui oggi aderisce il 20% della popolazione che resta fortemente legato all’Antico Testamento), troviamo posizioni diverse, come quella del giudaismo riformato che, lavora su una Rivelazione che non si è fermata e che esprime adattamenti legati al tempo. Questa pluralità di indirizzi si riscontra anche fra tutte le comunità ebraiche, tuttora presenti nei diversi paesi, in particolare in quelle degli Stati Uniti, dove, in seguito ai flussi migratori degli anni fra il 1881 e il 1924 e dell’epoca dell’Olocausto, risiede un numero di ebrei di gran lunga superiore alla stessa popolazione di Israele.

LA DOTTRINA

Caratteristica fondamentale dell’ebraismo è un monoteismo radicale, ossia la fede in un solo Dio “JAHWEH” (leggi iavè) supremo creatore e signore dell’universo; nel suo perdono; nella salvezza dei tempi messianici; nella Legge (Torah, contenuta nel Pentateuco). La vicenda storica del popolo di Israele è interpretata dalla tradizione ebraica secondo una prospettiva teologica, come luogo privilegiato dell’intervento di Dio, che assiste costantemente il suo popolo assicurandogli la salvezza di fronte ai numerosi e potenti nemici, in virtù dell’alleanza stabilita per l’eternità. La religione ebraica è, infatti, caratterizzata da un rapporto particolare tra Dio ed Israele, un’alleanza garantita da straordinari interventi di Dio, come la liberazione dalla schiavitù egiziana, la consegna delle tavole della Legge sul Sinai con Mosé e l’ingresso nella terra promessa.

Nell’Israele di età patriarcale e profetica, è diffusa la convinzione che il popolo deve rendere testimonianza a JAHWEH solo entro i limiti della vita terrena, senza proiezioni ultraterrene di immortalità. La massima espressione di invocazione, sono i Salmi (150 tra canti, inni e preghiere), gli uomini pregano a capo scoperto, di mattino mettono i filatteri sulla fronte ed intorno al braccio sinistro. Il rito del sabato ha inizio il venerdì sera, al calar del sole. La cena si svolge secondo un rito prestabilito dove il padre benedice il vino e spezza il pane. Responsabili del culto erano i sommi sacerdoti, seguivano, poi, come importanza, i Farisei in qualità di dottori della Legge che erano addetti all’insegnamento della religione alle nuove generazioni.

Altri gruppi sociali importanti dell’epoca erano: gli zeloti (da zelanti), aderenti ad una corrente politico – religiosa giudaica, nazionalisti accesi che provocarono insurrezioni contro il potere romano; i sicari che si distinsero per i metodi violenti usati nella lotta contro l’occupazione romana; i pubblicani erano giudei mal visti, in quanto si occupavano della riscossione delle tasse per conto dei romani.

Le donne, in quanto tali, non avevano alcun voce in capitolo.

LA MORALE – È quella dell’Alleanza, riassunta nel decalogo che Dio diede a Mosè sul monte Sinai (riportato nel riquadro), norme morali valide anche per i cattolici. Mosè Maimonide (1135-1204), filosofo ebreo, elaborò una sintesi della dottrina. Maestro di cultura e ritualità, è il rabbino che guida gli ebrei a mettere in pratica i doveri della comunità della diaspora.

I comandamenti si possono dividere in due grosse categorie: doveri verso Dio e doveri verso gli uomini. I primi si possono riassumere in queste due sentenze: “Tu amerei Jahvè, Dio tuo, con tutto te stesso”, “Dovete essere santi, perché santo sono io, il Signore vostro Dio”. La tradizione israelitica considera illecito pronunciare il nome di Dio.


I doveri verso gli uomini, invece, derivano dal versetto della legge: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” e con la parola prossimo si intende anche le persone che seguono una fede diversa.

La Legge, però, non è una semplice raccolta di precetti religiosi e morali, ma contiene norme riguardanti l’applicazione della giustizia, il trattamento degli schiavi, l’ordinamento della guerra ecc.. A questo gruppo appartiene la legge del taglione: “occhio per occhio e dente per dente” (ordinamento dell’Antico Testamento). Il taglione non deve intendersi tanto come fatto materiale, ma come obbligo ai tribunali di proporzionare la pena al delitto.

La Bibbia, inoltre, pone in risalto attributi morali quali la santità, l’amore, la bontà, la giustizia, la clemenza, la magnanimità. La carità da sola non può assicurare la conservazione della società e perciò la Bibbia insiste sulla necessità della giustizia. La vita dei fedeli è segnata da alcuni momenti fondamentali, a cominciare dal rito della circoncisione, attraverso il quale i bambini di sesso maschile sono resi partecipi, otto giorni dopo la nascita, dell’alleanza stipulata da Dio con i discendenti di Abramo.

Il sabato, giorno di riposo assoluto da ogni attività lavorativa, è dedicato alla proclamazione solenne della Torah, letta integralmente nelle sinagoghe


IL DECALOGO DI MOSÈ

Decalogo che Mosè ricevette sul monte Sinai:

1) Io sono il signore Dio tuo. 2) Non avrai altro Dio al di fuori di me. 3) Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. 4) Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro, ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore. 4) Onora il padre e la madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore tuo Dio. 6) Non uccidere. 7) Non commettere adulterio. 8) Non rubare. 9) Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. 10) Non desiderare la cosa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.


Nel corso di un ciclo annuale che inizia in autunno.

Gli israeliti devoti sono tenuti a osservare alcune regole alimentari; poiché il cibo deve essere kasher, cioè “puro”, essi devono astenersi dalla carne di maiale e dai pesci privi di pinne o squame, considerati impuri, mentre gli animali, tutti i quadrupedi ruminanti con unghia bipartita e il pollame, delle cui carni è lecito cibarsi, debbono essere sgozzati in modo da essere completamente mondati dal sangue.

Durante la preghiera gli uomini devono coprirsi il capo con una sorta di zucchetto, detto kippah, che gli ebrei più devoti portano costantemente come segno della presenza di Dio, mentre durante l’orazione del mattino nei giorni feriali è d’obbligo indossare un mantello bianco frangiato di lana o di seta che copre le spalle, detto tallit, i filatteri (si tratta di capsule contenenti brani della Bibbia scritti su pergamena) sulla fronte e sul braccio sinistro.

CREDENZE ESCATOLOGICHE. Una volta morto, l’uomo discende nello Sheol dove resta in attesa di giudizio. Il libro della “Sapienza” parla di un premio per i buoni e di castigo per i cattivi. Il profeta Daniele parla della risurrezione dei morti e così ancora tanti altri personaggi dell’Antico Testamento. Quindi, esiste una sorta di Paradiso e, il suo antagonista l’inferno, che per gli ebrei del tempo di Gesù era raffigurato col luogo al di fuori delle mura di Gerusalemme dove gli abitanti vi gettavano i loro rifiuti, incendiandoli.

FESTE – Si tratta per lo più di memoriali, ossia commemorative di fatti storici teoepifanici. Queste hanno un ciclo annuale, il capodanno ricorda la creazione; il Kippur è la festa dell’espiazione, del pentimento, il Sukkot è la festa delle capanne, si ringrazia Dio per il raccolto; la Pesah è la festa degli azzimi, cioè la Pasqua, ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana. Il rito è identico a quello celebrato da Mosè oltre tremila anni fa.

Il sabato rappresenta il momento più alto della preghiera che, già di per sé indica la dipendenza riconosciuta a Dio. Gli ebrei si riuniscono nelle sinagoghe dove ha un posto prominente, la lettura della Torah. Luogo fondamentale è il tempio di Gerusalemme o quello che resta (il famoso muro del pianto).

TESTI SACRI – La Bibbia costituisce il libro sacro per eccellenza della letteratura ebraica. Senza scendere ad un’analisi dettagliata, tale testo sacro si è andato formando a poco a poco dando vita a una sorta di antologia sacra che ha escluso gli scritti profani, gli scritti religiosi non conformi alla dottrina ufficiale e gli scritti apocrifi tardivi.

Per gli ebrei la Bibbia consta solo dei libri scritti in ebraico e giunti fino a noi in tale lingua, per cui non hanno i libri deuterocanonici. Secondo gli ebrei essa si divide in tre parti: 1) La legge di Mosè o Pentateuco, 2) I profeti detti Nebiim i profeti anteriori e posteriori e i libri storici 3) Gli scritti detti Ketubim (i libri sapienzali). Per un totale di 24 libri.

Il Pentateuco, detto anche semplicemente Torah (parola che significa legge e dottrina) è il gruppo di cinque libri che racchiudono la storia di questo popolo, a partire dalla Genesi che tratta la creazione; l’Esodo che tratta l’uscita dalla schiavitù egiziana per volontà divina e per mano di Mosè. Il levitico è un testo sui riti dei sacrifici officiati dai membri della tribù di Levi che svolgono la funzione sacerdotale; i Numeri trattano il censimento operato all’uscita dall’Egitto; il Deuteronomio o seconda legge parla dei discorsi di Mosè e del Decalogo.

Profeti e Scritti. I profeti anteriori sono: Giosuè, i giudici, Samuele, i Re. I profeti posteriori sono: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, seguiti dai profeti “minori” e cioè, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. Loro principale compito era di invitare il popolo a servire Dio, onde evitare possibili disgrazie provocate dal servire e seguire solo i beni materiali. Gli scritti dei profeti, per lo più, spingono gli uomini alla riflessione e alla preghiera, in alcuni (ad esempio in Ezechiele, Isaia ecc.) troviamo l’idea del Messia.

Esiste anche una “legge orale” la cui origine risale a Mosè e integra la Torah. Questi insegnamenti trasmessi per via orale sono stati successivamente trascritti verso il 200 dell’era volgare dal rabbino Giuda Hanassi. Fu dato loro il nome di MISHNAN.

L’ebraismo in quanto religione, si regge su una serie di cicli scritti, documenti, opera di rabbini o dottori della Legge. Il primo ciclo è rappresentato dalla MISHNAN, un insieme di insegnamenti comprendente sei libri sulle regole per l’agricoltura, le feste, il diritto matrimoniale e familiare, il diritto civile e penale, le purificazioni. Segue la TALMUD raccolta di interpretazioni della Torah, che segue due correnti, quella palestinese e quella babilonese.

SIMBOLI – Stemma dello Stato è il candelabro a sette bracci, descritto nella visione del profeta Zaccaria; altro simbolo importante è la stella di Davide, due triangoli sovrapposti con i vertici opposti.


L’ANTISEMITISMO ha origini antiche, con manifestazioni di ostilità a partire dal IV sec. a.C. con il consolidamento dell’impero di A. Magno. L’espansione della civiltà greca provocò dissapori con la cultura ebraica che non tollerava ingerenze esterne. Il dominio romano successivo, più tollerante, portò ad un sistema di leggi più giuste, che finì poi col creare contrasti con altri popoli e con la classe dirigente romana. In Spagna, nel VII sec. i figli degli ebrei venivano tolti alle loro famiglie pretendendo così conversioni di massa; nel Medioevo, la questione economica favorì ulteriormente l’antisemitismo, che si attenuò con il pensiero egualitario.

Il primo Reich (governo tedesco), all’inizio del 1900, deciso a eliminare gli elementi estranei dal popolo, riprese l’antisemitismo. Si elaborarono teorie sulla superiorità della razza ariana che non doveva subire “contaminazioni” da una razza ritenuta inferiore. Ebbe buon gioco in quanto in Europa spirava un forte vento nazionalista, in realtà si trattava di coprire gli interessi privati di gruppi precostituiti che vedevano nell’economia l’arma da togliere ai banchieri ebrei che ne detenevano il monopolio. Gli ebrei quindi vivevano nell’odio costruito su misura dai potenti dell’epoca. Tale situazione non poté che favorire l’ascesa di H. Hitler. Grazie alle leggi razziali del 1935 (Norimberga), l’antisemitismo divenne la logica politica del potere che provocò, durante la II guerra mondiale, lo sterminio di 6 milioni di ebrei.

Il dopoguerra vide la costituzione dello Stato di Israele (1948), ma non la fine dell’antisemitismo e della diaspora. La nascita di Israele, infatti, provocò la reazione dei palestinesi e dei Paesi Arabi limitrofi, che diedero luogo a diverse guerre. Ancora oggi, purtroppo, il conflitto tra palestinesi e israeliani non è risolto e non si è riuscito a trovare una soluzione pacifica.

IL MESSIANISMO – Il popolo di Israele spera ed attende ancora la venuta del Messia, dell’unto scelto da Dio per adempiere i suoi disegni e portare liberazione pace e prosperità. Tale attesa è presente nella Bibbia ed è preannunziata da profeti quali Isaia e Michea.

Varie vicende storiche segnarono le dottrine messianiche e nell’Ottocento questa speranza si unisce a quella del progredire degli uomini che giungerà a un tempo di giustizia e di pace. Questa attesa porta nel corso del tempo a diverse interpretazioni sulla figura del Messia infatti, si attende un Messia davidico (dal re Davide, suo discendente); un Messia mosaico, figlio dell’uomo e sacerdote. Ciò che però unisce tali attese, è la scomparsa del male e del dolore.

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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