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GARGIONE

L’eiaculazione precoce e gli altri disturbi sessuali, Prima Parte…

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 GIANNI GARGIONE

 UN VIAGGIO

TROPPO BREVE

L’eiaculazione precoce

e gli altri disturbi sessuali. 

INDICE

CAPITOLO I

La riproduzione 7

L’istinto sessuale 7

I meccanismi fisiologici alla base

della pulsione sessuale 10

I meccanismi psicologici 12

Il condizionamento classico 14

Condizionamento classico e sessualità 18

L’apprendimento per osservazione 20

L’apprendimento per intuizione 22

L’apprendimento per insight e sessualità 23

L’apprendimento per ricezione 24

Le ricerche scientifiche sul comportamento sessuale 25

CAPITOLO II

Le disfunzioni sessuali 27

Il ciclo di risposta sessuale umana 27

Teorie generali sulle disfunzioni sessuali 29

I disturbi del desiderio sessuale 31

I disturbi dell’eccitazione sessuale 34

Il disturbo maschile dell’erezione 35

Le disfunzioni sessuali femminili (frigidità) 42

Il disturbo dell’eccitazione sessuale femminile 43 

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 Il vaginismo 50

I disturbi dell’orgasmo femminile 54

L’eiaculazione precoce 61

L’eiaculazione ritardata 73

La masturbazione 77

CAPITOLO III

Disturbi dell’identità di genere 79

Aspetti storici 83

L’omosessualità è un disturbo? 84

Cause dell’omosessualità 87

Il transessualismo 95

Il travestitismo 96

L’omosessualità femminile 97

CAPITOLO IV

Le parafilie (perversioni sessuali) 101

Eziologia delle parafilie 102

Le difese naturali 107

Le ragioni di una preferenza 108

La pedofilia 110

Il feticismo 114

Il feticismo di travestitismo 117

Il voyeurismo 118

Sadismo e masochismo sessuale 121

La zoofilia 125 

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CAPITOLO I

LA RIPRODUZIONE

“La vita – diceva il famoso poeta inglese T. S. Eliot – in fondo è nascere, copulare e morire”. Ogni essere vivente sulla terra, dal piccolo filo d’erba all’animale più evoluto e complesso, ha due esigenze fondamentali: cibo e riproduzione. Cibo, per mantenere in vita se stessi e riproduzione, per assicurare la sopravvivenza alla propria specie e trasmettere la vita ad altri individui.

Al contrario della maggior parte degli istinti, che mirano alla conservazione del singolo individuo, l’istinto di riproduzione ha chiaramente lo scopo di conservare la specie; senza riproduzione, infatti, qualsiasi forma di vita si estinguerebbe nel giro di poco tempo. La competizione per la vita, infatti, non è solo tra i singoli individui, ma anche tra le diverse specie in eterna rivalità per le risorse del pianeta.

L’ISTINTO SESSUALE

Il comportamento è uno schema di comportamento predeterminato, cioè su base genetica o, invece, appreso, cioè frutto di condizionamenti ambientali?

Le due ipotesi per lungo tempo si sono affrontate, oggi sembra evidente che entrambe le posizioni hanno una parte di vero. Per istinto, perciò, non si deve intendere uno schema innato di comportamento su base genetica (quindi, immodificabile con l’apprendimento), ma una tendenza comportamentale in parte innata e in parte appresa.

Gli insetti, quando nascono, sanno già tutto o quasi quello che serve loro. Non hanno bisogno di imparare come comportarsi o cosa fare. Il loro programma genetico dice loro come agire in tutte le situazioni. Hanno comportamenti che possiamo definire condizionati, ad ogni stimolo segue una certa risposta, senza possibilità di scelta o di ragionamento. 

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 In passato, si è pensato che fosse lo stesso per tutti gli animali. Poi si è scoperto che, invece, molti di essi, soprattutto gli animali superiori, erano capaci di apprendere. Non solo, ma si è visto che alcuni animali (in particolare i primati) dimostravano di possedere delle forme di intelligenza, cioè erano in grado di risolvere dei problemi. Oggi è opinione comune che la maggior parte degli animali possiede dei patrimoni di conoscenze acquisite con l’apprendimento, che si tramanda da una generazione all’altra. Mamma leonessa non insegna, forse, ai giovani leoncini a cacciare o dove trovare l’acqua?

Quello che negli animali succede in modo limitato e per un piccolo numero di comportamenti, nell’uomo è, invece, più generalizzato nel senso che riguarda la maggior parte dei comportamenti. Ma non è l’unica differenza, al contrario degli animali, in gran parte guidati da schemi prefissati, l’uomo ha evoluto la propria cultura non solo imparando a controllare la sua istintualità, ma anche sviluppando una sfera cosciente accanto a quella inconscia.

I motivi che ci portano a tale conclusione sono molteplici.

Innanzitutto, il comportamento sessuale è determinato anche dalla presenza di certi ormoni nel sangue: in particolare il testosterone negli uomini ed il progesterone nelle donne. Ad esempio, sono gli ormoni a svegliare la sessualità nel fanciullo quando questi diventa adolescente. In effetti, l’istinto sessuale è in buona parte innato, quello che noi apprendiamo sono le modalità per soddisfarlo. “Sebbene non sia provato che gli ormoni sessuali abbiano effetti organizzazionali sul comportamento, essi hanno di certo effetti attivazionali” N. Carlson, 1987. Due bambini di sesso opposto cresciuti su un’isola disabitata, arrivati alla maggiore età, si accoppierebbero in ogni caso anche se non l’hanno mai visto fare o non è stato insegnato loro niente sul sesso.

In secondo luogo, molte ricerche recenti ci indicano che anche se il sesso di un mammifero viene determinato al momento del concepimento in base al corredo cromosomico ereditato dai genitori, molte componenti della sessualità dell’adulto dipendono dall’ambiente ormonale nel quale il feto si sviluppa. Ad esempio, Frederick vom Saal, un biologo dell’Università del Missouri (Panorama, 16\9\94), ha scoperto che i feti femmina, che si sviluppano nell’utero della madre fra due feti maschi vengono “contaminati” dal testosterone dei fratelli. Per tutta la vita le femmine,

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 che sono venute a contatto con testosterone, avranno un orientamento maschile.

Queste ed altre ricerche confermano che si deve ipotizzare un legame fra influenze ormonali e cervello. Sembra che gli ormoni agiscano direttamente su neuroni specifici, che forniscano lo stimolo verso comportamenti differenziati, maschili e femminili.

Anche l’istinto di nutrizione si basa su meccanismi analoghi. La sensazione di fame non è legata solo a motivi psicologici, ad esempio alla vista del cibo, ma anche a cambiamenti di tipo chimico che avvengono nel nostro sangue. Sembra che la natura non si sia fidata di un solo meccanismo, per gli istinti più importanti, fondamentali, per la nostra sopravvivenza, ha stabilito una doppia chiave: una di tipo biologica ed una psicologica.

Tuttavia, anche se l’istinto sessuale (inteso soprattutto come attrazione verso persone di sesso opposto) è in gran parte innato, non lo sono certamente le modalità per espletarlo. L’apprendimento dei comportamenti sessuali, come sostengono giustamente i teorici comportamentali come A. Bandura e W. Mischel, trovano una spiegazione nell’imitazione e nel rinforzo. “E’ chiaro che i bambini imparano di tutto osservando gli altri: i comportamenti inappropriati (azioni che non eseguiranno mai) e quelli adeguati, che compiranno ogni giorno. Le bambine imparano che i fratellini urinano in piedi ed i maschi come fanno le sorelle a farsi le trecce. Questi comportamenti verranno, poi, effettivamente imitati se saranno rinforzati da ricompense o da punizioni” G. Lindzey, 1988. Da notare che tali rinforzi non devono venire obbligatoriamente dai genitori o dall’ambiente, ma possono essere anche endogeni. Se un ragazzo scopre, ad esempio, che toccandosi i genitali prova piacere, non è difficile che impari a masturbarsi.

Una prova che, le modalità di espletamento dei comportamenti ses 

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 suali, sono in gran parte apprese ci deriva dal fatto che esse variano notevolmente da popolo a popolo. “L’antropologia dimostra che i modelli del comportamento sessuale variano ampiamente da un gruppo culturale all’altro” D. S. Marshall, 1975. In alcune culture, ad esempio, l’omosessualità è approvata o è tollerata con benevolenza, in altre è fermamente condannata (Davenport, 1965), in alcune parti del mondo i figli possono assistere alle attività sessuali dei genitori e gli adolescenti vengono incoraggiati alla sperimentazione sessuale, mentre in altri questi comportamenti sono interdetti (Marshall, 1971). Persino la frequenza dei rapporti sessuali può variare a secondo dei modelli culturali; tra i Mangaia, un popolo che vive nel Pacifico Meridionale, gli adolescenti hanno rapporti sessuali ogni notte e in media tre orgasmi per notte (Hyde, 1979), mentre sull’isola di Ines Beag, al largo della costa irlandese, le donne riferiscono di non avere mai orgasmi (Messinger, 1971).

Le diversità nei comportamenti sessuali che variano a secondo delle culture sono piuttosto numerose, in particolare riguardano: ciò che viene considerato sessualmente attraente (per un africano certi tatuaggi sul corpo della donna sono un chiaro richiamo sessuale, mentre non lo sono per un europeo), i riti di corteggiamento che variano sensibilmente da luogo a luogo, i giochi sessuali preliminari, le attività e le posizioni, l’atteggiamento verso l’omosessualità, le manifestazioni della sessualità nei bambini e così via.

I MECCANISMI FISIOLOGICI

ALLA BASE DELLA PULSIONE SESSUALE

Sembra ormai chiaro che la motivazione sessuale abbia origine dall’interazione tra fattori fisiologici e ambientali. In questo paragrafo prenderemo in esame i meccanismi fisiologici che ne sono alla base, mentre nel seguente ci interesseremo degli aspetti psicologici.

Gli ormoni sessuali producono due effetti: 1) determinano lo sviluppo dei caratteri sessuali maschili (femmine o maschi, a seconda dei casi); 2) aiutano ad attivare il comportamento sessuale, specialmente negli animali.

Il comportamento sessuale nei ratti compare soltanto in presenza di ormoni sessuali. Il ratto maschio a cui vengono asportati i testicoli, che producono androgeni, non mostra alcun interesse per le femmine anche se queste si mostrano in modo sessualmente stimolante.

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 In modo analogo la femmina del ratto privata delle ovaie, che producono estrogeni, respinge qualsiasi approccio sessuale da parte del maschio. Per ripristinare il comportamento sessuale in entrambi i sessi è sufficiente iniettare nel sangue gli ormoni specifici o ponendo piccole quantità sull’ipotalamo.

A differenza degli animali nell’uomo il comportamento sessuale è meno controllato dagli ormoni. Nella donna il desiderio sessuale aumenta solo in minima parte con l’ovulazione ed è influenzabile più dal testosterone che dall’estrogeno. Mentre le femmine di quasi tutte le specie di mammiferi sono motivate al rapporto sessuale soltanto in un periodo specifico del loro ciclo ormonale, ciò non vale per la femmina umana.

La ragione della capacità delle femmine della nostra specie di provare la pulsione sessuale in qualsiasi momento del ciclo ormonale (rendendo così l’attività sessuale indipendente dai processi biologici della ovulazione e della gravidanza) è quella di favorire la formazione di legami di coppia fissi e duraturi. È più probabile che un maschio resti accanto ad una femmina potenzialmente interessata al rapporto sessuale in qualsiasi momento, piuttosto che accanto ad una femmina che per lunghi mesi non è disponibile ad accoppiarsi.

Inoltre, nelle donne l’interesse sessuale non sembra essere strettamente collegato al livello degli estrogeni, in quanto rimane alto anche dopo l’asportazione delle ovaie. La sensualità delle femmine umane dipende in misura maggiore dagli androgeni segreti dalle ghiandole surrenali. La motivazione sessuale declina solo se queste vengono asportate (Rose, 1972).

Allo stesso modo negli uomini le normali fluttuazioni del livello di testosterone, che varia da individuo ad individuo e da momento a momento, hanno limitate conseguenze sulle pulsioni sessuali. Quando il livello degli androgeni si abbassa, l’interesse sessuale diminuisce, anche se non in modo così rapido e completo come nei ratti. In ogni caso, gli ormoni attivano il desiderio sessuale tramite l’ipotalamo, che individua le variazioni dei livelli di ormoni nel sangue e fa entrare in azione circuiti neurali responsabili dell’eccitazione.

In conclusione, nella nostra specie le differenze di comportamento sessuale tra maschi e femmine non sono così marcate come tra gli anima

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 li. Le modificazioni fisiologiche che avvengono durante l’eccitazione sessuale e l’orgasmo sono analoghe e entrambi i sessi descrivono con termini simili le sensazioni provate durante i rapporti sessuali.

L’unico punto su cui emerge una netta distinzione tra di due sessi, ma ciò era prevedibile, è l’oggetto verso cui è diretta la pulsione sessuale. La stragrande maggioranza degli uomini è attratta dalle donne e analogamente quasi tutte le donne sono attratte da uomini. Solo il 4% degli uomini ed il 2% delle donne si dichiara esclusivamente omosessuale; mentre una percentuale molto più alta, è attratta in maniera forte e persistente da entrambi i sessi e quindi ha un comportamento bisessuale.

I MECCANISMI PSICOLOGICI

Si dice che il cervello sia l’organo sessuale più importante. Numerosi fatti confermano queste affermazioni. Ad esempio, anche chi ha subito danni alla colonna vertebrale da non poter avere più sensazioni genitali prova comunque desideri sessuali. Come abbiamo già accennato precedentemente la motivazione sessuale, analogamente alla fame, dipende sia da fattori biologici che da stimoli di tipo psicologico. Questi ultimi possono essere sia di tipo esogeno, come le fantasie sessuali (le persone possono raggiungere uno stato di eccitazione non solo attraverso il ricordo di esperienze sessuali, ma anche attraverso fantasie che non corrispondono necessariamente a comportamenti reali), sia di tipo endogeno, ciò avviene quando si viene a contatto con stimoli esterni tramite la vista, l’udito, la lettura ecc..

Non sono da trascurare i sogni, che hanno un forte potenziale sessuale. Quasi tutti gli uomini e la maggioranza delle donne fanno sogni con un contenuto sessuale esplicito che li porta a raggiungere l’orgasmo.

Il più efficace stimolo dell’eccitazione sessuale è la previsione dell’attività sessuale eccitante e piacevole. Questa anticipazione rende più eccitante il contatto sessuale stesso. La vista del partner e il contatto della sua 

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 pelle contro la propria è il migliore afrodisiaco che esiste, perciò l’eccitazione sessuale si autoalimenta. Anche per la donna lo stimolo più efficace per l’eccitazione è l’anticipazione di un incontro amoroso che si presume piacevole, soprattutto se c’è contatto con il partner.

Nonostante sia uomini che donne rispondono fondamentalmente agli stessi tipi di stimoli sia visivi che tattili, tuttavia alcune differenze sono emerse dalle ricerche. Schmidt e Sigush (1970) studiarono gli atteggiamenti e le risposte sessuali di 50 uomini e donne verso gli stimoli sessuali. Ai soggetti furono mostrate sia fotografie di coppie in situazione romantiche che mostravano scambi di affettuosità e baci, sia foto in situazioni esplicitamente sessuali che mostravano il coito. La maggior parte delle donne riferì di trovare disgustose le foto sessualmente esplicite, mentre trovavano eccitanti le foto delle situazioni romantiche.

Gli uomini, invece, trovavano eccitanti le foto esplicite, mentre non risultavano eccitati dalle foto romantiche. Dati forniti dal direttore di Playgirl, una rivista che pubblica foto di uomini nudi, hanno confermato questa tendenza. In un’intervista ha dichiarato che le foto che provocano un maggior numero di lettere di ammirazione da parte delle lettrici erano quelle che raffiguravano l’uomo in una scena che sembra raccontare “una storia”. Per molte donne la storia romantica sembra importante nel fornire eccitazione sessuale. In effetti mentre il maschio è più attento alla sessualità, la donna vede il rapporto più all’interno di una relazione affettuosa.

Naturalmente bisogna andarci con i piedi di piombo, in quanto potrebbero essere risultati fortemente influenzati da condizionamenti etici e culturali. Nella nostra società alle donne viene insegnato fin da piccole che è sconveniente mostrare interesse per i materiali erotici.

In ultimo, non è da trascurare un fatto importante. È stato più volte provato che l’ambiente può influenzare i livelli di testosterone. L’attività sessuale ne alza i livelli, mentre lo stress li abbassa. Anche la previsione di un atto sessuale può influire sulla secrezione di testosterone. “Un osservatore (Anonymous, 1970) che lavorava su un’isola remota, lontano da qualsiasi donna, misurò la crescita della propria barba ogni giorno radendosi con un rasoio elettrico e pesando i peli tagliati. Immediatamen

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 te prima del suo viaggio periodico a Londra, la sua barba cresceva più rapidamente. Poiché la velocità di crescita della barba dipende dai livelli di testosterone, l’anticipazione dell’attività sessuale a Londra aumentava, a quanto pare, la sua produzione di testosterone.” Carlson, 1994. Chiaramente il testosterone influenza la pulsione sessuale, ma non determina l’oggetto del desiderio sessuale.

Ma come avviene l’acquisizione dell’istinto sessuale? Cosa scatta in noi quando ci eccitiamo alla vista di un potenziale partner?

La maggiore parte degli autori nell’affrontare argomenti complessi come i comportamenti sessuali prende come punto di riferimento Freud o le teorie psicanalitiche. A nostro avviso, è un grave errore. L’orientamento teorico, invece, che meglio spiega la sessualità è quello comportamentale. Per questo motivo nei prossimi paragrafi studieremo il condizionamento classico, il condizionamento operante, il modelling, i rinforzi e così via.

IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO

Quando Ivan Pavlov (1849-1936), uno studioso russo, condusse le sue famose ricerche sui riflessi condizionati, aveva circa 50 anni e aveva già vinto un premio Nobel per i suoi studi sui riflessi coinvolti nella digestione. In queste ricerche aveva scoperto, per mezzo di cateteri permanenti che raccoglievano la saliva ed i succhi gastrici, che la saliva prodotta dai cani variava a seconda dell’appetibilità del cibo messo loro in bocca. Un pezzo di carne succulenta stimolava la produzione di una saliva molto densa, mentre un pezzo di pane secco una saliva più acquosa.

In questo suo studio si era imbattuto in una grossa difficoltà. I cani quasi sempre iniziavano a salivare prima di ricevere il cibo. I segnali che precedevano l’offerta di cibo, i suoni o i gesti che accompagnavano l’evento o la vista del cibo stesso, erano in grado di preannunciare il pasto imminente e ciò provocano in loro salivazione.

All’inizio Pavlov vide il fenomeno, che chiamò secrezione psichica, come un ostacolo ai suoi esperimenti, ma poi decise di studiarlo più a fondo. Tutto ciò lo portò a pianificare i suoi esperimenti. In una sua famosissima ricerca faceva sentire ad un cane il suono di un campanello e, poi, gli dava del cibo. Col passare del tempo si creò un’associazione

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 tra suono e cibo, cosicché l’animale salivava appena sentiva il rumore del campanello, anche se non gli veniva dato alcun pezzo di carne.

Anche se lo studioso russo si guardò bene dall’applicare i risultati delle sue scoperte agli uomini, non è difficile osservare lo stesso fenomeno su noi stessi. Se, all’ora di pranzo, passiamo davanti ad un ristorante e sentiamo un buon odore, potete star certi che ciò risveglierà in noi un robusto appetito. Se passando davanti ad un vetrina di un negozio, notiamo della biancheria intima femminile sexy, è facile che ci faccia pensare ad una bella donna e ciò può risvegliare in noi assopiti impulsi sessuali.

A distanza di alcuni anni in America un altro studioso, B. Watson (1913), che fu uno dei primi psicologi occidentali a studiare l’apprendimento avvalendosi del metodi di Pavlov, giunse a risultati analoghi. Con un esperimento, diventato ormai un classico della psicologia, dimostrò che si potevano indurre paure specifiche anche negli esseri umani. Condizionò un bambino, di nome Albert, ad aver paura dei ratti bianchi associando alla loro presentazione un forte rumore.

In pratica era lo stesso esperimento di Pavlov. Ogni volta che il piccolo Albert vedeva un ratto bianco, lo studioso provocava un forte rumore, cosicché il bambino imparò ad associare le due cose e, ad un certo punto, incominciò ad avere paura dei ratti, anche se la loro presenza non era accompagnata da alcun rumore. Questo tipo di comportamento fu chiamato riflesso condizionato, in quanto era una risposta automatica al verificarsi di un certo evento.

Condusse analoghi esperimenti Thorndike (1898), che in parte continuò l’opera di Watson. Chiuse in una “scatola-problema”, da lui progettata, un gatto. Quest’ultimo poteva raggiungere il cibo, che si trovava fuori bene in vista, solo se faceva scattare certe leve o serrature. Lo studioso osservò che, all’inizio, si comportava in modo del tutto casuale: miagolava, mordeva, graffiava o tentava di passare attraverso le sbarre. 

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 Queste azioni, però, scomparivano, man mano che imparava quali comportamenti lo avrebbe fatto uscire dalla gabbia in cui era rinchiuso. Cioè, procedeva per tentativi; appena scopriva che un certo comportamento non aveva alcun effetto per farlo uscire ed ottenere il cibo, lo abbandonava; al contrario, quando certi suoi movimenti avevano il potere di far aprire la gabbia, li memorizzava. Si verificava quello che, poi, sarà chiamato l’apprendimento per prove ed errori.

CONDIZIONAMENTO AVERSIVO. Il condizionamento, come abbiamo visto nel caso del piccolo Albert, agisce altrettanto bene, se invece di un rinforzo piacevole, si usa una punizione. In questo caso si parla di condizionamento classico aversivo. Se al suono di un campanello si fa seguire una scarica elettrica, l’animale cercherà in tutti i modi di evitarla, cioè produrrà delle risposte, come si dice in gergo, di evitamento.

ESTINZIONE. Pavlov notò che se si cessa di rinforzare un certo stimolo, a poco alla volta, dopo un certo numero di volte, scompare completamente anche la risposta condizionata. In questo caso si parla di estinzione. Se, tornando al caso del cane di Pavlov, si smetteva di dargli la carne dopo aver suonato il campanello, dopo un certo numero di volte il cane non salivava più, quando udiva il campanello.

ASSUEFAZIONE. Una forma particolare di estinzione è l’assuefazione. Se uno stimolo ci provoca una risposta di paura, ma questa non viene rinforzata da un pericolo reale, a poco alla volta, ci abituiamo ad essa. Ad esempio, se un forte rumore ci fa sobbalzare, ma questo è dovuto solo ad un vicino di casa che sta facendo dei lavori di ristrutturazione, quando questo rumore si verificherà di nuovo, reagiremo sempre di meno, finché ci lascerà indifferenti. Succede lo stesso a quelli che vanno ad abitare vicino alla ferrovia, dopo alcuni mesi si abituano e non fanno più caso al rumore dei treni che passano.

GENERALIZZAZIONE. In altri esperimenti l’équipe di Pavlov notò 

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 che il cane, dopo essere stato condizionato a rispondere al suono del campanello, rispondeva bene anche a campanelli di tipo differente, persino ad un cicalino. In effetti la risposta condizionata veniva estesa anche a stimoli analoghi o simili. Anche negli esperimenti di Watson, il piccolo Albert generalizzò ad altri oggetti la paura dei ratti bianchi. Incominciò ad avere paura anche dei conigli bianchi, persino di asciugamani bianchi “accartocciati” in modo da sembrare dei ratti, cioè dimostrò di avere paura di tutto ciò che aveva una pronunciata rassomiglianza con i piccoli roditori.

DISCRIMINAZIONE. Lo studioso russo notò che c’è un limite oltre il quale non avviene più la generalizzazione, cioè oltre il quale non si verifica più la risposta condizionata. Se uno stimolo, infatti, è troppo diverso da quello condizionato, non si ha più alcuna reazione. Se al posto del campanello, per rifare l’esempio di prima, si produceva un suono molto diverso, il cane non aveva alcuna salivazione. Quindi, la discriminazione è la capacità di distinguere tra stimoli condizionati ed altri stimoli analoghi. Come la generalizzazione, anche l’abilità di discriminare è finalizzata alla sopravvivenza. Stimoli diversi possono richiedere risposte diverse: uno può significare cibo, un altro pericolo; perciò essere capaci di distinguerli è estremamente importante.

CONDIZIONAMENTO PER APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE

Può accadere che si debba aspettare a lungo prima che un ratto non addestrato, premi una certa leva. Per accelerare il processo, un altro studioso, Skinner, introdusse una tecnica chiamata: “modellamento”. Dava al ratto una pallina di cibo ogni qual volta questo si avvicinava alla leva che esso doveva abbassare per avere cibo. Una volta che il ratto, per avere più cibo, imparava a trascorrere molto tempo nei pressi della leva, lo studioso lo premiava solo se questo toccava la parete vicino alla leva e così via, finché l’animale non apprendeva ad abbassare la leva da solo, per far scendere una pallina di cibo. In effetti, ricompensava tutti i comportamenti che si avvicinavano di più a quello desiderato, ignorando gli altri.

Con questo metodo, chiamato anche delle “approssimazioni successive”, produceva l’abbassamento della leva molto prima di quello consistente nell’aspettare che il ratto premesse per caso la leva. Questo metodo

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 è particolarmente utile quando ci sono pochissime possibilità che la risposta desiderata possa aver luogo per caso o in modo fortuito. Ad esempio, Skinner, una volta, intrattenne i suoi ospiti in un party, condizionando un cane a salire su una scala a pioli. Se avesse dovuto aspettare che il cane l’avesse fatto spontaneamente, per poi rinforzarlo, sicuramente avrebbe dovuto aspettare un bel po’.

Un modo analogo per realizzare il condizionamento operante è quello di dividere un’azione complessa in azioni più semplici. Si insegna per prima all’animale a fare le singole azioni rinforzandole ogni volta, successivamente gli si chiede di farle in corretta successione. Su questo tipo di condizionamento per approssimazioni successive si basa l’addestramento degli animali. Ad esempio, è piuttosto difficile far apprendere ad un cagnolino, in una sola volta, a prendere una bacchetta da un tavolino, a far il giro dell’arena e poi darla al prestigiatore, ma se si scompone tale addestramento in tre azioni e gliele si insegnano una alla volta, sarà tutto più semplice.

CONDIZIONAMENTO CLASSICO E SESSUALITA’

Noi esseri umani siamo dotati di una straordinaria capacità: quella di provare piacere. Capacità che deve essere venuta modellandosi nel corso dell’evoluzione perché contribuiva a promuovere la sopravvivenza e la riproduzione. Vi sono piaceri di cui è facile vedere quale possa essere l’influenza positiva sulle possibilità di sopravvivenza e riproduzione, come il piacere che ci dà il buon cibo e l’acqua quando siamo assetati ed altri il cui scopo è meno evidente come il piacere di stare in compagnia di buoni amici o la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro. È evidente che il piacere che noi proviamo nell’atto sessuale o nello scambiarci delle affettuosità con un partner di sesso opposto è il rinforzo che la natura ha “inventato” per indurci a procreare.

Non c’è bisogno di molte dimostrazioni per rendersi conto che i comportamenti sessuali, almeno nella loro componente psicologica, si basano in gran parte sul condizionamento classico, operante e per approssimazione successive. Se vediamo per strada una bella donna, specialmente se questa è vestita in modo sexy, ecco nascere in noi una pulsione sessuale. Siamo predisposti naturalmente affinché la presenza di un partner di sesso opposto di piacevole aspetto provoca l’insorgere di desideri sessuali.

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 Talvolta questi condizionamenti possono, addirittura, dare origine col tempo a perversioni sessuali, come il feticismo. Sentite il racconto di un uomo. “Un giorno sotto la galleria vicino al Duomo incrociai due bellissime ragazze. Dato che il luogo era piuttosto affollato ne approfittai per fare la “mano morta”. Insieme al calore di quella gamba bella e soda sentii sotto le dita la forma di un gancio di reggicalze, ciò mi eccitò tantissimo. Da allora quando faccio l’amore devo giocare con i reggicalze della donna con cui sono a letto, è una cosa che mi fa letteralmente impazzire.”

Quello che sorprende è che siamo sensibili ad un grandissimo numero di stimoli, in pratica tutto ciò che è associabile in qualche modo al sesso può diventare una fonte di eccitazione per noi: una carezza, un profumo, biancheria intima femminile, una foto, sospiri di una persona in orgasmo ecc.. Ci sono uomini che si eccitano soltanto con la sensazione dell’acqua calda che scorre sul loro corpo ed hanno un’erezione mentre fanno la doccia. Qualsiasi cosa associata al sesso che causa in noi una sensazione piacevole, può diventare una fonte di eccitazione.

Di solito siamo più sensibili agli stimoli visivi, in particolare alla vista di partner nudi di piacevole aspetto, ma anche il tatto ha una parte fondamentale. Gli altri sensi contribuiscono all’eccitamento in misura minore. Ovviamente ciò che è sessualmente eccitabile per persona, non lo può essere per un’altra e viceversa.

Anche il condizionamento per approssimazione successive può avere una parte importante nell’acquisizione di comportamenti sessuali. È evidente che molti comportamenti sessuali, anche patologici, sono acquisiti così. Spesso i pedofili incominciano con bambine di 12-13 anni, abbastanza grandi e sviluppate da suscitare eccitazione anche nella maggioranza degli uomini, poi a poco poco, con il passare del tempo la loro insana passione ha un’estensione verso il basso (arrivando ad abusare di 

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 bambine piccolissime anche di 3 – 4 anni). Analogamente un feticista può iniziare con manifestare preferenza verso le donne che indossano uno slip bianco, poi a poco alla volta, la donna “scompare” ed essi finiscono per eccitarsi solo con gli slip. E’ incredibile il “percorso sessuale” che può fare un uomo. Si può incominciare con qualche gioco innocente, ad esempio, usando quando si fa l’amore un paio di manette di plastica e diventare nel giro di alcuni anni dei pazzi sadici (o dei masochisti). Si può diventare gay anche in questo modo. Un rapporto casuale, una sensazione piacevole che funge da rinforzo ed ecco che a poco alla volta si crea una tendenza.

La cosa più interessante di questo fenomeno è che lo stimolo una volta che si è creata una associazione nuova (dovuta a condizionamento per approssimazione) si presenterà direttamente nella nuova forma. Ad esempio, all’inizio il feticista per eccitarsi ha bisogno non solo degli slip, ma anche della donna. Ma dopo un po’ di tempo, l’immagine che lo ecciterà non sarà più quello della donna che indossa tale indumento, ma direttamente quella dello slip. Cioè ad un certo punto la donna scompare per restare solo il feticcio.

In ultimo è bene far presente una cosa: l’esperienza di condizionamento si verifica con successo per le cose per cui siamo predisposti, non per le altre. Non è estremamente difficile condizionare un uomo ad eccitarsi con la vista di indumenti intimi femminili o di un immagini erotiche, ma lo sarà certamente se cercheremo di condizionarlo alla vista di un fiore. Certi oggetti sono in modo così evidente “asessuali” che non c’è “condizionamento che tenga”. Altro esempio sarà difficile che uomo che si masturba per mesi con una cipolla in mano, alla fine si ecciti soltanto nel toccare tale vegetale. Il condizionamento si verifica sempre per cose associabili al sesso, cioè che hanno una diretta relazione con gli stimoli sessuali abituali.

2 – L’APPRENDIMENTO PER OSSERVAZIONE

Un altro studioso, sempre di orientamento comportamentista, A. Bandura, ha osservato che esiste un secondo modo per apprendere: l’apprendimento per osservazione o per imitazione. Lo studioso americano compì un esperimento che diventò ben presto famoso. Un bambino, men

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 tre era impegnato in un’interessante attività, assistette alla scena di un adulto che improvvisamente, tralasciando quello che stava facendo, assalì per ben 10 minuti con calci e pugni una bambola di gomma gonfiata. Successivamente vennero portati al bambino dei giocattoli molto interessanti. Questi, ovviamente, si mise a giocare con spiegabile euforia. Ma dopo 10 minuti entrò lo sperimentatore e gli disse che doveva portare via tutti i giocattoli in un’altra stanza, causandogli così una forte frustrazione.

Quando lo sperimentatore andò via con tutti i giocattoli ed il bambino restò solo, dopo qualche minuto si scagliò contro la bambola gonfiabile assalendola con pugni e calci come aveva visto fare all’adulto nella scena precedente. In effetti, il bambino aveva appreso dall’adulto, che aveva visto in precedenza, un modo per scaricare la sua aggressività.

L’apprendimento per osservazione è il modo con cui i figli apprendono tante cose dai genitori. Ed è anche il sistema con cui assimiliamo gli apprendimenti non verbali, come danzare, fare ginnastica, nuotare, andare in bicicletta ecc.. Tutte cose che impariamo vedendole fare prima agli altri.

E’ il metodo con cui si sono diffuse e generalizzate le invenzioni o i comportamenti più vantaggiosi, scoperti per caso da qualcuno. E’ probabile che la maggior parte degli uomini abbia imparato ad accendere il fuoco, vedendolo fare agli altri, piuttosto che scoprirlo da solo. E’ sicuramente con questo metodo, ad esempio, che alcune specie di scimmie hanno imparato a lavare la frutta.

Un giorno, ad un macaco giapponese cadde in acqua una patata dolce che stava mangiando, la raccolse e la mangiò. Scoprì che lavata aveva un gusto migliore. Da quel giorno il giovane macaco prese l’abitudine di lavare le patate prima di mangiarle. A poco alla volta il comportamento si è generalizzato fino a diventare parte del patrimonio comportamentale dei macachi che vivevano in quella regione.

Anche l’apprendimento per osservazione svolge un ruolo importante 

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 nell’acquisizione dei comportamenti sessuali. Chiaramente le norme sociali impongono che le persone abbiano rapporti sessuali nella più completa privacy, ma ciò non vuol dire che non utilizziamo questo metodo. Apprendiamo per osservazione, ad esempio, dai film (specialmente quelli porno) o dal racconto da amici. Inoltre, per imitazione impariamo i modi di corteggiare, le parole da dire a una bella donna, gli atteggiamenti e così via.

3 – L’APPRENDIMENTO PER INTUIZIONE

I due tipi di apprendimento, che abbiamo preso in esame, cioè quello per tentativi e quello per imitazione, furono soprattutto il frutto delle ricerche dei teorici comportamentali. Studi che, però, furono messi in dubbio dagli psicologi della Gestalt in quanto, secondo questi studiosi, non spiegavano in modo esauriente un processo complesso come quello dell’apprendimento. Essi criticarono severamente gli studi di Pavlov o di Thorndike, in quanto nei loro esperimenti davano ben poche possibilità all’animale di mettere in evidenza comportamenti più creativi o più intuitivi. L’apprendimento osservato nei loro esperimenti era troppo meccanico, un susseguirsi di stimolo-risposte senza che in alcun modo fossero messe in evidenza capacità di ragionamento.

Cercando di capire come mai certi animali riuscivano a risolvere situazioni problematiche con tale rapidità da escludere l’ipotesi di una soluzione per prove ed errori, individuarono il terzo modo con cui è possibile apprendere: l’apprendimento per insight.

Uno di questi studiosi, W. Kohler, condusse una serie di esperimenti con gli scimpanzé, che possono essere considerati, ormai, dei classici della psicologia. Mise uno di questi animali, di nome Sultano, in una gabbia e fuori di essa delle banane, in modo che lo scimpanzé non potesse raggiungerle semplicemente allungando le mani. Il problema era risolvibile soltanto aiutandosi con due bastoni, uno più lungo ed uno più corto, posti ad una certa distanza della gabbia. Dopo aver cercato invano una soluzione ed aver fatto vari tentativi inutili, ad un certo punto, Sultano ebbe l’intuizione giusta. Con il bastone più piccolo, prese quello più lungo e con quest’ultimo riuscì ad avvicinare le banane alla gabbia, finché non fu in grado di prenderle con la mano.

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 Lo studioso osservò che l’azione si era svolta improvvisamente, dopo un intervallo di esitazione e di dubbio (guardandosi intorno) e, quindi, era dovuta ad un vero e proprio atto intuitivo o insight. Nell’apprendimento per intuizione, quindi, le cose cambiano sensibilmente. Non si tratta più di processo passivo, meccanico, come quello studiato dai teorici comportamentali, ma di un processo attivo, in cui l’informazione non solo è recepita, ma è anche rielaborata.

Tale concetto, anche se fu teorizzato dagli psicologi della Gestalt, fu ripreso in seguito da altri studiosi di ispirazione cognitivista. J. Piaget, L. Vygotskij, J. Bruner, U. Neisser ed altri ancora, ciascuno approfondendo settori diversi nell’ambito dello stesso grande tema, hanno descritto l’apprendimento sempre come un processo costruttivo: “l’individuo non accumula meccanicamente o per effetto di condizionamenti le informazioni, ma le costruisce passo per passo nel tempo, interpretandole, organizzandole tra di loro e assegnandovi un significato del tutto personale”.

In altre parole l’apprendimento non è solo il risultato di fattori ambientali, ma è il risultato dell’interazione tra fattori interni e fattori esterni. Non è importante solo ciò che ci viene proposto (gli input), ma anche gli eventi interni (quello che pensiamo e sentiamo).

L’APPRENDIMENTO PER INSIGHT E SESSUALITÀ

È abbastanza ovvio che i comportamenti sessuali sono più il frutto di condizionamenti, che di apprendimento per intuizione, tuttavia da qui a far passare l’acquisizione dei comportamenti sessuali come un fatto puramente meccanico, ce ne passa. Noi esseri umani non siamo delle scimmie o degli animali, siamo dotati di intelligenza e della capacità di inferire sui nostri comportamenti, perciò spesso ci rendiamo conto delle ragioni, inconsce e non, che sottostanno alle nostre azioni. Il più delle volte, ad esempio, il feticista, si rende conto che la sua è una forma di sessualità 

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 deviata e non di rado tenta, di “resistere” a questa sua “inclinazione” o si rivolge a uno psicoterapeuta.

In effetti, spesso siamo coscienti dei nostri comportamenti sessuali e cerchiamo di agire su di essi basandoci sulla nostra cultura e sulle nostre capacità intellettive.

4 – L’APPRENDIMENTO PER RICEZIONE

Quest’ultimo tipo di apprendimento, chiamato anche apprendimento insegnato, si ha quando le informazioni passano volontariamente (a differenza di quello per osservazione, in cui anche se si ha un passaggio di informazioni non c’è intenzionalità) da una persona all’altra, ad esempio da padre in figlio o da insegnante ad allievo. Però, si faccia attenzione, non è strettamente necessaria la presenza fisica di un “tutore” (cioè di un “trasmettitore” di dati), anche la lettura di un libro o di un giornale è un apprendimento per ricezione, in quanto, in questo caso, il “travaso” di notizie avviene dal testo stampato al lettore.

Questo metodo di apprendimento nel nostro tempo ha un ruolo fondamentale. Ormai la maggior parte delle nostre conoscenze e dei nostri comportamenti vengono apprese per ricezione tramite le agenzie educative, prime tra tutte la famiglia e la scuola. E ciò vale anche per il sesso. Oggi l’educazione sessuale è entrata a far parte della maggior parte delle scuole moderne. Inoltre, i genitori di solito non evitano, come si faceva una volta, “certi argomenti”, ma cercano di insegnare ai loro figli “ciò che è bene e ciò che è male”. A tutto ciò bisogna aggiungere le conoscenze che attingiamo dai mass media (le trasmissioni sul sesso hanno quasi sempre dei buoni indici di ascolto), lo scambio di idee tra coetanei, la lettura di 

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 libri e rivista ecc.. Perciò possiamo dire che apprendiamo la maggior parte delle conoscenze dagli altri

L’ORIENTAMENTO COGNITIVO

In ultimo, per capire in pieno la sessualità bisogna tenere conto anche dei contributi degli psicologi cognitivi. La cosa fondamentale che ci hanno insegnato è che il nostro modo di pensare, i nostri concetti di base si riflettono sui nostri comportamenti. Se, ad esempio, una donna è convinta che il sesso sia una cosa sporca, da fare al buio nell’intimità delle mura domestiche solo per generare dei bambini, sarà facile che soffra di vaginismo o di frigidità. Se una persona continua ad ignorare le sue esigenze affettivo-sessuali per dedicarsi totalmente al lavoro o per raggiungere obiettivi di successo, si può sentire represso e frustrato.

L’altro importante contributo dei teorici cognitivisti è questo: la sessualità è il risultato dell’interazione tra fattori interni ed esterni. Ragionare solo in termini di condizionamenti, rinforzi e stimoli non è sufficiente a spiegare i comportamenti sessuali. Non sono importanti solo gli stimoli, ma anche le risposte dell’individuo. Ad esempio, non tutte le persone che fanno piacevoli esperienze di “condizionamento” con indumenti intimi femminili, diventano poi feticisti. Come pure, se una persona ha un’esperienza omosessuale, può trovarla gratificante e diventare con il tempo gay, ma può anche restare disgustato e guardarsi bene dal ripetere tale esperienza per il resto della sua vita. L’ambiente è importante, ma anche ciò che l’individuo ha dentro. È solo l’interazione del mondo esterno con quello interiore a determinare la nostra personalità e quindi la nostra sessualità.

LE RICERCHE SCIENTIFICHE

SUL COMPORTAMENTO SESSUALE

Le ricerche sul comportamento sessuale sono relativamente recenti. Il primo trattato sull’argomento può considerarsi “Phychopathia sexualis” dello psichiatra tedesco Krafft Ebing (1886-1965). Quest’opera conteneva il resoconto di una grande varietà di pratiche sessuali, molte delle quali inconsuete. Come era facilmente prevedibile, fece un’enorme scandalo e suscitò l’ostracismo dei colleghi dell’autore.

A parte H. Ellis e S. Freud, il padre della psicoanalisi, che possono

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 considerarsi due pionieri dello studio del comportamento sessuale, la prima inchiesta, che ebbe una vasta eco mondiale e influenzò l’opera degli studiosi che seguirono, fu il rapporto Kinsey.

A partire dal 1938 un gruppo di studiosi diretti da A. Kinsey, negli USA, condusse una vasta inchiesta intervistando più di 10.000 persone. Sebbene la ricerca non fosse stata condotta in maniera esemplare, ad esempio i soggetti presi in esame erano tutti volontari, costituì il primo spaccato accurato ed imparziale della vita sessuale di milioni di americani al di là della facciata di ipocrisia e di perbenismo che copriva l’argomento.

Da essa emerse che i rapporti prematrimoniali erano molto più diffusi di quanto si pensasse, che gli episodi di masturbazione e di omosessualità, sia tra i maschi, sia tra le femmine, erano molto meno rari di quanto si supponesse, che esisteva una doppia morale, quella che appariva alla luce del sole e quella che la gente seguiva veramente. Quest’ultima molto più elastica e permissiva della prima.

L’altra ricerca che diede una svolta agli studi sul sesso è quella svolta dal ginecologo W. Masters e la psicologa V. Johnson. Essi condussero una serie di studi, a partire dal 1954, sulle alterazioni fisiologiche che hanno luogo durante l’attivazione sessuale e l’orgasmo, osservando che cosa realmente accade durante un rapporto sessuale. Presero in esame circa 700 soggetti, uomini e donne, dei quali rilevarono misurazioni specifiche relative a più di 10.000 orgasmi. Usando film e metodi fisiologici registrarono le modifiche, che si verificano nel caso di un rapporto sessuale o di attività masturbatoria.

I risultati di queste ricerche ci hanno dato le prime conoscenze scientifiche sulla fisiologia della risposta sessuale umana. Essi individuarono nell’atto sessuale, sia nell’uomo, sia nella donna, 4 stadi: 1) Fase di eccitamento 2) Fase di mantenimento o plateau. 3) Fase dell’orgasmo 4) Fase di risoluzione.

Argomento di cui parleremo nel prossimo capitolo perché queste fasi sono diventate il punto di riferimento per la classificazione delle disfunzioni sessuali.

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CAPITOLO II

LE DISFUNZIONI SESSUALI

Le disfunzioni sessuali, secondo il DSM IV, sono caratterizzate da un’anomalia del desiderio sessuale e dalle modificazioni psicofisiologiche che caratterizzano il ciclo di risposte sessuale; possono causare notevole disagio e difficoltà interpersonali o dolore associato al rapporto sessuale.

IL CICLO DI RISPOSTA SESSUALE UMANA

Gran parte delle teorie contemporanee sul ciclo sessuale hanno il loro punto di partenza dalle ricerche svolte da due ricercatori americani: W. Masters e la psicologa V. Johnson. Essi condussero una serie di studi, a partire dal 1954, sulle alterazioni fisiologiche che hanno luogo durante l’attivazione sessuale e l’orgasmo, osservando che cosa realmente accade durante un rapporto sessuale. Presero in esame circa 700 soggetti, uomini e donne, dei quali rilevarono misurazioni specifiche relative a più di 10.000 orgasmi. Usando film e metodi fisiologici registrarono le modifiche che si verificavano nel caso di un rapporto sessuale o di attività masturbatoria.

I risultati di queste ricerche ci hanno dato le prime conoscenze scientifiche sulla fisiologia della risposta sessuale umana. Essi individuarono nell’atto sessuale, sia nell’uomo, sia nella donna, 4 stadi:

1) Fase di eccitamento, nel corso della quale si ha un aumento del battito cardiaco e della respirazione per far fronte alla maggior richiesta di energia. Si ha un inturgidimento dei capezzoli nella donna e, a mano a mano che il sangue affluisce ai genitali, ha inizio l’erezione del pene e l’ingrossamento della clitoride. Nella donna, poi, la vagina diventa umida per la secrezione di un liquido lubrificante, che ha lo scopo di favorire l’entrata del pene.

2) Fase di mantenimento o plateau. Il sangue continua ad affluire nei genitali. Nell’uomo si ha ancora un aumento delle dimensioni del pene e dei testicoli fino ad arrivare al loro punto massimo, mentre nella donna la clitoride si ritrae leggermente e i tessuti, che circondano la parte esterna della vagina, si gonfiano. Aumenta la sensazione soggettiva di eccitazione. La durata di questa fase può variare sensibilmente a seconda delle

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 persone. A volte, succede che baci, carezze e affettuosità possono mantenere entrambi gli individui in questo stadio per lungo tempo prima che raggiungano l’orgasmo.

3) Fase dell’orgasmo. Nella donna si ha espansione e contrazione alternata delle pareti della vagina. Nell’uomo, invece, le contrazioni dei muscoli provocano l’eiaculazione ed il liquido seminale viene proiettato fuori dell’uretra sotto pressione. In entrambi i sessi si ha una forte sensazione di piacere tipica dell’orgasmo.

Molte donne sono multiorgasmiche, cioè sono capaci di avere più orgasmi in successione. Questo, però, non accade sempre o con tutti i partner.

4) Fase di risoluzione. Gli organi ed i tessuti, alcuni lentamente, altri più rapidamente tornano nelle condizioni di “riposo”. Inizia un periodo refrattario, in cui per l’uomo è quasi impossibile avere dei rapporti. Questo periodo, però, varia sensibilmente da pochi minuti ad alcune ore a seconda del sesso, dell’età e delle condizioni di salute del soggetto. Chiaramente è più breve nei giovani.

Gli studi di Masters e Johnson sono diventati, in poco tempo, famosi in tutto il mondo. Le loro ricerche ci hanno fatto conoscere meglio questo complesso processo biologico, che è l’atto sessuale e sono tutt’oggi di estrema attualità. L’unica cosa che manca a questo studio è la primissima fase, quella del desiderio sessuale, che fu introdotta successivamente dalla sessuologa americana Helen Singer Kaplan (1974).

L’impulso sessuale può nascere per effetto di uno stimolo esterno o di uno stimolo endogeno. È di tipo esterno quando ci proviene dal mondo che ci circonda attraverso i nostri 5 organi di senso: vista, udito, tatto, olfatto e gusto. Ad esempio, vediamo una bella donna per strada e proviamo una pulsione sessuale, vediamo una foto di una donna seminuda e subito ci eccitiamo, sentiamo la carezza della nostra partner sul nostro collo ed incominciamo a provare desiderio e cosi via.

Lo stimolo è di tipo endogeno, invece, quando nasce dall’interno, spesso sotto la pressione di fattori ormonali (in particolare il testosterone, l’ormone sessuale maschile presente anche nella donna). È chiaramente quasi sempre frutto di un momento di fantasticheria. Quasi tutte le persone, infatti, fanno almeno qualche volta delle fantasie sessuali. È uno dei mez

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 INTENSITA’

  2° ORGASMO

 1° ORGASMO

PLATEAU

UOMO

RISOLUZIONE

FASE DI

ECCITAMENTO

DONNA

TEMPO

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 LE 4 FASI DELLA RISPOSTA SESSUALE UMANA

 zi che usiamo più spesso per eccitarci. Tra queste fantasie devono, però, essere compresi anche i ricordi di tipo sessuale.

I disturbi della risposta sessuale possono verificarsi in una o più di queste fasi. Perciò possiamo avere: disturbi del desiderio sessuale, i disturbi dell’eccitazione sessuale, i disturbi dell’orgasmo (disturbo dell’orgasmo femminile, disturbo dell’orgasmo maschile), disturbi da dolore sessuale.

TEORIE GENERALI

SULLE DISFUNZIONI SESSUALI

Prima di passare a descrivere le singole disfunzioni sessuali è bene esaminare con attenzione le prospettive teoriche generali.

In passato, prima che fossero elaborate le moderne teorie scientifiche le disfunzioni sessuali erano viste come il risultato di una degenerazione morale. Un’eccessiva masturbazione era ritenuta responsabile della mag 

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 gior parte dei problemi sessuali che si manifestavano in età adulta. Inoltre, l’opinione corrente in epoca Vittoriana riteneva che troppa attività sessuale da adulti fosse pericolosa e portasse a problemi come l’insufficienza erettile.

Quando si iniziò a studiare le disfunzioni sessuali in modo scientifico, si vide che queste teorie non avevano alcun fondamento di verità. Le spiegazioni più esaurienti sulla loro eziologia sono quelle introdotte da Masters e Johnson nel loro famoso libro “Human sexual inadequacy” (1970). Le cause indicate da due studiosi possono essere ridotte essenzialmente a due: le paure nei confronti della prestazione e l’adozione del ruolo di spettatore. In altre parole, la paura di essere inadeguati sarebbe il principale responsabile della maggior parte delle disfunzioni sessuali. Per adozione del ruolo di spettatore, invece, si intende che il soggetto smette di essere il protagonista e assume un ruolo di osservatore delle sue prestazioni.

Successivamente si è visto che questi due fattori non erano gli unici, ma che alla base delle varie disfunzioni sessuali ci potevano essere anche altri motivi; vediamo quelli più comuni.

Fattori socio-culturali. L’influenza dei condizionamenti sociali sulla sessualità è ormai un fatto assodato. Ad esempio, forme di educazione religiosa estremamente conservatrici che guardano con sfavore ad una sessualità fine a se stessa e volta unicamente al raggiungimento del piacere, possono essere all’origine della frigidità o dell’impotenza.

Masters e Johnson notarono che molti dei loro pazienti avevano una visione negativa della sessualità considerandola come un aspetto della vita immorale e poco pulito.

Traumi psicosessuali. Molti casi di disfunzioni sessuali possono essere fatti risalire a esperienze estremamente negative o a stupri.

Consulenza inadeguata. I consigli e i commenti degli altri, in partico 

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 lare modo di persone inesperte, possono avere un effetto distruttivo. Se un prete, ad esempio, in confessione dice che la disfunzione erettile è la punizione divina per i peccati commessi, ciò può traumatizzare il ragazzo.

Il DSM IV suddivide le disfunzioni in quattro categorie principali: disturbi del desiderio sessuale, disturbi dell’eccitazione sessuale, disturbi dell’orgasmo e disturbi da dolore sessuale. Chiaramente si tratta di una classificazione basata sul ciclo di risposte sessuali teorizzate da Masters e Johnson (1966). Noi abbiamo ridotto solo a 3 queste categorie, in quanto i disturbi da dolore sessuale possono essere benissimo considerati disturbi dell’eccitazione sessuale.

1-DISTURBI DEL DESIDERIO SESSUALE

Il DSM IV distingue due tipi di disturbi del desiderio: il disturbo desiderio sessuale ipoattivo e il disturbo di avversione sessuale. Il primo si riferisce alla carenza o all’assenza di fantasie e impulsi sessuali. Il secondo rappresenta una forma più estrema del disturbo, nella quale vengono attivamente evitati quasi tutti i contatti sessuali con il partner.

Inizialmente si riteneva che lo scarso interesse sessuale fosse un problema raro e tipicamente femminile. Dati sperimentali e clinici hanno, invece, evidenziato, la presenza di questo disturbo anche negli uomini e che esso è uno dei motivi più frequenti per cui ci si rivolge a centri di terapia sessuale (almeno negli U.S.A.).

Le persone con basso livello di desiderio sessuale sono quelle che hanno poco interesse per il sesso, non sono motivate a creare un incontro, non si sentono particolarmente attratte da individui di sesso opposto (molti di questi uomini confessano di non guardare neanche le donne per strade) e, di solito, non hanno neanche fantasie di tipo sessuale.

Le cause possono essere di tipo fisiologico o psicologico. 

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 Le prime non devono destare alcuna sorpresa, in quanto un normale impulso sessuale richiede l’integrità anatomica e fisiologica del cervello ed in particolare dei centri della sessualità. Le cause più frequente di inibizione del desiderio sessuali sono:

a) Ormoni. Dato che l’attività dei centri sessuali dipende dal testosterone, l’insufficienza di questo ormone o la sua mancata produzione, può causare una diminuzione dell’interesse sessuale sia nei maschi, che nelle donne.

b) Farmaci. Il delicato equilibrio dei centri sessuali dipende da due neurotrasmettitori: la serotonina e la dopamina, quindi qualunque cosa che disturbi questo equilibrio può provocare la depressione della libido.

c) La maggior parte delle malattie fisiche, in particolare dialisi renale, disturbi del fegato, malattie veneree, ipotiroidismo, malattia di Addison, disturbi fisici di tipo urologico o ginecologico ecc., può influire sul piacere legato all’attività sessuale, rendendola disagevole e a volte, persino, dolorosa. In questo caso il DSM IV parla di Disfunzione Sessuale dovuta a una Condizione Medica Generale.

Ci sono, inoltre, dati che evidenziano l’importanza dei livelli di testosterone negli uomini: più bassi sono, minore è il desiderio sessuale.

C’è poi la disfunzione sessuale indotta da sostanze, in questo caso il disturbo del desiderio sessuale è attribuibile esclusivamente agli effetti fisiologici di una sostanza, che può essere una droga o un farmaco.

Si parla, invece, di disturbo del desiderio secondario se questo è la conseguenza di altro disturbo mentale. Alcune malattie psichiche, in particolare la depressione, certe fobie, alcune forme di schizofrenia ecc. possono inibire del tutto o parzialmente il desiderio sessuale. In questi casi bisogna curare prima il disturbo mentale e poi intervenire sulla disfunzione sessuale.

Le principali cause di ordine psicologico, invece, sono: 

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 1) Repressione del desiderio sessuale mediante l’evocazione di pensieri negativi. “Alcuni pazienti sono così fortemente difesi contro il proprio desiderio sessuale che cercano attivamente di evitare ogni situazione che possa provocarlo. Sono persone che non leggeranno mai letteratura erotica, non guarderanno mai immagini pornografiche, che di solito non discutono neanche di questi argomenti ” H. S. Kaplan, 1992.

2) Ansia di prestazione. La paura di essere incapace di portare a compimento un rapporto sessuale è forse la più importante causa immediata di disturbo del desiderio. Il soggetto piuttosto che affrontare la possibilità di un fallimento preferisce evitare ogni rapporto e soffocare i propri impulsi. Col tempo le sue pulsioni diventano sempre più deboli, finché non spariscono del tutto.

Ma l’ansia di prestazione non è l’unico tipo di emozione negativa che può rovinare la vita sessuale, ce ne sono anche altre: paura delle malattie veneree, paura di una gravidanza indesiderata, paura di perdere il controllo, paura di provare dolore nei rapporti (timore che riguarda soprattutto le donne vergini) e la mancanza di attrazione derivante da fattori quali scarsa igiene personale del partner. Altre possibili cause comprendono pregressi traumi sessuali.

3) Collera o irritazione verso il partner. L’esperienza ci insegna che è impossibile per le persone normali provare desiderio sessuale verso il proprio partner se si prova astio, rancore o, addirittura, odio nei suoi confronti.

4) Educazione troppo rigida. Principi morali troppo severi, il considerare il sesso come una cosa sporca o di cui vergognarsi, può portare, alla lunga, prima alla repressione e poi alla soppressione del desiderio sessuale.

5) Partner inadeguato. Se non si ritiene il partner attraente, se questi è poco sensibile ed affettuoso, se non si è innamorati, se l’altro non sa fa 

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 l’amore ecc., è chiaro che con il tempo anche il desiderio svanisce.

6) Mancanza di fantasie sessuali. Si è visto che le fantasie sessuali sono il migliore afrodisiaco che esiste. Le persone che soffrono di inibizione del desiderio sessuale spesso hanno smesso di fare da tempo sogni “erotici”. Lo psicologo J. Money non ha dubbi: “La fantasia è la zona erogena per eccellenza”.

7) Fobie sessuali. Le persone che guardano alle attività sessuali come fonte di ansia o di paura, spesso, si difendono sopprimendo il desiderio. Fanno in modo da focalizzare la loro attenzione su pensieri negativi o sugli aspetti meno piacevoli che la situazione può presentare, al fine di sfuggire all’ansia che un eventuale rapporto sessuale può provocare in loro.

8) Lo stress. Un grave stress per la perdita del lavoro, un lutto in famiglia, una seria crisi coniugale ecc. sono tutti problemi che comportano una perdita di interesse sessuale. Il desiderio sessuale è più debole quando le persone lamentano livelli costantemente elevati di stress e di difficoltà quotidiane (Morokoff e Gilliard, 1993).

Altre cause possono essere: a) ignoranza sessuale. Molte persone non sanno molto della sessualità e si sentono troppo in colpa o troppo spaventate per sperimentarla. b) L’ortodossia religiosa, praticare una fede che condanna i rapporti sessuali e ritiene il sesso una cosa sporca, non è che aiuti molto.

2- I DISTURBI DELL’ECCITAZIONE SESSUALE

I disturbi dell’eccitazione sessuale comprendono il disturbo maschile dell’erezione e il disturbo dell’eccitazione femminile. Il primo disturbo un tempo era chiamato impotenza, il secondo frigidità. Il DSM IV ha sostituito tali termini perché erano diventati troppo spregiativi. La parola impotenza significava che l’uomo non era più veramente un uomo, mentre con frigida si soleva indicare una donna emotivamente fredda, distante, incapace di provare affetto e sentimenti. Inoltre, non si distingueva tra disturbi del desiderio, dell’eccitazione o dell’orgasmo. 

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 IL DISTURBO MASCHILE DELL’EREZIONE

(Impotenza)

La caratteristica principale del disturbo maschile dell’erezione è la persistente e ricorrente incapacità da parte dell’uomo di raggiungere o mantenere l’erezione fino al completamento dell’atto sessuale. L’anomalia deve causare notevole disagio e difficoltà personale. Secondo il reparto delle disfunzioni erettili del Cornell Medical Center di New York ne sono afflitti circa 30 milioni di americani. Nei paesi occidentali è un problema che riguarda circa il 10% – 12% della popolazione maschile, aumentando significativamente negli adulti anziani.

Il problema è più grave nell’uomo che nella donna. Una donna può sempre fingere l’eccitazione e l’orgasmo, salvaguardando in qualche modo la sua relazione affettiva, mentre se il maschio è incapace di avere l’erezione è nell’impossibilità di avere rapporti sessuali. Inoltre, socialmente è più imbarazzante essere un uomo impotente che una donna frigida.

L’impotenza può essere momentanea o duratura. Quando è momentanea nella maggioranza dei casi è dovuta a stanchezza, a stati di tensione o al fatto che si è preoccupati o afflitti da un grave problema. Non c’è molto da preoccuparsi, cessata la causa o il periodo di stress, scompare anche il problema. Tutti prima o poi hanno qualche défaillance, perciò un caso di impotenza momentanea è normale. Si calcola che circa la metà della popolazione ha sperimentato occasionalmente episodi passeggeri di impotenza. “Saltuari problemi di erezione, non persistenti o ricorrenti oppure non accompagnati da notevole disagio o difficoltà interpersonali, non sono considerati un disturbo maschile dell’erezione” DSM IV.

A differenza di quella a lungo termine, l’impotenza temporanea è quasi sempre di natura psicologica. Qualche volta avviene, addirittura, perché il desiderio di avere l’erezione è talmente intenso da impedire 

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 loro di riuscire.

Infine, non ci si può aspettare che il meccanismo erettivo si metta in moto in situazioni in cui c’è pericolo di vita, quando si fa l’amore con la paura di essere sorpresi, come nella sala di aspetto di una stazione ferroviaria deserta o in auto con il timore che possono arrivare dei guardoni o la polizia. In questi casi non si può parlare di impotenza.

Vediamo un caso: Roberto aveva corteggiato a lungo Elena. Era il proprio il tipo di ragazza che aveva sognato, bella, simpatica con una personalità molto simile a lui; si erano intesi già dai primi giorni. Ora Roberto attendeva con l’ansia il suo primo appuntamento “erotico”. Avevano prenotato per questo una stanza in albergo. La loro prima volta era qualcosa di speciale, perciò non volevano farlo in macchina, come tante altre coppie giovani. Il solo pensiero di fare l’amore con lei faceva impazzire Roberto.

Ma non andò come previsto, una volta in camera e si spogliarono, Roberto ebbe una défaillance. Non aveva mai avuto problemi a raggiungere un’erezione, ma nei momenti precedenti il loro incontro, fu assalito da un vero e proprio attacco di panico di fare una brutta figura. La vergogna per non essere riuscito a dimostrare di essere un vero uomo, aumentarono ancora di più il suo imbarazzo facendolo arrossire. Roberto quella volta non riuscì ad avere rapporti sessuali.

L’ansia anticipatoria aveva giocato un brutto tiro a Roberto. Sono molte le persone che quando attendono un evento con estrema impazienza, poi falliscono. Il forte timore di un insuccesso ha quasi sempre l’effetto di indurre uno stato di tensione che può provocare un’impotenza temporanea.

Nel caso, invece, di impotenza duratura le cose sono molto più complesse e quasi sempre è necessario rivolgersi ad un andrologo o ad uno psicoterapeuta. I problemi, infatti, possono essere sia di ordine organico che psicologico.

Fattori biologici. Da recenti ricerche (LoPiccolo 1992a, 1997; Mohr e Beuter, 1990) emergerebbe che i due terzi dei problemi erettili hanno un’origine biologica, anche se per lo più si ritrovano associati a fattori

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 psicologici. Per questo motivo prima di consultare uno psicologo è sempre bene rivolgersi prima ad un andrologo, un medico specializzato nel tratto genito-urinaio maschile.

Problemi circolatori, disturbi cardiaci, squilibri ormonali, diabete, l’uso di droghe, l’ipotensione, l’alcool in grosse quantità, l’obesità eccessiva ecc., insomma qualsiasi malattia possa influire sulle condizioni del sistema nervoso o sul sistema vascolare del pene, può causare disturbi di erezione. Anche sofferenze epatiche, malattie neurologiche come la sclerosi multipla, forme tumorali o certi interventi alla prostata possono essere causa di impotenza.

Disturbi erettili si possono avere anche in seguito all’assunzione di farmaci quali Melleril, Prozac e alcuni antipertensivi o di droghe. Il DSM IV parla, in questo caso, di disfunzione sessuale indotta da sostanze. Se sono presenti sia il disturbo maschile d’erezione che l’uso di sostanze, ma si ritiene che la disfunzione non sia dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti dovuti all’uso di sostanze, allora si pone lo stesso diagnosi di disturbo maschile d’erezione dovuto a fattori combinati.

Se l’uomo è fisicamente sano, il miglior modo per essere certi che i suoi disturbi sono esclusivamente di natura psicologica, è quello di scoprire se ha l’erezione mentre dorme. Nel corso della notte, infatti, un uomo sano ha normalmente numerose erezioni durante la fase REM, non necessariamente legate alla presenza di sogni erotici. Un uomo quando dorme non soffre certo di ansia e perciò se non ha alcun problema fisico, di regola dovrebbe avere delle erezioni notturne. È un metodo che non ha un’affidabilità assoluta, ma quasi sempre l’esistenza di erezioni nelle ore notturne è indicativa della natura psicologica del problema.

Fattori psicologici. Si possono distinguere due tipi di disfunzioni erettive: primaria e secondaria. L’impotenza secondaria è quando la disfunzione è conseguenza di altra patologia. È una delle cause più comuni dei pazienti che hanno iniziato “funzionando bene”, ma poi hanno sperimentato successivamente difficoltà sessuali. 

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 L’impotenza primaria, che è assai meno comune, invece, è una forma grave e cronica del medesimo disturbo in uomini che non hanno mai goduto di buon funzionamento. In questo caso la disfunzione erettile non è imputabile ad alcun altro disturbo né di carattere fisico, né psicologico.

Il principale imputato di ordine psicologico per le disfunzioni erettive è l’ansia. La funzione erettiva viene mortificata nel momento in cui l’uomo prova l’ansia.

Secondo l’ipotesi psicoanalitica, la causa prominente dell’impotenza è l’ansia inconscia di castrazione. È difficile provare la validità scientifica di questa formulazione teorica. A nostro giudizio, può essere vera in casi estremi, ma non è una spiegazione che convince.

Paura o anticipazione di una punizione possono scaturire da più fonti. Se un ragazzo viene picchiato dal padre quando è sorpreso a masturbarsi oppure ha paura di finire tra le fiamme dell’inferno, l’eccitamento sessuale può dare origine ad uno stato ansioso che a lungo andare può portare ad impotenza.

Altre cause di natura psicologica sono: ansia di prestazione, omosessualità latente, paura dell’intimità, fobie sessuali (cioè rifiuto fobico di sensazioni erotiche o di attività legate al sesso), sentimenti di inferiorità, mancanza di fiducia in se stessi, situazioni dovute a fatti accaduti nell’infanzia o nell’adolescenza, paura dell’altro sesso, forti sensi di colpa, rigidi principi morali o educazione troppa severa, sensazione che il sesso sia qualcosa di sporco ecc.. La multicasualità e l’individualità del disturbo è ormai difficile da mettere in discussione. Multicasualità significa che i motivi che possono esserne alla base possono essere diversi. Per individualità si intende che le cose cambiano da soggetto a soggetto.

“La paura dell’insuccesso, spesso associata alla paura di essere abbandonato dalla partner, è considerata da molti operatori come un potente castrante” H. S. Kaplan (1976). Non c’è dubbio che l’attesa e la pretesa della prestazione sessuale, se troppo marcata, hanno effetti deleteri sulla reazione sessuale maschile. Il sesso per avere successo deve svilupparsi liberamente e spontaneamente. Le emozioni negative generate dalla coercizione possono avere un effetto devastante. La creazione di un ambiente sessuale inesigente è una manovra essenziale del trattamento delle

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 disfunzioni erettili. In particolare il partner deve ridurre la pressione e il paziente deve smettere di valutare la qualità delle sue prestazioni.

In alcuni casi l’impotenza è solo una questione di scarsa autostima. Il primo compito, infatti dello psicologo è fare riacquistare fiducia in sé stesso. Se una persona è convinta di essere impotente, nella maggioranza dei casi è irrimediabilmente perduta, difficilmente riuscirà a superare le sue difficoltà erettili. Un certo grado di fiducia nelle proprie possibilità è strettamente indispensabile. Altre volte l’uomo arriva a convincersi che il suo pene è piccolo e inadeguato, ciò ha un effetto distruttivo sulle sue capacità erettili.

In questi casi un buon metodo è quello di invitare la coppia a stare insieme, accarezzandosi e baciandosi, senza avere rapporti sessuali. Di norma, infatti, l’uomo riesce ad avere l’erezione se non si sente obbligato a penetrare la sua partner.

Poi abbiamo i disturbi maschili dell’erezione dipendenti dal partner. Può succedere semplicemente perché l’uomo non ritiene il partner sufficientemente attraente o perché lei a letto si comporta come un manichino. Un coniuge può sentirsi cronicamente risentito e arrabbiato nei confronti dell’altro oppure uno dei due ha una relazione extraconiugale e perciò non ha alcun interesse per il partner coniugale. La Kaplan ha studiato coppie nelle quali un partner era così sensibile al rifiuto che finiva col tempo per perdere interesse nell’avere rapporti sessuali. Qualsiasi disturbo di relazione all’interno della coppia si ripercuote inevitabilmente nella vita sessuale dei due.

“L’impotenza può avere un effetto estremamente distruttivo su un matrimonio, ma può essere causato da una relazione che è in sé distruttiva” H. S. Kaplan (1976). Ci sono donne che castrano psicologicamente i loro mariti o facendoli sentire inadeguati o facendo pressioni su di loro affinché rinuncino ai rapporti sessuali, in quanto sono “cose da giovani”, non adatte a persone di mezz’età. 

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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