Le Barzellette di TOTTI 4 e sui calciatori E SUL MONDO

LE PIÙ BELLE BARZELLETTE SU TOTTI

E SUI CALCIATORI DI GARGIONE

 

LA SQUADRA DEI MATTI IN AEREO

Siamo a bordo di un aereo. La squadra di calcio dei matti sta andando all’estero per una trasferta. L’allenatore per tenerli impegnati e impedire che combinasse dei guai organizza una festa a bordo, ma dopo poco tempo perde il controllo della situazione. I matti si scatenano: giocano, saltano, si buttano per terra ecc..

Ad un certo punto il pilota non riesce a tenere, per le vibrazioni, in assetto di volo l’aereo ed è costretto a chiamare il Presidente della squadra

– Sentite, se non trovate il modo per calmare quelle teste calde, qui ci schiantiamo

– Non si preoccupi, provvedo subito – risponde il presidente e vado dentro.

Dopo solo 5 minuti cessa ogni rumore e ogni vibrazione, non si sente più niente. Il pilota resta sorpreso come mai sia riuscito a riportare l’ordine in poco tempo.

Poco dopo il Presidente torna di nuovo in cabina tutto soddisfatto.

– Complimenti, Presidente non so come ha fatto – si congratula con lui il pilota – è stato in gamba, si sono
calmati subito.

– Sciocchezze – minimizza il presidente – ho semplicemente detto loro: “Ragazzi il pilota ha detto che state facendo un casino del diavolo. Oggi è una bella giornata, perché non andate a giocare fuori?”

E ho aperto loro il portellone.

 

LO SCEICCO ARABO

Due tifosi della Roma si incontrano allo stadio e scambiano quattro chiacchiere.

– Hai sentito, c’è uno sceicco arabo che si vuole comprare la Lazio?

– Ha proprio dei soldi da buttare!

– No, e che tiene tanto petrolio, ma non ha i bidoni per mettercelo dentro.

Alla stazione ferroviaria, l’altoparlante annuncia:

“Avviso urgente, i tifosi che hanno preso il treno per Firenze, sono pregati di riportarlo indietro”

 

NAPOLETANI E MILANESI

Un tifoso napoletano rientra in aereo da Milano dopo aver seguito la sua squadra in trasferta. Un milanese è seduto vicino al finestrino, mentre il napoletano siede al centro della fila. Il milanese è un po’ seccato perché il napoletano si è tolto le scarpe e sta in calzini, ben inteso puliti. Dopo un po’, il milanese, che vuole andare a prendere qualcosa da bere, si alza e chiede il permesso per passare.

– Stia comodo – fa il napoletano – che cosa vuole, gliela porto io?

Il milanese sorpreso da questa in gentilezza chiede: “Vorrei un’aranciata, grazie”

Il napoletano si alza e va a prendergliela. Dopo un po’ sparisce in fondo all’aereo. Il milanese per fargli un dispetto e punirlo della sua maleducazione, prende le scarpe, che il napoletano aveva lasciato sotto il sediolino, e ci sputa dentro.

Dopo 5 minuti il napoletano ritorna ed dà l’aranciata al milanese, che la beve tutta di un fiato. Il napoletano si siede, ma quando va a rimettersi le scarpe, si accorge che sono bagnate all’interno.

– Mannaggia! – impreca ad alta voce – quando finirà questa guerra tra napoletani e milanesi, con i milanesi che sputano nelle scarpe dei napoletani ed i napoletani che pisciano nell’aranciata dei milanesi.

 

—————— La pagina dei colmi e delle freddure

Il colmo per un marinaio con i debiti ?

Navigare in brutte acque.

Il colmo per un medico?

Influenzare i pazienti.

Il colmo per un idraulico?

Fare un buco nell’acqua

Il colmo per un veterinario?

Avere una febbre da cavallo, una fame da lupo, il collo del cigno e la voce di un usignolo.

Dal bollettino dei naviganti.

Avviso a tutti i natanti, nei prossimi giorni ci sarà una forte ondata di caldo.

Un cane nel deserto:

“Se non trovo un albero, qui me la faccio addosso”.

“Ieri sera alle 23,30 sono state rubate da un negozio del centro 10.000 lampadine forzando una saracinesca. La polizia brancola nel buio.”

L’ottimista è colui che cadendo dal 25° piano di un grattacielo passando davanti al 5° esclama: “Fin qui tutto bene.”

Chi è il più grande produttore di cioccolato arabo’?

E’ Mohammed AL LHAT

 

BARZELLETTE

DA TUTTO IL MONDO

AFRICA

I DUE ESPLORATORI

Due esploratori arrivano in un villaggio sperduto in mezzo alla foresta africana. Temendo di incontrare i cannibali procedano con estrema cautela. Raggiungono le prime capanne e sbirciano dentro, ma non c’è nessuno.

Continuano lentamente ad avanzare. Ma non incontrano anima viva. Incominciano a pensare che si tratti di un villaggio abbandonato.

Poi finalmente in una specie di radura trovano un gruppo di indigeni seminudi.

Uno dei due esploratori che parla la lingua locale chiede a un indigeno che sembra essere il capo.

– Ci sono cannibali qui?

– Non più, noi averli mangiati tutti.

 

LA PREOCCUPAZIONE

Due amiche si incontrano. Una delle due è molto giù di morale. L’altra le chiede il perché.

– Gioia mia, sono così preoccupata per mia figlia

– Ma perché, che le è successo?

– È uscita con un funzionario della RAI
– Devi essere invece contenta, forse le affidano la direzione di qualche trasmissione … o farà la presentatrice

– Speriamo, prego tutti giorni

– L’hai fatta vestire in modo particolare?

– Certo, si è messa una minigonna, un top fucsia che era un amore, sai mia figlia ha due … grosse, come meloni

– Ma allora non devi essere preoccupata, perché il posto alla Rai non glielo toglie nessuno

– E invece sono preoccupata, potrebbe essere un funzionario gay

 

MADRID

IL VESCOVO

Era l’anniversario della fondazione della scuola materna e le suore avevano preparato una festa solenne. Avevano invitato il vescovo e le altre autorità, avevano addobbato il cortile e preparato all’ingresso della scuola, sull’ampia scalinata d’accesso, un coro di bambini tutti ordinati e puliti.

Appena il vescovo scese dalla machina ed entrò nel cancello, si levò da quelle bocche innocenti un bellissimo coro, mentre dall’alto cadeva una pioggia di petali di fiori (erano altre suore che li gettavano dalle finestre superiori).

Una coreografia meglio di quella di un regista dello

spettacolo, che quando ci si mettono le suore, non le frega nessuno.

Il vescovo commosso, appena finì il coro, si avvicinò ai bambini ed si complimentò con loro:

“Come sono bravi, come sono belli questi bambini!” – e ne accarezzò qualcuno.

Ad un certo punto notò, in fondo alla fila, un bambino con gli occhi torvi, incazzato nero.

Al fine di capire perché erano tutti felici, mentre lui era adirato gli andò vicino e gli chiese: “Che c’è piccolo, perché sei così truce, cosa ti è successo? Dillo a me che sono il vescovo.”

Il piccolo gli diede un’occhiata storta e gli gridò in faccia:

– Va’ all’inferno!
Con tutti i miliardi che sperpera il governo, tu vai a

guardare le poche migliaia euro che spendo io?

Imbarazzo di tutti, una cupola di silenzio calò sugli astanti. Poi si udì un tonfo sordo. Era la madre superiore che era crollata svenuta.

– Ma come – replicò il vescovo controllandosi a stento – vai all’inferno a me? Che sono il tuo vescovo, che insieme al sindaco sono la maggiore autorità del paese, a me che sono superiore alle suore, che ho tre lauree e che sono amico del Papa, va all’inferno a me?

Ma va all’inferno tu!

 

NAPOLI

LA SPERANZA È L’ULTIMA A MORIRE

Una vedova andava tutti i giorni al cimitero sulla tomba del marito. Tutte le volte compiva lo stesso rituale, piuttosto insolito: dopo aver messo i fiori e lucidato alla tomba, si toglieva le mutandine, che appoggiava sulla lapide. Poi si sedeva a natiche nude sulla tomba.

Un giorno il custode incuriosito da questo comportamento, si fa coraggio e le chiede il perché fa così.

– Signora, scusate la mia curiosità, lo so che non sono affari miei. Ma ormai la notte non dormo per cercare una spiegazione. Voi mi dovete dire perché ogni mattina vi togliete le mutandine e poi vi sedete nuda sulla tomba di vostro marito?

– Perché mio marito, quando era vivo, mi diceva sempre:

“Amore mio, tieni un culo che farebbe resuscitare un morto!”

 

GERUSALEMME

GESU’

Siamo sul Monte calvario, Gesù è stato crocifisso insieme ai due ladroni.

Uno dei due dice a Gesù: “Ti prego, salvaci, non ci far morire così.”

L’altro replica: “Lascialo stare, tanto è tutto inutile. Non è lui il figlio di Dio.

Il primo ladrone ribatte arrabbiato:

“Che ne sai? Come fai a dire che non è il figlio di Dio?”

“Se era veramente il figlio di Dio – risponde calmo il secondo ladrone – qui sotto era tutto pieno di giornalisti e di televisioni.”

 

IL PARTY PERFETTTO

Un signore di paese un po’ cafone e rozzo, va a una festa in casa di persone aristocratiche. Resta molto entusiasta di tutto, alla fine prima di andare via si va congratulare direttamente con il padrone di casa.

– Una festa stupenda, niente da dire

– Grazie, troppo gentile

– Una tavola imbandita stupendamente, con cibi che non avevo mai visto …

– Grazie, troppo gentile

– Ma quello che mi ha colpito di più è stato il cesso d’oro.

– Ma signore, in questa casa non c’è nessun cesso d’ oro! _ replica il padrone di casa sorpreso.

– Ma come, quello in quel bagno tutto decorato, stile Luigi XVI

Il padrone di casa chiama il cameriere:

– Battista, abbiano trovato quel cretino che ha cacato dentro il trombone del capo orchestra.

 

GENOVA

DAL DENTISTA

Una vecchietta va dal dentista a farsi la dentiera. Questo le fa davvero un buon lavoro.

– Quanto è? – chiede alla fine, la vecchietta.

– Sono 5.000 euro.

– Ma come 5.000 euro, ma è un prezzo esagerato!
– Le posso fare, un po’ di sconto 4.500.

– Ma è sempre troppo per me.

– Allora 4300.

– Ancora non ci siamo, io posso spendere al massimo 1.000 euro.

– Scusi, ma perché tra tanti dentisti hai scelto proprio me che sono il più caro in città?

– Perché io ci tengo e per la salute non bado a spese.

 

ARIZONA

IL NOME

Un bambino indiano chiede alla mamma:

– Mamma, nel nostro villaggio chi è che mette i nomi ai bambini quando nascono?

– Ma è lo stregone del villaggio – replica la madre.

Il bambino esce subito dalla sua tenda e va in quella dello stregone del villaggio.

– Signor stregone – le chiede – è vero che è lei a mettere il nome ai bambini appena nati?

– Certamente, piccolo.
– Ma come fa a scegliere un nome o un altro?

– Vede è molto semplice. Quando nasce un nuovo bambino o una bambina, vado nella sua tenda, lo prende in braccio e poi esco fuori.

Se nel cielo c’è una bella luna piena: io la chiamo “luna lucente”, se è giorno e non vedo un cavallo che corre imbizzarrito e si tratta di un bambino maschio, io gli mette il nome “cavallo pazzo” … se vedo ….

Ma perché tutte queste domande “Cane che piscia”?

 

AMBURGO

UNA PASSIONE PER LA MUSICA

Un bambino prodigio suona ad un concerto in un grande teatro: Chopin, Mozart, Beethoven ecc. i pezzi più belli. Esegue al pianoforte in modo stupendo, davvero un genio. Il pubblico è incantato.

Quando finisce, si leva un applauso calorosissimo. Il successo è strepitoso. La gente si alza tutta in piedi ed invoca il bis.

Il bambino si siede di nuovo al piano ed esegue il bis richiesto.
Alla fine del brano, il pubblico scatta di nuovo in piedi per un altro applauso caloroso, chiede un nuovo bis.

Il bambino esegue di nuovo.

Altro successo, altra richiesta di bis.

Questa volta, però, il bambino scoppia a piangere. Il pubblico rumoreggia.

Il presentatore: “Silenzio, sentiamo che è successo!”

Si avvicina al bambino e gli chiede: “Perché piangi, piccolo?”

Bambino: “A me non piace la musica.”

 

SVIZZERA

ALLA FRONTIERA

Un signore si presenta una mattina con una bicicletta alla frontiera, vicino alla canna c’è attaccato un grosso sacchetto. Il maresciallo della finanza lo scruta dalla testa ai piedi e poi gli chiede:

– Che c’è dentro quel sacchetto?

– Sabbia.

– E come, tu porti sabbia dalla Svizzera all’Italia?

– Perché, è proibito?

Il maresciallo dà un’occhiata al sacchetto e, constatato che si tratta veramente di sabbia, fa segno all’appuntato di lasciarlo passare.

La storia continua per molti giorni. L’uomo si presenta ogni mattina con la bicicletta ed un sacchetto di sabbia. A tutti i controlli risulta sempre negativo.

Il maresciallo incomincia a non dormire più la notte. Si chiede come mai un uomo con una bicicletta porti ogni giorno un sacchetto di sabbia dalla Svizzera. Di sicuro c’è qualche losco traffico sotto.

Sua moglie, da brava “marescialla”, partecipa alle indagini dando i consigli giusti al marito. Ogni sera ne discutono a letto (invece di fare cose più interessanti):

– Secondo me dovresti far esaminare il contenuto del sacchetto. Sono sicura che nella sabbia c’è disciolta della droga. Quando sta dall’altra parte del confine, ci butta di nuovo l’acqua, scioglie la droga, poi basta metterla ad asciugare ed ecco che ha di nuovo la polverina.

Il giorno dopo, appena il maresciallo vede l’uomo con la bicicletta si fa consegnare il sacchetto e lo manda a fare esaminare dalla scientifica. Ma non risulta niente: è solo sabbia di fiume.

Passano ancora dei giorni ed il maresciallo sta per uscire di senno per la faccenda. Ancora una volta è la moglie a suggerirgli una soluzione: “Dovresti far controllare il sacchetto o l’interno della bicicletta, sono sicuro che vi troverai o droga o diamanti.”
Il maresciallo il giorno dopo fa fare dei controlli accurati: smontano la bicicletta, perquisiscono l’uomo, esaminano il sacchetto, ma niente, non trovano niente di irregolare. A questo punto il maresciallo per non impazzire, si fa trasferire in un altro posto.

Dieci anni dopo, ormai in pensione si ritrovano ai giardini pubblici l’uomo della bicicletta ed il maresciallo. Quest’ultimo appena lo vede, gli va subito vicino e gli chiede:

– Ti prego, ti supplico, ormai sono in pensione, non posso farti più niente. Vedo che sei in pensione anche tu, dimmi la verità, tu che facevi alla frontiera ogni giorno con quella bicicletta ed un sacchetto di sabbia?

– Maresciallo, facevo contrabbando di biciclette!

 

Trieste

IL FIGLIO EDUCATO

Una signora che vive in un quartiere di periferia è in attesa di un bambino. Vedendo per strada spesso i bambini dire parolacce, sputare o comportarsi maleducatamente, un giorno si reca da un medico.

– Dottore, so che lei è bravissimo, non ha qualcosa per far venire mio figlio educato e gentile?

Il medico prende da un armadietto un grosso flacone
e glielo dà.

– Se vuol far venire suo figlio educato deve prendere ogni sera un cucchiaino di questo sciroppo, mi raccomando non di più.

La signora tutta contenta torna a casa e fa come le ha detto il medico. Ma dopo pochi giorni viene assalito dai dubbi: “Sono sicura che il dottore non ha capito bene, io lo voglio gentile gentile, gentilissimo”. Allora incomincia ad esagerare con le dosi, prima ne prende due cucchiai alla volta, poi tre, finché non finisce il flacone. Ne fa comprare un altro da un’amica. Per non farla lunga, prima che partorisca ne ha presi ben 5 di quei flaconi.

Scadono i 9 mesi, ma lei non ha le doglie. Passano 2 – 3 giorni, una settimana, ma non ci sono sintomi di parto imminente. Allarmata corre dal medico. Questi subito la visita e quando guarda lì, scoppia in una sonora risata.

– E allora dottore, perché non partorisco?

Niente di grave – gli fa il dottore ricomponendosi – ecco non si tratta di un sol bambino, ma di due gemelli.

– E perché non si decidono a venir fuori?

– Vede, sono tutte e due all’uscita. Uno fa all’altro: “Prima lei”.

E l’altro risponde: “Si figuri, dopo di lei.”

PARCO SUL POLLINO

QUANDO FANNO COSÌ

Siamo in piena stagione venatoria. Un cacciatore adocchia una bellissima quaglia su un albero, di quelle grasse e formose, che se le metti nel sugo ti lecchi anche i baffi.

Sta per sparagli, ma prima che prema il grilletto, la quaglia vola via. Fa un giro per aria e si va ad appoggiare su un altro albero.

Il cacciatore subito dietro. Quando sta per sparagli l’uccello vola di nuovo via, cambiando albero. Il cacciatore paziente le va dietro, ma non fa nemmeno in
Mamma, non potreste uscire, questa parte

della preghiera è strettamente personale?

tempo ad avvicinarsi che scappa di nuovo. La cosa si ripete varie volte. Il cacciatore alla fine spazientito esplode.

– Quando fanno così, io le ammazzerei.

 

Rio de Janeiro

CARNEVALE

E’ carnevale nel cimitero monumentale di Rio. I morti hanno organizzato una grande festa al ritmo di samba, rock, tango ecc.. Sono tutti in maschera, abbondano i costumi da becchino, da scheletro, da fantasma ecc.. E’ proprio il caso di dire che si divertono da morire.

Ad un certo punto, qualcuno brillo per l’alcol, che scorre a fiumi, inizia a fare il trenino, gli altri entusiasti subito si accodano. Ballando ballando finiscono all’esterno del cimitero, dimenticando le calde raccomandazioni del custode, che prima di tornare a casa aveva detto loro:

– “Fate di tutto, divertitevi, ma non superate il cancello, altrimenti mi fate perdere il posto”.

Uno di loro prima di uscire, forse preso da un rimorso di coscienza verso il custode che era stato così buono, afferra la lapide sulla sua tomba e se la mette sotto il braccio.

Gli amici gli chiedono: “Ma che stai facendo?

– Niente mi porto dietro un documento di riconoscimento, può darsi che ci ferma la polizia.

 

MOSCA

AL CIRCO

Siamo al circo durante uno spettacolo, le gradinate sono affollate di gente chiassosa. Un prestigiatore sull’arena sta per fare un difficile gioco di magia.

Si rivolge al pubblico:

– Ed ora per questo gioco c’è bisogno di una persona del pubblico. Uno qualsiasi.

Poi individuato un ragazzino in terza fila, gli fa cenno con il dito:

– Venga lei, il bambino biondo in terza fila.

Tra gli applausi del pubblico il bambino si alza e va nella arena, dove si colloca al fianco del prestigiatore.

– Come ti chiami?

– Marco

– Marco dici il pubblico che non ci siamo mai visti prima.

– Sì, papà.

FAR WEST

COW BOY E INDIANI

Siamo in un forte di frontiera, le giacche blu passano le giornate a bere e a giocare a carte. Da quando gli indiani, infatti, se ne stanno buoni buoni non hanno niente da fare. Si rendono conto che quest’ozio li sta uccidendo.

Non stanno certo meglio gli indiani che da quando pensano di più all’alcol e alle donne che a fare la guerra, si sono rammolliti tutti compreso Toro seduto (ormai chiamato da tutti Toro ammosciato).

Un giorno arriva al forte un nuovo capitano, giovane ed bellicoso, molto motivato a conquistare qualche medaglia sulla pelle degli indiani:

“Ragazzi qui ci dobbiamo dare un regolata, se non succede più niente, il comando chiude il forte e restiamo tutti disoccupati. Chi di voi va parlare con gli indiani?”

Si offre come volontario un sergente. Il capitano lo chiama rapporto nel suo ufficio e gli dà le istruzioni del caso: “Tu vai a parlare con Toro ammosciato, come lo chiamano. Spiegagli la situazione, se non succede più niente, per risparmiare chiudono il forte, 1200 disoccupati in mezzo alla strada con le loro famiglie.

– Ma agli indiani che gliene frega?

– Gli frega, gli frega, perché se stanno buoni, perdono la riserva. Al massimo li mettono a pulire cessi.”

– Signorsì, signor capitano vado e torno!

– No, aspetta. L’ultima volta chi ha combattuto in casa, noi o loro?

– Loro, se mi ricordo bene. Siamo andati noi da loro.

– Bene. Allora tocca a loro venire qui.

Dopo due giorni arriva con i segnali di fumo (che era l’Internet dell’epoca) la risposta di toro ammosciato: “Non imbrogliate, l’ultima volta abbiamo giocato noi fuori casa, perciò tocca a voi venire qui. Stop. Se non ci credete consultate il registro dei verbali di guerra. Stop”

Dai registri risulta che Toro ammosciato non era una lingua biforcuta. Erano stati veramente gli indiani a giocare fuori casa, perciò il capitano fa suonare l’adunata ed i soldati mal volentieri si preparano per partire.

Dopo due giorni di marcia arrivano nei pressi dell’accampamento degli indiani.

Su una collina appare un piccolo gruppo di indiani.

– Bene, bene – esclama raggiante il capitano – sono quattro gatti. Sergente suona la carica, che in quattro botte li puliamo e ce ne torniamo a casa.

Allora in sergente con quanta voce ha in gola grida:

“CAAA!!!!!!

Ma mentre sta gridando su un’altra collina appare come di incanto un altro gruppo di indiani, poi a destra un altro gruppo, sul fianco un altro gruppo … per non farla lunga, tutte le colline dei dintorni si animano, sputando dalle loro viscere indiani.

In pochi istanti sono circondati da indiani di tutte le tribù e le dimensioni.

Il sorgente che stava gridano la carica, cambia subito in:

– CAAA!!!! CAVOLOOOO!!!!!!!! E quanti ne sono!!!!!

 

ARABIA SAUDITA

Il PAPÀ

Un italiano lavora in Arabia Saudita. Sua moglie partorisce all’ospedale locale “Al Fath ta”. Davanti alla finestra della sala in cui ci sono i neonati disposti per file orizzontali, l’italiano non sa trattenersi dal fare delle smorfie al suo bambino.

Qualche metro più in là uno sceicco arabo, sicuramente neopapà anche lui osserva con un sorriso di soddisfazione qualcuno dei bambini nella vetrina.

L’italiano non sa trattenersi dall’avvicinarsi e comunicargli le sue emozioni.

– Dica la verità, non è bellissimo il mio piccolo?

– Quale è?

– E’ quello là in terza fila, l’ultimo a destra.

– Molto carino _ risponde l’arabo in un italiano stentato.

– Anche voi papà?

– Si, anch’io papà.

– E quale essere tuo bambino?

– Tutti quelli della prima fila.

 

INDIA – BOMBAY

IL SANTONE E LA FORMICA

Un santone indiano incontra un formichino (che sarebbe una giovane formica di sesso maschile), lo prende delicatamente da terra e lo mette sul palmo della sua mano. Come tutti i santoni che si rispettano parla con gli animali.

– Buongiorno bel formichino, come va?

Ed il formichino: “Uno schifo! Mi va tutto male.”

– Dimmi che ti è successo, forse posso aiutarti. Perché non sei contento della vita?

– Vedi, sono disoccupato da anni, non ho un soldo in tasca …

– Per tanto poco?

– Tanto poco? Ma se la mia fidanzata mi ha lasciato e ha detto che non mi vuole più vedere!

– Ma non è così grave..

– Non è così grave? Ma se mia madre è morta, mio padre è alcolizzato e io devo andare a mangiare tutti i giorni alla mensa dei poveri ..

– Ma su con il morale.

– Su con il morale? Ma se il tetto del formicaio perde ed io non ho soldi per ripararlo, nessuno mi ama, nessuno mi vuole e sono solo al mondo.

Il santone in uno scatto di ira lo schiaccia nella mano:

“Hai ragione, che cavolo ci campi a fare!”

 

MILANO

LA MOGLIE MALATA

Un uomo chiama il medico perché sua moglie è a letto con la febbre da due giorni. Dopo la visita, il dottore si chiami in disparte il marito e gli dice:

– Devo essere sincero, sua moglie ha una faccia che non mi piace affatto.

– Se è per questo, neanche a me piace molto. Ma possedeva 7 appartamenti al centro di Milano e allora, me la sono sposata.

PADOVA

L’OPERAIO VENETO E IL LEONE

Un operaio veneto una sera rientrando trova un leone (forse fuggito da uno zoo) sulle scale di casa. Ingaggia una furibonda lotta e alla fine riesce ad ucciderlo, dandogli una chiave inglese in testa.

La cosa fa subito scalpore sui giornali e sulle televisioni private e non. La sua casa, quella sera, brulica di giornalisti. Tutti si complimentano con lui e gli fanno tante domande.

Verso mezzanotte, finalmente vanno via. Rinchiude la porta, contento della notorietà, ma stanchissimo. Quando va a chiudere la luce in salotto trova una sorpresa. Un giornalista di estrema sinistra è ancora là, deciso a vederci chiaro nella vicenda.

– Lo so che hai detto tutto – gli fa l’uomo con molta calma – ma scusami, io devo capire come tu, povero operaio, sei riuscito ad uccidere un leone, l’animale più forte che c’è. (pausa) In verità, tu l’hai ucciso perché nel leone hai visto il Re della foresta, il simbolo della tirannia, del potere, hai visto i prepotenti che tiranneggiano …

– Mi l’ho detto – lo interrompe piuttosto perplesso l’operaio – Mi sono tornato a casa, mi son’ girà ed ho visto un leone: mi ho detto, porco can un leon’! E mi l’accoppò!

– Si, questo l’ho capito, ma come mai tu, un uomo neanche così robusto, sei riuscito ad uccidere un leone? Tu in quell’animale hai visto il leone britannico, quello che c’è sulla bandiera, l’imperialismo, colpendo lui hai voluto colpire tutti gli imperialismi di questo mondo in particolare l’imperialismo americano …

– Mi non so, mi l’ho detto – lo interrompe ancora una volta l’operaio – mi sono tornato a casa, mi son’ girà ed ho visto un leone: mi ho detto, porco can, un leon’! E mi l’accoppò!

– Si l’ho capito, ma tu l’hai ucciso perché nel leone hai visto il più forte, il padrone, il capitalista che sfrutta gli operai, i prepotenti di questa terra …

– Mi non so, mi l’ho detto, mi sono tornato a casa, mi sono gira’ ed ho visto un leone: mi ho detto, porco can, un leone! E mi l’accoppò!

Il giorno dopo esce sul giornale un articolo a titoli cubitali:

 

OPERAIO IMPAZZITO UCCIDE UN POVERO LEONE INERME.
URALI – UNIONE SOVIETICA

DURANTE IL REGIME COMUNISTA

Un commissario del popolo arriva in un piccolo villaggio rurale sui Monti Urali. Convoca i contadini del luogo ed inizia ad interrogarli.

– Tu tenere galline, bene. Tu cosa dare da mangiare galline?

– Il granone, il migliore che c’è in commercio – risponde il contadino orgoglioso.

– E come tu sprecare granone del popolo, granone che è buono anche per fare pane, per dare da mangiare a stupide galline! 3 mesi di Siberia, così tu imparare a tenere conto dei beni dello stato!

L’uomo viene portato via dalla guardie, entra il secondo.

– Tu tenere galline, tu cosa dare da mangiare galline?

L’uomo che ha udito il precedente colloquio tergiversa alquanto: “Beh, io, veramente, non le do quasi niente, non certo il granone. Ecco vivono con quello che riescono a beccare sull’aia.

– Così tu fare morire di fame galline dello stato! 5 mesi di Siberia. Avanti il prossimo.
Entra il terzo contadino.

– Tu tenere galline, tu cosa dare da mangiare galline?

– Beh, veramente io non so.

– Come tu non sapere cosa mangiare tue galline?

– E che ne so? Io gli do 20 rubli a testa alla settimana e poi ognuna di essa si compra quello che vuole.

 

PALOS – SPAGNA

LA PARTENZA

Cristoforo Colombo si sta preparando per partire per andare a scoprire le Americhe. A bordo sale il marinaio che deve fare da vedetta.

– Dato che partiamo all’alba se vuoi evitare una levataccia, ti conviene dormire direttamente sul pennone – gli suggerisce il capitano.

L’uomo raccoglie subito l’invito, prende le sue cose e va a dormire in un’amaca sull’albero maestro. E’ un po’ scomodo, ma meglio che levarsi all’alba.

Il mattino, preso dalla stanchezza, si sveglia tardi, quasi a mezzogiorno. Apre gli occhi e vede che il sole è già alto. Ancora stordito dal sonno si alza ed inizia a scrutare l’orizzonte.

Volgendo lo sguardo a 360 gradi ad un certo punto grida con quanto fiato ha in gola: “Terra! Terra!”

Zitto, cretino! – lo richiama di sotto Cristoforo Colombo – Non siamo ancora partiti. Abbiamo ritardato la partenza di un giorno per motivi tecnici.

 

PALERMO

IL FIGLIO DEL MAFIOSO

Arriva Babbo Natale a casa di Pasqualino, figlio di un notaio, e gli porta un bellissimo orologio d’oro.

La stessa notte Babbo Natale arriva anche a casa di un noto capo mafioso. Suo figlio, Salvatore, naturalmente sotto l’albero trova una lupara fiammante.

Il giorno dopo i due bambini si incontrano in cortile. Il figlio del mafioso tanto fa che riesce a turlupinare il figlio del notaio e scambia il suo regalo con quello di Pasqualino.

Il figlio del mafioso corre a casa a mostrare il frutto della sua astuzia a suo padre. Ma quest’ultimo non è troppo d’accordo.

– Ma papà, è un orologio d’oro massiccio!

Al che padre risponde: “Ed ora se qualcuno ti chiama cornuto e fetuso, tu come gli rispondi: sono le otto e trenta?”

NEW ORLEANS _ USA

IL RIMEDIO MIRACOLOSO

Un negro negli USA, stanco di essere oggetto di discriminazione da parte dei bianchi, consigliato da un amico va da un inventore, che ha scoperto un rimedio miracoloso per schiarire la pelle.

– Vede – gli fa – la cura è molto semplice. Lei va a casa si fa la doccia, si insapona e tiene questo sapone addosso per 30 minuti esatti. Quando si risciacquerà sarà bianco come un yankee che è venuto qui 100 anni fa dall’Irlanda. Lo usi con discrezione perché è l’ultimo pezzo che mi è rimasto.

L’uomo tutto contento va a casa e prova il sistema, vede che funziona benissimo. Allora fa fare la doccia a tutta la sua famiglia. Le cose vanno nel migliore dei modi per la moglie e per la figlia, ma quando va a lavarsi anche suo figlio di 12 anni, il sapone finisce. Quest’ultimo, dato che resterà per sempre nero, si mette a piangere disperatamente.

Suo padre cerca invano di calmarlo, ma dopo un po’ si arrabbia.

– Ecco qua. Sono bianco da appena 10 minuti che già questi negri mi incominciano a rompere le scatole!

TIBET

I TRE SANTONI

Tre santoni indiani si ritirano sulla montagna per pregare e meditare. I tre si dispongono in posizione Yoga di fronte alla cima della montagna e restano in silenzio a meditare per quattro mesi.

Una sera fa veramente freddo, c’è una tempesta di neve. Uno dei santoni a un certo punto interrompe il silenzio per esclamare: “Certo che stasera fa proprio freddo”.

Segue un silenzio glaciale.

Passano altri tre mesi e siamo ormai in pieno inverno. Una sera c’è un’altra tempesta di neve.

Il secondo santone interrompe il silenzio ed esclama: “E sì, fra proprio freddo!”

Passano altri quattro mesi, il terzo santone si gira indietro e rimprovera gli altri due: “Silenzio! Siete venuti qui per pregare o per fare chiasso?”

 

BOLOGNA – MOSTRA D’ARTE

IL QUADRO

Ad una mostra, un critico d’arte nota una tela completamente bianca.

– Scusi, che cosa rappresenta? – chiede al pittore.

– Il passaggio del mar Rosso.

– E il mare?

– Si è ritirato.

– E gli ebrei?

– Sono già passati.

– Ed il faraone con gli egiziani?

– Non sono ancora arrivati.

 

SCANDIANO – NAPOLI

LA PAROLACCIA

La maestra sta facendo un quiz in classe. Li chiama uno alla volta e gli fa dire una parola che inizia con una certa lettera. Pierino, che è un gran sporcaccione e amante del turpiloquio, spera che faccia la domanda anche a lui, così da avere l’occasione per dire una parolaccia. Ma la maestra, che sa di questa tendenza di Pierino, si guarda bene dall’interrogarlo.

Ad un certo punto la maestra fa la domanda ad un bambino al primo banco.

– Giacomo, dimmi un parola che inizia con la c ?

Pierino, da dietro gli suggerire sottovoce: “Dici, Cazzo, dici cazzo!”

Giacomo, rosso per l’imbarazzo ad un certo punto risponde alla maestra: “Carro”.

Bravo, Giacomo – lo gratifica la maestra – ora chiediamo a Luca. Luca, dimmi una parola con la f ?

Pierino, sempre da dietro, suggerisce di nuovo: “Dici, fica, fica “

Luca con qualche incertezza risponde: “Finestra”.

Bravo, Luca – fa la maestra – adesso chiediamo a Pierino. Pierino dimmi una parola che inizia con la n ?

Pierino tutto contento si alza in piedi pronto a sputare fuori una cattiva parola, ma per quanto si sforzi, non riesce a trovare nessuna parolaccia che inizia con la n. “Hai capito la furbacchiona – pensa – ha scelto la n perché non esistono cattive parole con questa lettera, ma ha fatto i conti senza l’oste”.

Ci pensa ancora un minuto e poi sbotta “Nano, ma con un cazzo così!”

E fa un gestaccio con il braccio.

 

CASERTA

LA COPPIA STERILE

Una coppia, per quanto si sforzi, non riesce ad avere figli. Un giorno decidono di fare le analisi per scoprire da che dipendeva. Si reca prima lui in laboratorio, dopo alcuni giorni ritira la cartella con i risultati.
In fondo alla cartella l’uomo trova scritto: SSPP.

– Hai visto, che non è colpa mia? – l’uomo ritorna felice da sua moglie – Dalle analisi è risultato che sono Sano Sanissimo Potente Potentissimo.

La donna il giorno dopo, va anche lei a farsi tutti gli accertamenti del caso. Ma anche in questo caso non emerge niente.

– Lei signora – le fa l’analista – può avere più figli di una mucca, non ha assolutamente niente.

– Ma come dottore, se io sono sana, mio marito è Sano Sanissimo, Potente Potentissimo, allora perché non possiamo avere figli?

– Ma che avete capito? SSPP non significa Sano Sanissimo Potente Potentissimo, ma: “serve solo per pisciare”.

 

CUNEO

IL VECCHIO GALLO

Un contadino si compra al mercato un bellissimo e giovanissimo gallo per sostituire il suo ormai vecchio, che iniziava a perdere qualche colpo.

Il nuovo gallo, dato che è un tipo abbastanza presuntuoso e prepotente, appena arriva nel pollaio si chiama il vecchio gallo e gli fa:

Domani mattina dormi pure, che alle galline ci penso io.

– Senti – risponde il vecchio gallo – ti prego lasciami almeno quelle vecchie, sai ci siamo cresciuti insieme.

Neanche per sogno – ribatte il giovane galletto – da oggi in poi il gallo del pollaio sono io e quindi provvedo a tutte, giovani e vecchie. E non credere che siano troppe per me.

Ma il vecchio gallo non è disposto a mollare così presto, perciò gioca la sua ultima carta.

– Senti facciamo una gara: 5 giri di cortile, mi dai dieci metri di vantaggio: se vinco io, mi lasci solo 2 galline vecchie. Se vinci tu, invece ti prendi tutto il pollaio.

– E va bene! – Il giovane gallo accetta sicuro di vincere.

La mattina sul tardi, si fa la gara. Una gallina dà il via ed i due galli partono. Dopo quasi un giro il gallo vecchio, dato il vantaggio iniziale, è ancora in testa. L’altro sta per raggiungerlo e superarlo.

Ad un certo punto si ode un colpo di fucile. Il giovane gallo crolla a terra colpito a morte.

– Ma è mai possibile – fa il padrone rimettendo via l’arma – è già il terzo gallo gay che mi vendono!

IL LETTO A TRE

Una coppia di giovani è in visita a Venezia. La sera, non avendo soldi per l’albergo, chiedono ospitalità ad alcune persone che hanno conosciuto in una discoteca. Nessuno di essi può ospitarli, l’unico che accetta è un single di nome Sergio, però fa il patto prima:

– Ho solo un letto matrimoniale ed io devo dormire in mezzo, sui bordi del letto non riesco a prendere sonno.

– Non è che durante la notte vi prendete delle libertà?

– No, state tranquillo, e poi potete controllare.

Chiarite le condizioni vanno a dormire. Nel letto si posizionano in questo modo: il ragazzo da una parte, il padrone di casa al centro e la ragazza all’altro lato.

Il ragazzo, naturalmente, dorme con un occhio solo, non è del tutto convinto delle intenzioni oneste del padrone di casa. Ma le cose vanno nel più tranquillo dei modi e l’unico a non dormire, quella sera è proprio lui.

Verso le 5 del mattino, la stanchezza lo vince e si addormenta pesantemente. Si sveglia verso le 7, si ricorda subito della sua ragazza e apre gli occhi per controllare. Vede il padrone di casa con la testa sul petto della sua donna.

– Fermo, che cosa stai facendo? – gli fa, tirandolo per un braccio.

– Niente, sto ascoltando la radio.

– La radio sul petto della mia ragazza? Ma che stai dicendo? Togliti fammi vedere.

Il ragazzo toglie l’uomo e poggia la testa sul petto della sua amorosa.

– Ma qui non si sente niente!

– Per forza, non hai messo la spina!

 

NAPOLI

ANALISTI E OCULISTI

Un signore con un vaso di vetro, in cui c’è uno stronzo enorme di 1 kg (si, di quelli veri) sottobraccio, si presenta al portiere di uno stabile al centro: “Scusi, mi può dire a che piano sta l’oculista?”

– L’analista, vuol dire? – obietta il portiere notando il contenuto del vaso.

– No, l’oculista.

– Scala B, terzo piano.

Per le scale non riuscendo a trovare il dottore che cerca, chiede ad un signore: “Mi sa dire dove è l’oculista?”

– L’analista sta al quarto piano.

– No, l’oculista.

– All’altra scala, al terzo piano.

Scende di nuovo e poi risale all’altra scala, finalmente riesce a trovare lo studio dell’oculista. Un’infermiera viene ad aprirgli la porta.

– Signore, lei ha sbagliato porta – gli fa la donna appena lo vede con quel vaso sottobraccio – deve andare dall’analista al secondo piano.

– No, cerco l’oculista.

– Che c’entra l’oculista?

– C’entra. Lo dirò solo e direttamente al dottore.

Finalmente arriva il suo turno, appena l’oculista lo vede gli dice: “Lei ha sbagliato studio, deve andare dall’analista.”

– No, no, cerco proprio lei.

– Che centro io con quello che porta sottobraccio?

– Dottore, lei mi deve spiegare perché quando faccio uno stronzo così, mi vengono le lacrime agli occhi?

 

AGROPOLI – (SA)

IL PRETE

Un conosciuto ladro di polli, dato le imminenti festività pasquali, si va a confessare. Naturalmente, tra le sue vittime c’è anche il parroco, ma egli si guarda bene dal confessargli tale reato, temendo una sua reazione violenta. Ma il prelato, che ha informatori meglio della CIA, sa già tutto e lo aspetta al varco. Alla fine della confessione, visto che l’uomo non gli ha detto niente, gli chiede:

– Sei sicuro che hai confessato tutto? Non avreste per caso preso certe galline ad un uomo di chiesa che abita nei paraggi?

– Come dice?

Il prete stanco di giro di parole va direttamente al sodo: “Chi ha rubato le galline dal mio pollaio?”

L’uomo si sente in trappola, se ammette di aver rubato, il prete può denunciarlo. Se invece mente, fa sacrilegio. Allora fa finta di non aver sentito.

– Mi dispiace padre, ma non si sente.

– Come non si sente? Fino ad un minuto fa si sentiva benissimo!

– E passate voi di qua, vi faccio vedere che non si sente, il confessionale è difettoso.

Il prete esce dal confessionale e si va ad inginocchiare dall’altra parte, dove di solito si mette il penitente. L’uomo, invece, si siede al posto del confessore.

Quest’ultimo, una volta all’interno e aperto lo sportellino, gli chiede a bruciapelo: “Chi è che si porta a letto mia moglie?”

Il prete arrossisce di colpo: “Hai ragione tu, figliolo, non si sente. Questo confessionale ha qualcosa che non va, devo farlo vedere.”

Non dimentichiamoci, però, dei

CARABINIERI

Ecco le ultime …

LA MATITA

Il maresciallo è seduto alla sua scrivania, tutto indaffarato a sbrigare delle pratiche burocratiche. Ad un certo punto cerca inutilmente la sua matita. Dato che non riesce a trovarla, si rivolge ad un suo subalterno che lavora nella stessa stanza.

– Appuntato, dove ho messo la matita?

– Ce l’avete sull’orecchio, signore!

Colto in fallo, cerca disperatamente una via di uscita. Poi sbotta:

– Non farmi perdere tempo, quale dei due?

 

IL NUMERO SBAGLIATO

Un carabiniere telefona dalla caserma, ma sbaglia numero. Gli risponde una donna tutta scocciata:

– Non potrebbe stare più attento, quando fa il numero?
– Si, signora, le chiedo scusa, ho sbagliato, ma lei perché ha risposto se il numero che avevo fatto era sbagliato!”

 

LA MACCHIA DI SERVIZIO

Due carabinieri si sono fermati a bere un caffè in un bar. Ad un certo punto uno dei due nota che la volante, che avevano parcheggiata di fronte al bar, si muove. Un ladro approfittando del fatto che avevano lasciato le chiavi attaccate al quadro, la sta portando via. Il maresciallo fa al brigadiere:

– Corri, ci stanno rubando la macchia di servizio!

Il brigadiere si getta fuori, ma non fa in tempo.

II maresciallo dall’interno gli urla:

– Prendi almeno il numero di targa!

 

COME SI PULISCE UNA PISTOLA

Un maresciallo sta facendo istruzione alle reclute. Prima spiega tutto su come usare una pistola e poi incomincia a fare domande.

– Tu, allievo carabiniere, come si pulisce una pistola?

– Con un po’di ovatta e dell’olio.

– Cretino. Perché non studi?

Poi si rivolge ad un altro allievo e fa anche lui la stessa domanda:

– Tu, allievo carabiniere, come si pulisce una pistola?

– Con uno straccio e della benzina.

– Sbagliato, vorrei vedere dove avete la testa!

Poi si rivolge ad un altro allievo e fa anche lui la stessa domanda:

– Tu, allievo carabiniere, come si pulisce una pistola?

– Con della Nafta.

– Sbagliato, vorrei vedere dove hai la testa?

Poi si rivolge ad un altro allievo e fa anche lui la stessa domanda:

– Tu, allievo carabiniere, come si pulisce una pistola?

– Con del detersivo.

Se proprio un cretino. E va bene questa volta ve lo dico io, ma la prossima volta, se non lo sapete mi arrabbio sul serio.

La pistola si pulisce con … estrema attenzione.