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BENINCASA

Un gioco antico con le carte napoletane “La Stoppa”

La “Stoppa” è un gioco antico che si faceva con le carte napoletane. Si giocava nei circoli di paese che allora erano come i nostri bar odierni. Tra una boccata di fumo di sigari (all’epoca era lecito coltivare tabacco nei campi) e un sorso di vino di cantina ci si sedeva ai tavoli di legno e vimini e si giocava d’azzardo a 4 o a tre avversari, sempre uno contro uno. Durante il Regno delle Due Sicilie, sotto la reggenza dei Borbone, era severamente vietato e spesso i giocatori sorpresi sul fatto venivano arrestati e tutti i denari venivano confiscati. Si puntava, si facevano scommesse con i Tornesi, le Piastre d’Argento (le grana) e persino con i Ducati d’oro. Possiamo dire che il gioco era ancora più d’azzardo e anche spietato del Poker con le carte francesi. Era un gioco diffuso in tutto il meridione d’Italia e specialmente nel comprensorio napoletano e c’erano delle piccole varianti di paese in paese.
Il gioco consiste nel puntare calcolandosi i punti della “Settanta o Primiera” della Scopa o Scopone Scientifico. Si gioca a 4 contendenti con tutte le carte del mazzo che sono 40, oppure in 3 togliendo un “Palo”, le 10 carte con lo stesso seme, o coppe, o spade, o denari, o bastoni. Si comincia con la puntata minima nel “Piatto” di una somma più il suo decimo e nel nostro caso moderno prendiamo un Euro più 10 centesimi. Dopo aver verificato contestualmente chi è il “Cartaro” con l’alzata del mazzo per la carta più alta, oppure con la distribuzione delle carte per chi ottiene la carta di denari, si inizia con la “smazzata” di tre carte coperte ciascuno. Si punta, dunque, o si passa la mano facendosi il calcolo dei punti in mano delle carte dello stesso seme: il Sette vale 21, il Sei 18, l’Asso 16, il Cinque 15, il Quattro 14, il Tre 13, il Due 12, mentre le restanti figure (Re, Cavallo e Donna) 10. Il maggior punteggio ottenibile è il 55 con il Sette, il Sei e l’Asso. A parità di punteggio vince la scommessa chi è di mano, ovvero subito dopo la smazzata del cartaro (il gioco segue il verso antiorario a differenza del Poker alla Francese e dell’Hold’em Texano). Dopo le mani con la smazzata delle tre carte si arriva alla smazzata dell’ultima carta. La puntata minima, nel nostro caso, è di 10 centesimi, ma il rilancio non ha tetto massimo e si può scommettere con tutta la “Resta” che si ha in tasca. Nel gioco si possono fare i “bluff” come nel Poker, puntando molto quando non si hanno i numeri in mano per far scappare gli avversari e prendersi il piatto, e spesso nel passato i “bluff” sono stati l’origine di risse e tafferugli nelle bische. Alla fine quando tutti hanno le 10 carte in mano si procede alla scommessa del punto finale per aggiudicarsi il piatto completo. Si scommette, come sopra, in base al calcolo del punteggio che si ha con le carte dello stesso seme. Se si ha lo stesso punteggio massimo, il 55, vince chi ha pure la carta Cinque e in parità vince, comunque, chi è primo di mano. Poi, si dichiarano gli eventuali “Buon Gioco” come nel “Tressette” (pagati dagli altri avversari con la somma della prima puntata del piatto) che sono il 55 col Cinque, i 4 o 3 Assi (in base ai giocatori che possono essere 4 o 3), i 4 o 3 Due, i 4 o 3 Tre, e infine quei “Buon Gioco” che non consentono il Domino finale come 4 o 3 Re o la mancanza totale di figure detto, appunto, “Pezzente!” (i giocatori procedono al Domino con le 10 carte inserendo in una fila sul tavolo le carte in ordine crescente e chi chiude per primo ha diritto al pagamento delle carte che rimangono in mano agli avversari, e nel nostro caso moderno si paga 10 centesimi a carta. Chi finisce così il gioco, dice la parola “Stoppa!”).
Appena dodicenne vedendo il mio bisnonno giocare accanitamente a questo gioco in uno sperduto circoletto di un paesino della Valle dell’Irno (SA), gli chiesi di spiegarmelo. Lui, accigliato, mi rispose : “Se t’ho ‘mparo, tu vai in disgrazia!”.

CARTE NAPOLETANE

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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