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GARGIONE

SESSO FELICE CAP 1 PARTE PRIMA

PSICOLOGIA E SCIENZA

SESSO FELICE



TUTTO QUELLO CHE BISOGNA SAPERE SUL SESSO

PER VIVERLO VERAMENTE IN MODO FELICE, PERCHE’

IL SESSO PUO’ PORTARVI IN PARADISO, MA ANCHE

NELL’ANTICAMERA DELL’INFERNO.


INDICE

CAPITOLO I

La risposta sessuale 9

Meccanismi fisiologici alla base della pulsione sessuale 11

Gli aspetti psicologici alla base della pulsione sessuale 13

Gli stimoli esterni 15

Il condizionamento classico 16

Apprendimento per osservazione 22

Apprendimento per intuizione 24

Apprendimento per ricezione 25

Componenti della motivazione sessuale 28

CAPITOLO II

Anatomia e fisiologia della reazione sessuale 30

L’apparato riproduttore maschile 30

L’apparato riproduttore femminile 34

Le mestruazioni 38

Rapporto sessuale o coito 39

CAPITOLO III

Amore e sessualità 42

Tre tipi d’amore 44

L’origine dell’amore 45

Chi ha inventato l’amore 49

L’amore passionale 51

L’innamoramento 52

L’amore perfetto 59

Il colpo di fulmine 63

Le vie dell’amore 64

CAPITOLO IV

Ansie e inibizioni in camera da letto 66

Quello che gli uomini rimproverano alle donne 66

Quello che le donne rimproverano agli uomini 73

CAPITOLO V

Sesso buono e sesso cattivo 80

Le malattie veneree 81

Guida all’uso corretto del preservativo 92

I contraccettivi 96

I nuovi contraccettivi 103

CAPITOLO VI

Disturbi e deviazioni sessuali 105

La masturbazione 105

L’omosessualità 106

I disturbi della sessualità 109

L’inibizione del desiderio sessuale 110

L’impotenza 111

L’eiaculazione precoce 113

La frigidità 118

Il vaginismo 122

Deviazioni sessuali

Il feticismo 124

L’esibizionimso 124

Sadismo e masochismo sessuale 125

Il travestitismo 125

La zoofilia 126

La pedofilia 126


CAPITOLO I

LA MOTIVAZIONE SESSUALE

La motivazione sessuale è l’intelligente espediente escogitato dalla natura per indurci a procreare e garantire così la sopravvivenza della specie. “Il sesso – scriveva un eminente giornalista – è un dovere che l’uomo ha trasformato in erotismo”.

Che cosa spinge il bufalo indiano a prendersi a cornate con gli altri maschi per raggiungere un amplesso che dura pochi secondi?

Il cervo europeo durante la stagione della riproduzione tra inseguimenti, bramiti, accoppiamenti e lotte, arriva a perdere addirittura il 25% del suo peso, cosicchè il cibo accumulato durante l’anno, sotto forma di grasso, viene in gran parte speso nel breve periodo degli amori. Al maschio del moscerino, il sesso, poi, riserva il massimo della pena. Dopo il rapporto viene mangiato dalla femmina. Per cercare di sfuggire a questo ingrato destino l’epitide maschio si presenta all’appuntamento con un involucro pieno di cibo. Mentre la femmina mangia, lui si accoppia, poi cerca di dileguarsi nel più breve tempo possibile.

Al contrario della maggior parte degli istinti, che mirano alla conservazione del singolo individuo, l’istinto di riproduzione ha chiaramente lo scopo di conservare la specie; senza riproduzione, infatti, qualsiasi forma di vita si estinguerebbe nel giro di poco tempo. La riproduzione, perciò, è una delle funzioni fondamentali dei viventi, perché permette la perpetuazione della specie.

La riproduzione può essere di due tipi: asessuata o sessuata.

La riproduzione asessuata consiste nella formazione di nuovi individui che risultano geneticamente identici a quello che li ha generati. Essa si basa su fenomeni di mitosi, che determinano la divisione di una cellula madre in due cellule figlie. Questo tipo di riproduzione riguarda particolarmente gli animali unicellulari e alcune specie di animali pluricellulari. Rispetto alla riproduzione sessuale ha il grave difetto di fornire individui con lo stesso patrimonio genetico; e ciò diventa un evidente svantaggio in caso di variazioni ambientali (ad esempio cambi climatici, siccità ecc.) o di epidemie. In questi casi, essendo gli individui molto simili, è facile che si verifichi l’estinzione dell’intera specie.

La riproduzione sessuata, invece, si verifica mediante la fusione di due cellule, dette gameti, mediante il processo di fecondazione. Queste cellule, nelle specie con patrimonio genetico diploide (in cui, cioè, vi sono due copie di ciascun gene), sono aploidi e derivano da un processo di meiosi. I gameti non sono geneticamente identici; essi possiedono tutti i geni tipici della specie, ma tali geni possono essere rappresentati da alleli differenti. La fusione di due gameti permette, pertanto, la nascita di un individuo in cui viene ripristinato il corredo genetico diploide e che non risulta identico ad alcun altro individuo.

La riproduzione sessuata, quindi, è molto vantaggiosa in quanto consente una maggior ricchezza e variabilità dei caratteri ereditari nelle popolazioni. In un mondo in cui l’ambiente si modifica di continuo le possibilità di sopravvivenza a lungo termine aumentano se ad ogni generazione i geni si riassorbono in combinazioni diverse, in questo modo danno forma a tanti tipi differenti di corpi, anziché giocarsi tutto su un tipo soltanto. Se un tipo di corpo non riesce a sopravvivere ad un certo cambiamento ambientale, è probabile che un altro tipo possa riuscirvi. Ad esempio, se gli animali che si riproducono per via partenogenetica sono tutti dotati di pelo corto, l’arrivo di un’eventuale glaciazione li eliminerebbe tutti.

Al contrario, gli individui nati per via sessuata, avrebbero il pelo di lunghezza diversa. Il freddo ne eliminerebbe una buona parte, ma sicuramente molti di essi o perché più resistenti al freddo o perché col pelo più lungo, riuscirebbero a sopravvivere.

Questo fattore che, a prima vista, sembra un vantaggio di poco conto, nell’arco di migliaia di anni si è rivelato un elemento fondamentale in quanto ha permesso l’evoluzione della vita sulla terra. Ha fatto sì che, non solo esistesse una grande varietà di animali, ma ha anche portato alla comparsa dell’uomo, che può essere considerato a ragione l’anello più “progredito” della catena evolutiva.


LA RISPOSTA SESSUALE

L’attività sessuale è come il dormire, il mangiare, il combattere. Prima che un individuo si possa impegnare in una di queste forme di comportamento nel suo corpo e nella sua mente devono avvenire importanti mutamenti psichici, chimici e fisiologici. La stimolazione sessuale non si limita all’area genitale, ma coinvolge in una certa misura il funzionamento del corpo intero.

Nel loro volume pionieristico sulla fisiologia sessuale, Masters e Jonhson, hanno diviso la reazione sessuale in 4 fasi successive: eccitamento, plateau, orgasmo e risoluzione. Negli anni successivi questo schema descrittivo ha ottenuto riconoscimenti così vasti da essere incluso in quasi tutte le opere che parlano di sessualità.

A nostro avviso, pur essendo uno studio interessantissimo si limita all’aspetto fisiologico, trascurando quello psicologico. Per studiare la risposta sessuale bisogna partire da più lontano, da come nasce il desiderio sessuale e come si manifesta.

L’impulso sessuale può nascere per effetto di un impulso che può essere sia di tipo interno, che di tipo esterno.

Lo stimolo interno, detto anche endogeno, nasce all’interno della nostra mente spesso sotto la pressione di fattori ormonali (in particolare il testosterone, l’ormone maschile presente anche nella donna). Come il piacere che ricaviamo dal cibo permette al nostro corpo di essere nutrito, assicurandoci la sopravvivenza, così il piacere sessuale è la gratificazione che la natura usa per assicurare la sopravvivenza della specie. In effetti, è il ricordo del piacere provato facendo l’amore a destare spesso in noi il desiderio. In altre parole, gli stimoli interni nascono soprattutto per effetto di fantasie sessuali, che sono riconosciute come il più potente afrodisiaco esistente al mondo.

Lo stimolo è di tipo esterno o esogeno quando nasce per via di una sensazione che ci perviene dal mondo esterno attraverso i nostri 5 sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Per un uomo, ad esempio, la vista di una bella ragazza in minigonna che passa per strada, è un ottimo stimolo esterno; per una donna, la carezza del suo partner sul suo collo potrebbe scatenare il lei una tempesta ormonale capace di sprigionare in lei un forte desiderio di fare l’amore e così via.

Una volta nato, il desiderio sessuale può trovare soddisfazione o restare frustato. Nel secondo caso circostanze esterne ci impediscono di fare il sesso, ad esempio se siamo in luogo pubblico e oppure al lavoro, non possiamo in alcun modo fare l’amore con il partner. In questo caso l’impulso sessuale viene represso. Nel primo caso, se non ci sono ostacoli di nessun genere facciamo sesso.

I successivi 4 stadi sono quelli teorizzati da Masters e Jonhson:

1) Fase di eccitamento, nel corso della quale si ha un aumento del battito cardiaco e della respirazione per far fronte alla maggior richiesta di energia. Si ha un inturgidimento dei capezzoli nella donna e, a mano a mano che il sangue affluisce ai genitali, ha inizio l’erezione del pene e l’ingrossamento della clitoride. Nella donna, poi, la vagina diventa umida per la secrezione di un liquido lubrificante, che ha lo scopo di favorire l’entrata del pene.

2) Fase di mantenimento o plateau. Il sangue continua ad affluire nei genitali, Nell’uomo si ha ancora un aumento delle dimensioni del pene e dei testicoli fino ad arrivare al loro punto massimo, mentre nella donna la clitoride si ritrae leggermente e i tessuti, che circondano la parte esterna della vagina, si gonfiano. Aumenta la sensazione soggettiva di eccitazione. La durata di questa fase può variare sensibilmente a seconda delle persone; a volte, succede che baci, carezze e affettuosità possono mantenere entrambi gli individui in questo stadio per lungo tempo prima che raggiungano l’orgasmo.

3) Fase dell’orgasmo. Nella donna si ha espansione e contrazione alternata delle pareti della vagina. Nell’uomo, invece, le contrazioni dei muscoli provocano l’eiaculazione ed il liquido seminale viene proiettato fuori dell’uretra sotto pressione. In entrambi i sessi si ha una forte sensazione di piacere tipica dell’orgasmo.

La stragrande maggioranza delle donne sono multiorgasmiche, cioè 

sono capaci di avere più orgasmi in successione. Questo, però, non accade sempre o con tutti i partner.

4) Fase di risoluzione. Gli organi ed i tessuti, alcuni lentamente, altri più rapidamente tornano nelle condizioni di “riposo”. Inizia un periodo refrattario, in cui per l’uomo è quasi impossibile avere dei rapporti. Questo periodo, però, varia sensibilmente da pochi minuti ad alcune ore a seconda del sesso, dell’età e delle condizioni di salute del soggetto. Chiaramente è più breve nei giovani.

MECCANISMI FISIOLOGICI

ALLA BASE DELLA PULSIONE SESSUALE

Da che cosa è determinata la pulsione sessuale? In parole povere che cosa è che ci spinge a fare sesso?

Sembra ormai chiaro che la motivazione sessuale abbia origine dall’interazione tra fattori fisiologici e ambientali. In questo paragrafo prenderemo in esame i meccanismi fisiologici che ne sono alla base, mentre nel seguente ci interesseremo degli aspetti psicologici.

Gli ormoni sessuali producono due effetti: 1) determinano al momento della crescita lo sviluppo dei caratteri sessuali maschili o femminili, a seconda dei casi); 2) aiutano ad attivare il comportamento sessuale, specialmente negli animali.

Il comportamento sessuale nei ratti compare soltanto in presenza di ormoni sessuali. Il ratto maschio a cui vengono asportati i testicoli, che producono androgeni, non mostra alcun interesse per le femmine anche se queste si comportano in modo sessualmente stimolante. In modo analogo la femmina del ratto privata delle ovaie, che producono estrogeni, respinge qualsiasi approccio sessuale del maschio. Per ripristinare il comportamento sessuale in entrambi i sessi è sufficiente iniettare nel sangue gli ormoni specifici o ponendo piccole quantità sull’ipotalamo.

Gli studi sui meccanismi fisiologici alla base della pulsione sessuale sono stati in gran parte condotti, come per la fame, su animali in laboratorio. Tuttavia è necessario essere molto cauti ad estendere all’uomo i risultati ottenuti su altre specie. Significative differenze distinguono l’uomo dagli animali nel determinare il comportamento sessuale femminile. Ad es., mentre le femmine di altre specie hanno periodi specifici, determinati da cicli ormonali, in cui sono ricettive e disponibili all’accoppiamento, non è così per le donne. A differenza degli animali nell’uomo il comportamento sessuale è meno controllato dagli ormoni. Nella donna il desiderio sessuale aumenta solo in minima parte con l’ovulazione e su di esso influisce più il testosterone che l’estrogeno. Mentre le femmine di quasi tutte le specie di mammiferi sono motivate al rapporto sessuale soltanto in un periodo specifico del loro ciclo ormonale, ciò non vale per la femmina umana.

La ragione della capacità delle femmine della nostra specie, di provare la pulsione sessuale in qualsiasi momento del ciclo ormonale (rendendo così l’attività sessuale indipendente dai processi biologici della ovulazione e della gravidanza), è quella di favorire la formazione di legami di coppia duraturi. E’ più probabile che un maschio resti accanto ad una femmina potenzialmente interessata al rapporto sessuale in qualsiasi momento, piuttosto che accanto ad una femmina che per lunghi mesi non è disponibile ad accoppiarsi.

Inoltre nelle donne l’interesse sessuale non sembra essere strettamente collegato al livello degli estrogeni, in quanto rimane alto anche dopo l’asportazione delle ovaie. La sensualità delle femmine umane dipende in misura maggiore dagli androgeni segreti dalle ghiandole surrenali. La motivazione sessuale declina solo se queste vengono asportate (Rose, 1972).

Allo stesso modo negli uomini le normali fluttuazioni del livello di testosterone, che varia da individuo ad individuo e da momento a momento, hanno limitate conseguenze sulle pulsioni sessuali. Quando il livello degli androgeni si abbassa, l’interesse sessuale diminuisce, anche se non in modo così rapido e completo come nei ratti. In ogni caso, gli ormoni attivano il desiderio sessuale tramite l’ipotalamo, che individua le variazioni dei livelli di ormoni nel sangue e fa entrare in azione circuiti neurali responsabili dell’eccitazione.

Un’altra importante differenza è che mentre negli altri animali l’accoppiamento è un atto stereotipato, in cui la femmina produce una serie ben definita di posture e il maschio ne produce altre, negli esseri umani l’unico limite alla varietà di modi in cui può avvenire l’accoppiamento è stabilito solo dalla fantasia dei due partner.

Inoltre, nella nostra specie le differenze di comportamento sessuale tra maschi e femmine non sono così marcate come negli altri animali. Le modificazioni fisiologiche che avvengono durante l’eccitazione sessuale e l’orgasmo (Masters et al., 1992) sono analoghe negli uomini e nelle donne. Ad esempio, entrambi i sessi descrivono in modo analogo le sensazioni provate durante l’atto sessuale.

L’unico punto su cui emerge una netta distinzione tra di due sessi, e non potrebbe essere diversamente, è l’oggetto verso cui è diretta la pulsione sessuale. La stragrande maggioranza degli uomini è attratta dalle donne e analogamente quasi tutte le donne sono attratte da uomini. Solo il 4% degli uomini ed il 2% delle donne si dichiara esclusivamente omosessuale; mentre una percentuale molto più alta, è attratta in maniera forte e persistente da entrambi i sessi e quindi ha un comportamento bisessuale.

GLI ASPETTI PSICOLOGICI

ALLA BASE DELLA PULSIONE SESSUALE

Si dice che il cervello sia l’organo sessuale più importante. Numerosi fatti confermano queste affermazioni, ad es. anche chi ha subito danni alla colonna vertebrale da non poter avere più sensazioni genitali prova comunque desideri sessuali. Come abbiamo già accennato precedentemente la motivazione sessuale, analogamente alla fame, dipende sia da fattori biologici, che da stimoli di tipo psicologico. Questi ultimi possono essere sia di tipo esogeno, come le fantasie sessuali (le persone possono raggiungere uno stato di eccitazione non solo attraverso il ricordo di esperienze sessuali, ma anche attraverso fantasie che non corrispondono necessariamente a comportamenti reali), sia di tipo endogeno, ciò avviene quando si viene a contatto con stimoli esterni tramite la vista, l’udito, la lettura ecc..

Non sono da trascurare i sogni, che hanno un forte potenziale sessuale. Quasi tutti gli uomini e la maggioranza delle donne fanno sogni con contenuto sessuale esplicito che li porta a raggiungere l’orgasmo.


Il più efficace stimolo dell’eccitazione sessuale è la previsione dell’attività sessuale eccitante e piacevole. Questa anticipazione rende più eccitante il contatto sessuale stesso: la vista del partner e il contatto della sua pelle contro la propria, diventa intensamente piacevole. Perciò l’eccitazione sessuale si autoalimenta.

Nel maschio, sessualmente maturo, l’eccitamento può essere provocato da una grande varietà di stimoli. La maggior parte degli uomini si eccita alla vista o al contatto con una partner nuda, anche se l’erezione può essere provocata da altri stimoli esterni o dall’osservazione di altre persone in situazioni erotiche. Molte eccitanti possono essere anche altre situazioni più sofisticate come la voce e le maniere di una donna attraente, la vista di biancheria intima sexy o la sensazione di un profumo dolcemente femminile.

Anche per la donna lo stimolo più efficace per l’eccitazione è l’anticipazione di un incontro amoroso che si presume piacevole, soprattutto se c’è contatto con il partner.

Nonostante sia uomini che donne rispondono fondamentalmente agli stessi tipi di stimoli sia visivi che tattili, tuttavia alcune differenze sono emerse da varie ricerche. Schmidt e Sigush (1970) studiarono gli atteggiamenti e le risposte sessuali di 50 uomini e donne verso gli stimoli sessuali. Ai soggetti furono mostrate sia fotografie di coppie in situazioni romantiche che mostravano scambi di affettuosità e baci, sia foto in situazioni esplicitamente sessuali che mostravano il coito. La maggior parte delle donne riferì di trovare disgustose le foto sessualmente esplicite, mentre trovavano eccitati le foto delle situazioni romantiche, specialmente se leggermente erotiche. 

Le forme del corpo femminile più arrotondate rispetto a quelle maschili, il modo di vestire, di portare i capelli ecc., sono ottimi richiami sessuali per l’uomo. 

Gli uomini, invece, trovavano eccitanti le foto esplicite, mentre si mostrarono poco interessati alle foto romantiche. Altri dati, questa volta forniti da Playgirl, una rivista che pubblica foto di uomini nudi, hanno confermato questa tendenza. In un’intervista, il direttore, ha dichiarato che le foto che provocavano un maggior numero di lettere di ammirazione da parte delle lettrici erano quelle che raffiguravano l’uomo in una scena che sembrava raccontare “una storia”. Per molte donne la storia romantica sembra importante nel fornire eccitazione sessuale. In effetti, mentre il maschio è più attento alla sessualità, la donna vede il rapporto più all’interno di una relazione affettuosa.

Naturalmente sono risultati da prendere con prudenza, in quanto potrebbero essere notevolmente influenzati da condizionamenti etici e sociali. Nella nostra società alle donne viene insegnato fin da piccole che è sconveniente mostrare interesse per i materiali erotici.

In ultimo, non è da trascurare che, come è stato più volte osservato, l’ambiente può influenzare i livelli di testosterone. L’attività sessuale ne alza i livelli, mentre lo stress li abbassa. Anche la previsione di un atto sessuale può influire sulla secrezione di testosterone. “Un osservatore (Anonymous, 1970) che lavorava su un’isola remota, lontano da qualsiasi donna, misurò la crescita della propria barba ogni giorno radendosi con un rasoio elettrico e pesando i peli tagliati. Immediatamente prima del suo viaggio periodico a Londra, la sua barba cresceva più rapidamente. Poiché la velocità di crescita della barba dipende dai livelli di testosterone, l’anticipazione dell’attività sessuale a Londra aumentava, a quanto pare, la sua produzione di testosterone.” Carlson, 1994. Chiaramente il testosterone influenza la pulsione sessuale, ma non determina l’oggetto del desiderio sessuale.

GLI STIMOLI ESTERNI

Se le strutture cerebrali attivate dagli ormoni sessuali costituiscono il potenziale fisiologico della pulsione, il suo effettivo insorgere dipende da stimolazioni sensoriali. Nella maggior parte delle specie animali esistono strutture anatomiche o comportamenti particolari che stimolano l’interesse sessuale di potenziali partner. Ne sono esempi le lunghissime penne della coda che il pavone apre a ventaglio per eccitare le femmina o il rigonfiamento rossastro su deretano esibito dalle femmine di scimpanzé in estro.

E’ grosso modo lo stesso per l’uomo, la diversità dei genitali, le
forme del corpo femminile più arrotondate rispetto a quelle maschili, ilmodo di vestire, di portare i capelli ecc. sono tutti ottimi richiami sessuali. I canoni della bellezza e la varietà degli stimoli, naturalmente non solo differiscono da cultura a cultura (ad esempio, in certe parti dell’Africa gli uomini che esibiscono particolari tatuaggi sono ritenuti molto attraenti), ma da individuo ad individuo. Ad esempio, ci sono uomini che trovano attraenti le donne magre ed alte, mentre altri preferiscono quelle formose e rotondette.

Ma come si acquisisce l’istinto sessuale? Quali sono i fattori ambientali che influiscono sull’apprendimento dei comportamenti sessuali? Che cosa fa sì che uno stimolo esterno diventi uno stimolo erotico?

La maggiore parte degli psicologi, quando cerca di spiegare i comportamenti sessuali, prende come punto di riferimento la teoria psicanalitica o gli studi di Freud. Non è un approccio corretto. Per comprendere bene la sessualità umana è, invece, necessario rifarsi ai teorici comportamentali, in particolare bisogna studiare con attenzione il condizionamento classico, il condizionamento operante e il modelling. Secondo due autorevoli studiosi dell’apprendimento sociale, infatti, A. Bandura e W. Mischell, l’apprendimento dei comportamenti sessuali trova una spiegazione nell’imitazione e nel rinforzo. Ne riparleremo nel prossimo paragrafo.

IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO

Lo studioso russo Ivan Pavlov (1849-1936) quando condusse le sue famose ricerche sui riflessi condizionati, aveva circa 50 anni e aveva già vinto un premio Nobel per i suoi studi sui riflessi coinvolti nella digestione. In queste ricerche Pavlov aveva scoperto, per mezzo di cateteri permanenti che raccoglievano la saliva ed i succhi gastrici, che la saliva prodotta dai cani variava a seconda dell’appetibilità del cibo messo loro in bocca. Un pezzo di carne succulenta stimolava la produzione di una saliva molto densa, mentre un pezzo di pane secco una saliva più acquosa.

Nel suo studio si era imbattuto in una grossa difficoltà. I cani quasi sempre iniziavano a salivare prima di ricevere il cibo. I segnali che precedevano l’offerta di cibo, i suoni o i gesti che accompagnavano l’evento o la vista del cibo stesso, erano in grado di preannunciare il pasto imminente e provocano in loro salivazione.


All’inizio Pavlov vide il fenomeno, che chiamò secrezione psichica, come un ostacolo ai suoi esperimenti, ma poi decise di studiarlo più a fondo. Tutto ciò lo portò a pianificare i suoi esperimenti. In una sua famosissima ricerca faceva sentire ad un cane il suono di un campanello e, poi, gli dava del cibo; col passare del tempo si creò un’associazione tra suono e cibo, cosicché l’animale salivava appena sentiva il rumore del campanello, anche se non gli veniva dato alcun pezzo di carne.

Anche se lo studioso russo si guardò bene dall’applicare i risultati delle sue scoperte agli uomini, non è difficile osservare lo stesso fenomeno su noi stessi. Se, all’ora di pranzo, passiamo davanti ad un ristorante e sentiamo un buon odore, potete star certi che ciò risveglierà in noi un robusto appetito. Se passando davanti ad una vetrina di un negozio, notiamo della biancheria intima femminile sexy, è facile che ciò ci faccia pensare ad una bella donna ed ecco risvegliarsi in noi assopiti impulsi sessuali.

A distanza di alcuni anni in America un altro studioso, B. Watson (1913), che fu uno dei primi psicologi occidentali a studiare l’apprendimento avvalendosi del metodi di Pavlov, giunse a risultati analoghi. Con un esperimento, diventato ormai un classico della psicologia, dimostrò che si potevano indurre paure specifiche anche negli esseri umani. Condizionò un bambino, di nome Albert, ad aver paura dei ratti bianchi associando alla loro presentazione un forte rumore.

In pratica era lo stesso esperimento di Pavlov. Ogni volta che il piccolo Albert vedeva un ratto bianco, lo studioso provocava un forte rumore, cosicché il bambino imparò ad associare le due cose e, ad un certo punto, incominciò ad avere paura dei ratti, anche se la loro presenza non era accompagnata da alcun rumore. Questo tipo di comportamento fu chiamato riflesso condizionato, in quanto era una risposta automatica al verificarsi di un certo evento.

Le condizioni necessarie affinché si verifichi il riflesso condizionato, cioè che si costituisca un’associazione tra stimolo e risposta, sono essenzialmente due:

1) Vicinanza temporale tra due stimoli. Se erano troppo lontani, cioè se tra l’uno e l’altro trascorreva troppo tempo, non si verificava nessuna associazione.

2) Ripetizione più volte dello stimolo, in modo che si potesse creare un’associazione tra i due stimoli.

Condusse analoghi esperimenti Thorndike (1898), che in parte continuò l’opera di Watson. Chiuse in una “scatola-problema”, da lui progettata, un gatto. Questo poteva raggiungere il cibo, che si trovava fuori bene in vista, solo se faceva scattare certe leve o serrature. Lo studioso osservò che, all’inizio, si comportava in modo del tutto casuale: miagolava, mordeva, graffiava o tentava di passare attraverso le sbarre. Queste azioni, però, scomparivano, man mano che imparava quali comportamenti lo avrebbe fatto uscire dalla gabbia in cui era rinchiuso. Cioè procedeva per tentativi. Appena scopriva che un certo comportamento non aveva alcun effetto per farlo uscire ed ottenere il cibo, lo abbandonava. Al contrario, quando certi suoi movimenti avevano il potere di far aprire la gabbia, li memorizzava. Si verificava quello che, poi, sarà chiamato l’apprendimento per prove ed errori.

Il condizionamento, come abbiamo visto nel caso del piccolo Albert, agisce altrettanto bene, se invece di un rinforzo piacevole, si usa una punizione. In questo caso si parla di condizionamento classico aversivo. Se al suono di un campanello si fa seguire una scarica elettrica, l’animale cercherà in tutti i modi di evitarla, cioè produrrà delle risposte, come si dice in gergo, di evitamento.

In altri esperimenti l’équipe di Pavlov notò che il cane, dopo essere stato condizionato a rispondere al suono del campanello, rispondeva bene anche a campanelli di tipo differente, persino ad un cicalino. In effetti la risposta condizionata veniva estesa anche a stimoli analoghi o simili. Anche negli esperimenti di Watson, il piccolo Albert generalizzò ad altri oggetti la paura dei ratti bianchi. Incominciò ad avere paura anche dei conigli bianchi, persino di asciugamani bianchi “accartocciati” in modo da sembrare dei ratti, cioè dimostrò di avere paura di tutto ciò che aveva una pronunciata rassomiglianza con i piccoli roditori.

Lo studioso russo notò che c’è un limite oltre il quale non avviene 
più la generalizzazione, cioè oltre il quale non si verifica più la risposta condizionata. Se uno stimolo, infatti, è troppo diverso da quello condizionato, non si ha più alcuna reazione. Se al posto del campanello si produceva un suono molto diverso, il cane non aveva alcuna salivazione. Quindi, la discriminazione è la capacità di distinguere tra stimoli condizionati ed altri stimoli analoghi. Come la generalizzazione, anche l’abilità di discriminare è finalizzata alla sopravvivenza. Stimoli diversi possono richiedere risposte diverse: uno può significare cibo, un altro pericolo; perciò essere capaci di distinguerli è estremamente importante.

Condizionamento per approssimazioni successive. Può succedere che si debba aspettare a lungo prima che un ratto non addestrato, premi una certa leva. Per accelerare il processo, un altro studioso, Skinner, introdusse una tecnica chiamata: “modellamento”. Dava al ratto una pallina di cibo ogni qual volta questo si avvicinava alla leva che doveva abbassare per avere cibo. Una volta che il ratto, per avere più cibo, imparava a trascorrere molto tempo nei pressi della leva, lo studioso lo premiava solo se questo toccava la parete vicino alla leva e così via, finché l’animale non apprendeva ad abbassare la leva da solo, per far scendere una pallina di cibo. In effetti, ricompensava tutti i comportamenti che si avvicinavano di più a quello desiderato, ignorando gli altri.

Con questo metodo, chiamato anche delle “approssimazioni successive”, produceva l’abbassamento della leva molto prima di quello consistente nell’aspettare che il ratto premesse per caso la leva. Questo metodo è particolarmente utile quando ci sono pochissime possibilità che la risposta desiderata possa aver luogo per caso o in modo fortuito. Ad esempio, Skinner, una volta, intrattenne i suoi ospiti in un party, condizionando un cane a salire su una scala a pioli. Se avesse dovuto aspettare che il cane l’avesse fatto spontaneamente, per poi rinforzarlo, sicuramente avrebbe dovuto aspettare un bel po’.

Un modo analogo per realizzare il condizionamento operante è quello di dividere un’azione complessa in azioni più semplici. Si insegna per prima all’animale a fare le singole azioni rinforzandole ogni volta, successivamente gli si chiede di farle in corretta successione. Su questo tipo di condizionamento per approssimazioni successive si basa l’addestramento degli animali. Ad esempio, è piuttosto difficile 

far apprendere ad un cagnolino, in una sola volta, a prendere una bacchetta da un tavolino, a fargli fare il giro dell’arena e poi darla al prestigiatore, ma se si scompone tale addestramento in tre azioni e gliele si insegnano una alla volta, sarà tutto più semplice.

Questo metodo è applicabile anche all’uomo. Se si vuole, ad esempio, insegnare ad un ritardato mentale a pulirsi i denti, è opportuno scomporre quest’azione, in diverse “unità di apprendimento”. Gli si insegnerà prima ad usare lo spazzolino, poi a metterci su il dentifricio, poi a spazzolare i denti e così via.

CONDIZIONAMENTO CLASSICO E SESSUALITA’

Noi esseri umani siamo dotati di una straordinaria capacità: quella di provare piacere. Capacità che deve essere venuta modellandosi nel corso dell’evoluzione perché contribuiva a promuovere la sopravvivenza e la riproduzione. Vi sono piaceri di cui è facile vedere quale possa essere l’influenza positiva sulle possibilità di sopravvivenza e riproduzione, come il piacere che ci dà il buon cibo e l’acqua quando siamo assetati ed altri il cui scopo è meno evidente come il piacere di stare in compagnia di buoni amici o la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro.

E’ evidente che il piacere che noi proviamo nell’atto sessuale o nello scambiarci delle affettuosità con un partner di sesso opposto è il rinforzo che la natura ha “inventato” per indurci a riprodurre. E’ chiaro che, almeno nella loro componente psicologica, i comportamenti sessuali si basano in gran parte sul condizionamento classico e operante. Se vediamo per strada una bella donna, specialmente se questa è vestita in modo sexy, ecco nascere in noi una pulsione sessuale. Siamo predisposti naturalmente affinché la presenza di un partner di sesso opposto di piacevole aspetto faccia nascere in noi degli impulsi sessuali. Talvolta queste forme di condizionamento, portate all’estremo, possono dare luogo a perversioni sessuali.

Ecco un caso citato da P. Daco (1965). “X era un uomo di 52 anni. All’età di 12 anni insieme ad alcuni amici giocava agli indiani. X era in testa camminando a carponi arrivò in un bosco di cespugli radi. Il suo modo di avanzare strisciando sul suolo produsse una erezione e una profonda sensazione agli organi genitali, nel medesimo tempo i suoi occhi si posavano per caso sulle scarpe di una bambina ferma qualche passo dal posto in cui era giunto. Il ragazzo aveva trovato piacevole la sensazione provata. Ma essa era legata ad una visione: scarpe femminili.

Otto giorni più tardi, per riprovare al stessa sensazione provò a masturbarsi, ma senza risultato. Allora immaginò la scena che aveva visto e si produsse la stessa sensazione. X continuò così per anni. All’età di 15 anni praticava la masturbazione guardando le scarpe, rubate a sua sorella. Arrivò all’età adulta interessandosi ad una sola cosa: le scarpe da donna.” “A cinquantadue anni, celibe, pieno di vergogna, possedeva una collezione di calzature femminili e non aveva avuto il benché più piccolo rapporto sessuale con una donna.”

Quello che sorprende è che siamo sensibili ad un grandissimo numero di stimoli, in pratica tutto ciò che è associabile in qualche modo al sesso può diventare una fonte di eccitazione per noi: foto di nudi, biancheria intima femminile, un profumo, una carezza, dei sospiri di una persona in orgasmo ecc.. Ci sono uomini che si eccitano soltanto con la sensazione dell’acqua calda che scorre sul loro corpo e quando fanno la doccia hanno un’erezione. Qualsiasi cosa associata al sesso che causa in noi una sensazione piacevole può diventare una fonte di eccitazione.

Di solito, siamo più sensibili agli stimoli visivi, in particolare la vista del nudo, ma anche il tatto ha un parte fondamentale. Gli altri sensi, di solito, contribuiscono in misura minore. Ovviamente ciò che è sessualmente eccitabile per una persona, non lo può essere per un’altra e viceversa.

Molto interessante è il condizionamento per approssimazioni successive. E’ evidente che molti comportamenti sessuali, anche patologici, sono acquisiti così. Spesso i pedofili incominciano con bambine di 12-13 anni, abbastanza grandi e sviluppate da suscitare eccitazione anche nella maggioranza degli uomini, poi a poco a poco, con il passar del tempo la loro insana passione ha un’estensione verso il basso (arrivando ad abusare di bambine piccolissime anche di 3 – 4 anni). Analogamente un feticista può iniziare con manifestare preferenza verso le donne che indossano uno slip bianco, poi col tempo la donna “scompare” ed essi finiscono per eccitarsi solo con gli slip.

E’ incredibile il “percorso sessuale” che si può fare. Si può incominciare con qualche gioco innocente, ad es. usando delle manette di plastica quando si fa l’amore, e diventare nel giro di alcuni anni dei pazzi sadici (o dei masochisti). Si può diventare gay anche in questo modo. Un rapporto casuale, una sensazione piacevole che funge da rinforzo ed ecco che a poco alla volta si crea una tendenza.

La cosa più interessante di questo fenomeno è che lo stimolo una volta che si è creata un’associazione nuova (dovuta a condizionamento classico o operante) si presenterà direttamente nella nuova forma. Ad esempio, all’inizio il feticista per eccitarsi ha bisogno non solo degli slip, ma anche della donna. Ma dopo un po’ di tempo, l’immagine che lo ecciterà non sarà più quello della donna che indossa tale indumento, ma direttamente quella dello slip. Cioè, ad un certo punto, la donna scompare per lasciare il posto solo al feticcio.

Tuttavia, è bene far presente che l’esperienza di condizionamento si verifica con successo solo per le cose per cui siamo predisposti, non con tutti i comportamenti o con tutti gli oggetti possibili. Non è molto difficile condizionare un uomo ad eccitarsi alla vista di indumenti intimi femminili, ma lo sarà certamente se cercheremo di condizionarlo alla vista di un fiore. Certi oggetti sono in modo così evidente “asessuali” che non c’è “condizionamento che tenga”.

Altro esempio, sarà difficile che un uomo che si masturba per mesi con una cipolla in mano, alla fine si ecciti soltanto toccando tale vegetale. Il condizionamento si verifica sempre e solo con cose che hanno una stretta relazione con il sesso.

Ma i modelli di apprendimento, non si limitano al condizionamento classico o operante, ne esistono ben 4. Vediamo rapidamente anche gli altri 3.

L’APPRENDIMENTO PER OSSERVAZIONE

Un altro studioso, sempre di orientamento comportamentista, A. Bandura, ha osservato che esiste un secondo modo per apprendere: l’apprendimento per osservazione o per imitazione. Lo studioso americano compì un esperimento che diventò ben presto famoso. Un bambino, mentre era impegnato in un’interessante attività, assistette alla scena di un adulto che improvvisamente, tralasciando quello che stava facendo, assalì per ben 10 minuti con calci e pugni una bambola di gomma gonfiata. Successivamente vennero portati al bambino dei giocattoli molto interessanti. Questi, ovviamente, si mise a giocare con spiegabile euforia. Ma dopo 10 minuti entrò lo sperimentatore e gli disse che doveva portare via tutti i giocattoli in un’altra stanza, causandogli così una forte frustrazione.

Quando lo sperimentatore andò via con tutti i giocattoli ed il bambino restò solo, dopo qualche minuto si scagliò contro la bambola gonfiabile assalendola con pugni e calci come aveva visto fare all’adulto nella scena precedente. In effetti, il bambino aveva appreso dall’adulto, che aveva visto in precedenza, un modo per scaricare la sua aggressività.

L’apprendimento per osservazione è il modo con cui i figli apprendono tante cose dai genitori. Ed è anche il sistema con cui assimiliamo gli apprendimenti non verbali, come danzare, fare ginnastica, nuotare, andare in bicicletta ecc.. Tutte cose che impariamo vedendole fare prima agli altri.

E’ il metodo con cui si sono diffuse e generalizzate le invenzioni o i comportamenti più vantaggiosi, scoperti per caso da qualcuno. E’ probabile che la maggior parte degli uomini abbia imparato ad accendere il fuoco, vedendolo fare agli altri, piuttosto che scoprirlo da solo. E’ sicuramente con questo metodo, ad esempio, che alcune specie di scimmie hanno imparato a lavare la frutta. Un giorno ad un macaco giapponese cadde in acqua una patata dolce che stava mangiando. La raccolse e l’addentò. Scoprì che lavata aveva un gusto migliore. Da quel giorno il giovane macaco prese l’abitudine di lavare le patate prima di mangiarle. Altri membri del gruppo lo videro e lo imitarono. Poco alla volta il comportamento si è generalizzato fino a diventare parte del patrimonio comportamentale dei macachi che vivono in quella regione.

L’apprendimento per osservazione ha un ruolo importante, anche se non come il condizionamento classico, anche nell’acquisizione dei comportamenti sessuali. Noi impariamo a fare l’amore anche imitando gli altri. E’ vero che poche persone, anche perché le norme sociali impongono che i contatti sessuali avvengano nella più completa privacy, impara a fare il sesso guardando gli altri mentre fanno l’amore, ma come abbiamo detto la motivazione sessuale non comprende solo l’atto sessuale vero e proprio. Impariamo dagli altri anche i modi di corteggiare una donna, i gesti affettuosi, le parole da usare in certi momenti ecc.. Inoltre, bisogna considerare che ai nostri giorni i film (per non parlare delle cassette porno) sono pieni di scene di sesso.

L’APPRENDIMENTO PER INTUIZIONE

I due tipi di apprendimento, che abbiamo preso in esame, cioè quello per tentativi e quello per imitazione, furono soprattutto il frutto delle ricerche dei teorici comportamentali. Studi che, però, furono messi in dubbio dagli psicologi della Gestalt in quanto, secondo questi studiosi, non spiegavano in modo esauriente un processo complesso come quello dell’apprendimento. Essi criticarono severamente gli studi di Pavlov o di Thorndike, in quanto nei loro esperimenti davano ben poche possibilità all’animale di mettere in evidenza comportamenti più creativi o più intuitivi. L’apprendimento osservato nei loro esperimenti era troppo meccanico, un susseguirsi di stimolo-risposte senza che in alcun modo fossero messe in evidenza capacità di ragionamento. Le cose nella realtà, sempre secondo questi studiosi, stavano diversamente.

Cercando di capire come mai certi animali riuscivano a risolvere situazioni problematiche con tale rapidità da escludere l’ipotesi di una soluzione per prove ed errori, individuarono il terzo modo con cui è possibile apprendere: l’apprendimento per insight.

Uno di questi studiosi, W. Kohler, condusse una serie di esperimenti con gli scimpanzé, che possono essere considerati, ormai, dei classici della psicologia. Mise uno di questi animali, di nome Sultano, in una gabbia e fuori di essa delle banane, in modo che lo scimpanzé non potesse raggiungerle allungando le mani. Il problema era risolvibile soltanto aiutandosi con due bastoni, uno più lungo ed uno più corto, posti ad una certa distanza della gabbia. Dopo aver cercato invano una soluzione ed aver fatto vari tentativi inutili, ad un certo punto, Sultano ebbe l’intuizione giusta. Con il bastone più piccolo, prese quello più lungo e con quest’ultimo riuscì ad avvicinare le banane alla gabbia, finché non fu in grado di prenderle con la mano.

Lo studioso osservò che l’azione si era svolta improvvisamente, dopo un intervallo di esitazione e di dubbio (guardandosi intorno) e, quindi, era dovuta ad un vero e proprio atto intuitivo o insight. Nell’apprendimento per intuizione, quindi, le cose cambiano sensibilmente. Non si tratta più di processo passivo, meccanico, come quello studia

to dai teorici comportamentali, ma di un processo attivo, in cui l’informazione non solo è recepita, ma è anche rielaborata.

Tale concetto, anche se fu teorizzato dagli psicologi della Gestalt, fu ripreso in seguito da altri studiosi di ispirazione cognitivista. J. Piaget, L. Vygotskij, J. Bruner, U. Neisser ed altri ancora, ciascuno approfondendo settori diversi nell’ambito dello stesso grande tema, hanno descritto l’apprendimento sempre come un processo costruttivo: “l’individuo non accumula meccanicamente o per effetto di condizionamenti le informazioni, ma le costruisce passo per passo nel tempo, interpretandole, organizzandole tra di loro e assegnandovi un significato del tutto personale”. In altre parole l’apprendimento non è solo il risultato di fattori ambientali, ma è il risultato dell’interazione tra fattori interni e fattori esterni. Non è importante solo ciò che ci viene proposto (gli input), ma anche gli eventi interni (quello che pensiamo e sentiamo).

Anche se i comportamenti sessuali sono in massima parte il frutto di condizionamenti, tuttavia il loro apprendimento non è assolutamente un fatto puramente meccanico. Noi esseri umani non siamo delle scimmie, siamo dotati di intelligenza e della capacità di inferire sui nostri comportamenti, perciò spesso ci rendiamo conto delle ragioni, inconsce e non, che sottostanno alle nostre azioni. Il più delle volte, ad es., il feticista, si rende conto che la sua è una forma di sessualità deviata e non di rado tenta, di “resistere” a questa sua “inclinazione”. Un altro esempio sono quelle persone che coscienti della loro sessualità deviata si rivolgono ad uno psicoterapeuta.

In effetti, spesso siamo coscienti dei nostri comportamenti sessuali e cerchiamo di agire su di essi basandoci sulla nostra cultura e sulle nostre capacità intellettive. In conclusione, i nostri comportamenti sessuali, almeno in parte sono anche il risultato, del nostro modo di pensare e ragionare, cioè il frutto di atti di intelligenza.

L’APPRENDIMENTO PER RICEZIONE

Quest’ultimo tipo di apprendimento, chiamato anche apprendimento insegnato, si ha quando le informazioni passano volontariamente (a differenza di quello per osservazione, in cui anche se si ha un passaggio di informazioni non c’è intenzionalità) da una persona all’altra, ad es. da padre in figlio o da insegnante ad allievo. Però, si faccia attenzione, non è strettamente necessaria la presenza fisica di un “tutore” (cioè di un “trasmettitore” di dati), anche la lettura di un libro o di un giornale è un apprendimento per ricezione, in quando in questo caso il “travaso” di notizie si ha dal libro al lettore.

Al contrario di quello che può sembrare non è un metodo moderno, introdotto in questi ultimi secoli, è un sistema vecchio quanto il mondo. L’uomo primitivo, già nella preistoria, insegnava al figlio a cacciare, a costruire una capanna con i rami, a scuoiare un animale per utilizzarne la pelliccia ecc..

Viviamo nel XXI secolo dove la maggior parte dei nostri comportamenti e delle nostre conoscenze sono apprese dalle agenzie educative, prima di tutto la famiglia e la scuola. Allo stesso modo che impariamo tante cose sul sistema solare o sulla storia della nazione in cui viviamo, apprendiamo anche tante cose sul sesso.

Oggi l’educazione sessuale è entrata a far parte delle materie di studio di tutte le scuole che vogliono definirsi moderne. Inoltre, non è più come una volta quando i genitori evitavano ogni discorso su “certi argomenti”. La prima educazione sessuale, infatti, le nuove generazioni la ricevono proprio in famiglia.

A tutto ciò bisogna aggiungere le conoscenze che attingiamo dai mass media (le trasmissioni su argomenti attinenti il sesso hanno quasi sempre buoni indici di ascolto), lo scambio di idee tra coetanei, la lettura di libri e riviste ecc.. Tutte queste informazioni finiscono per influenzare il nostro modo di agire e di comportarci. Ad es. oggi la maggior parte dei giovani quando fa l’amore, con una ragazza che conosce da poco, usa il preservativo per paura dell’AIDS.

In ultimo per capire in pieno la sessualità bisogna tenere conto dei contributi degli psicologi cognitivisti. La cosa fondamentale che ci hanno insegnato è che il nostro modo di pensare, i nostri concetti di base si riflettono sui nostri comportamenti. Con un esempio riusciremo ad essere sufficientemente chiari. Se, ad esempio, una donna è convinta che il sesso sia una cosa sporca, da fare al buio nella segretezza delle mura domestiche e solo per generare dei bambini, non è difficile che soffra di vaginismo o di frigidità. Se una persona continua ad ignorare le sue esigenze affettivo-sessuali per dedicarsi totalmente al lavoro per raggiungere obiettivi di successo, quasi sicuramente diventerà un individuo represso e frustrato.

L’altro importante contributo dei teorici cognitivisti è questo: la sessualità è il risultato dell’interazione tra fattori interni ed esterni. Ragionare solo in termini di condizionamenti, rinforzi e stimoli non è sufficiente a spiegare i comportamenti sessuali, è importante anche come questa persona reagisce agli stimoli. Ad esempio, non tutte le persone che fanno piacevoli esperienze di “condizionamenti” con indumenti intimi femminili diventano poi feticisti. L’ambiente è importante, ma anche ciò che l’individuo ha dentro. E’ solo l’interazione del mondo esterno con quello interiore a determinare la nostra personalità e quindi la nostra sessualità. Altro esempio, se due persone spinte da certe circostanze esterne (ad es. perché sono entrambe in prigione) hanno un’esperienza di omosessualità possono reagire in maniera molto diversa. Una può trovarla piacevole ed imboccare la strada dell’omosessualità o della bisessualità. La seconda persona può restare talmente disgustato dal guardarsi bene dall’avere rapporti sessuali con persone del stesso sesso per il resto della sua vita.

IN CONCLUSIONE.

I comportamenti sessuali in parte sono determinati geneticamente o sono il risultato di equilibri ormonali, in parte sono appresi per apprendimento come sostengono giustamente i teorici comportamentali, come A. Bandura e W. Mischel, che trovano una spiegazione nell’imitazione e nel rinforzo. “E’ chiaro che i bambini imparano di tutto osservando gli altri: i comportamenti inappropriati (azioni che non eseguiranno mai) e quelli adeguati, che compiranno ogni giorno. Le bambine imparano che i fratellini urinano in piedi ed i maschi come fanno le sorelle a farsi le trecce. Questi comportamenti verranno, poi, effettivamente imitati se saranno rinforzati da ricompense o da punizioni” G. Lindzey, 1988.

Una prova che, le modalità di espletamento dei comportamenti sessuali, sono in gran parte apprese ci deriva dal fatto che esse variano notevolmente da popolo a popolo. “L’antropologia dimostra che i 

modelli del comportamento sessuale variano ampiamente da un gruppo culturale all’altro” D. S. Marshall, 1975. In alcune culture, ad esempio, l’omosessualità è approvata o è tollerata con benevolenza, in altre è fermamente condannata (Davenport, 1965); in alcune parti del mondo i figli possono assistere alle attività sessuali dei genitori e gli adolescenti vengono incoraggiati alla sperimentazione sessuale, mentre in altri questi comportamenti sono interdetti (Marshall, 1971); persino la frequenza dei rapporti sessuali può variare a seconda dei modelli culturali; tra i Mangaia, un popolo che vive nel Pacifico Meridionale, gli adolescenti hanno rapporti sessuali ogni notte e in media tre orgasmi per notte (Hyde, 1979), mentre sull’isola di Ines Beag, al largo della costa irlandese, le donne riferiscono di non avere mai orgasmi (Messinger, 1971).

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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