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GARGIONE

ESSERE FELICI IN DUE, Parte Prima

TUTTI I SEGRETI
PER TENERE SEMPRE ACCESA
LA FIAMMA DELL’AMORE

INDICE
CAPITOLO I
– L’amore 7
– Chi ha inventato l’amore 9
– L’istinto sessuale, la riproduzione 15
– L’amore passionale 18
– L’innamoramento 19
– Le fasi dell’amore 20
– 1° fase: la conoscenza 20
– 2° fase: sboccia l’amore 21
– 3° fase: l’amore maturo 26
– 4° fase: l’amore di compartecipazione 26
– Il colpo di fulmine 28
– I fattori che favoriscono l’amore 31
– La basi dell’amore 35
– L’amore perfetto 37
– I segni dell’amore 39
– Le patologie dell’amore 41
– La fine dell’amore 46
– Imparate ad amare 51

CAPITOLO II
– Come evitare un matrimonio sbagliato 53
– Tutti i fattori a rischio 54
– Scegliere il partner giusto. 56
– Le otto regole d’oro 60
– L’intesa sessuale 64

CAPITOLO III
– Come far durare a lungo la propria unione 67
– Lo scettro del comando 68
– Casa dolce casa 72
– I soldi 74
– “I mestieri” 78
– I bambini 80
– Animali in casa 83
– La coppia e gli altri 84
– La coppia e gli amici 86
– Problemi di convivenza 88
– Motivi interni alla coppia 90
– L’intesa sessuale 95
– La fedeltà 95
– La coppia e il lavoro 96

CAPITOLO IV
– Come evitare che la coppia vada in crisi 97
– Imparate a litigare 99
– Il litigio costruttivo 101
– Altri metodi per risolvere i conflitti 106
– Dopo la tempesta 107
– Come evitare la violenza 108
– Perché non ricominciate da zero? 112

CAPITOLO V
– Quando la coppia scoppia 115
– Come separarsi 116
– Come liberarsene per sempre 118
– Il mal d’amore 119
– Come lasciarlo senza farlo soffrire 124

CAPITOLO I

L’AMORE
“In origine maschi e donne formavano un’unità indivisa, ma gonfi di orgoglio per la loro completezza fisica si ribellarono agli dei, finché l’irato Zeus li spezzò in due e disperse sulla terra le parti così dimezzate. Da allora ogni metà vaga perennemente alla ricerca dell’altra metà perduta e quando la ritrova abbiamo quello che noi chiamiamo amore”.
La mitologia greca spiega così l’origine dell’amore. Ma che cosa è veramente l’amore? Come è nata questa meravigliosa emozione che ha un posto così importante nella nostra vita? Chi ha inventato l’amore?
Per rispondere a queste domande bisogna risalire alla notte dei tempi, quando l’uomo smise di essere uno dei tanti animali che popolavano la terra per diventare un “essere pensante”.
Ma andiamo con ordine, per prima vediamo che cosa è l’amore.
“L’amore è una cosa meravigliosa” recitano i versi di una famosa canzone di moda alcuni anni fa; ma se ci riflettiamo su, ci renderemo conto che questo termine non ha un solo significato, ne può avere molti. Ognuno di noi, ad esempio, si è accorto che amare la propria madre è diverso che amare la propria donna. Quindi non esiste un solo tipo di amore, ce ne sono diversi. Vediamo brevemente quali sono:
– L’amore passionale, da alcuni chiamato anche amore romantico, è il sentimento che unisce un uomo ed una donna che sono innamorati l’uno dell’altro. A differenza degli altri due tipi di amore, si basa anche sull’attrazione sessuale. Se, infatti, amiamo una donna solo nel senso del “volerle bene”, ma non proviamo per lei alcuna passione fisica, possiamo parlare di amore affettivo, paragonabile a quello verso una sorella, una madre; non di amore passionale. L’amore, secondo Borscheld, è sempre contrassegnato dall’eccitazione sessuale.
– L’amore materno o paterno; è quello che unisce genitori e figli. Abbiamo preferito distinguerlo dal terzo tipo di amore, quello affettivo, perché il rapporto genitori figli è un rapporto molto più forte e più intenso degli altri. Da una moglie ci si può separare, ma un figlio resta sempre un figlio, qualsiasi cosa accada.
– L’amore affettivo; è il classico “voler bene”, l’affetto che si prova per familiari, per i fratelli, per gli amici intimi o per compagni. Questa forma d’amore in parte è inclusa nelle due precedenti. Infatti, due coniugi, che stanno veramente bene insieme, prima di essere amanti sono anche buoni amici. Anche l’amore paterno o materno include l’amore affettivo. Tra genitori e figli non esiste solo un legame di sangue, ma anche una relazione amichevole. Anche se, purtroppo, non è sempre così. A volte i legami familiari non implicano affetto. I casi di genitori che si disinteressano del tutto del destino dei loro figli, non sono rari; come pure può capitare che due fratelli litighino e rompano ogni rapporto.
Anche altri studiosi operano questa distinzione. Ad esempio, Sternberg afferma che “L’amore va distinto dall’amicizia e, a seconda degli individui coinvolti, può variare per grado di intensità, passione ed impegno”. Lo psicologo Hatfield è ancora più specifico, distingue due tipi di amore: l’amore appassionato e l’amore di compartecipazione. Il primo è quella “forma d’amore intenso, costante, spesso sessuale, che è la materia prima delle infatuazioni, dell’amore a prima vista e delle cotte”. Il secondo, invece, è “l’affetto profondo che esiste tra due coniugi sposati da moltissimo tempo.”
In ultimo, abbiamo gli amori non diretti verso le persone. Uno di questi è l’amore verso le divinità. Quante persone dicono di amare Gesù o Dio? I mussulmani non pronunciano tutti i giorni frasi di amore verso il loro Dio, Allah?
Anche gli animali o le cose possono essere oggetto d’amore. Chiunque abbia un cane o un gatto in casa, sa l’affetto che gli porta. Quante persone amano la loro auto, la lavano, la lucidano e le mostrano affezione quasi si trattasse di una donna? Chi di noi non ama la sua casa? Un romanziere non ama forse il “capolavoro” che ha appena scritto o un pittore il suo quadro?
Perciò, l’amore è un’emozione che ci porta a manifestare affetto e simpatia non solo verso le persone, ma anche verso animali o cose.

COME E’ NATO L’AMORE
L’origine dell’amore deve farsi sicuramente risalire alla notte dei tempi. Nessuno sa dire con precisione quando l’uomo ha “smesso di riprodursi” ed ha iniziato ad amarsi. Il primo concetto implica accoppiamento istintivo come quello degli animali, il secondo è qualcosa di più complesso. “Gli esseri umani non mangiano, ma pranzano, un termine che si connota di influenze sociali e cognitive di ogni tipo. Degli esseri umani non si può dire semplicemente che copulano, poiché si innamorano, compongono romantici sonetti, si promettono fedeltà, hanno avventure, soffrono di sensi di colpa e si impegnano in lunghe, intime discussioni con la persona amata” ( P. Gray, 2000).
Come è nato l’amore?
In natura si è creato subito un conflitto di interessi tra il maschio, che aveva interesse ad accoppiarsi con il maggior numero di donne possibili, in modo da trasmettere i suoi geni al più grande numero possibile di figli, e la donna, a cui bastava anche un solo maschio, per avere il massimo della prole. Questo conflitto tra i sessi, però, col tempo si è risolto nettamente a favore della femmina umana e questo per un motivo fondamentale: l’uomo è tra quelle specie la cui prole ha bisogno di tantissimi anni per diventare autosufficiente. Non dimentichiamo che il “cucciolo uomo” ci mette quasi 18 anni per diventare adulto. Nessuno animale ci impiega tanto!
Ora la natura ha inventato vari espedienti per costringere il maschio ad aiutare la sua compagna nell’allevare la prole. Questo perché quando la coppia resta unita e collabora a tirare su i figli, questi ultimi hanno ben il 50% in più di possibilità di raggiungere l’età adulta. Basti pensare ad uno solo di questi vantaggi: la possibilità di dividersi i compiti: uno resta di guardia ai figli nella tana ed uno va alla ricerca di cibo. La femmina del ghepardo, per fare un esempio, cresce senza l’aiuto del maschio i propri cuccioli; per questo suo comportamento paga un duro prezzo; infatti, solo 2
piccoli su 40 riescono a raggiungere l’età adulta! (oggi è una delle specie in pericolo di estinzione).
Molto interessanti, a tal proposito, sono gli studi di Wickler uno studioso di Monaco di Baviera, che ha studiato per anni il caso di uccelli che praticano i “duetti”, in varie parti del mondo. “Per 10 anni – dice Wickler – abbiamo seguito questi uccelli, abbiamo registrato e analizzato questi canti alla ricerca di un significato. E siamo giunti alla conclusione che non c’è un significato: ripetono sempre la stessa cosa in continuazione, come una poesia o una preghiera. Questi duetti, però, avvengono solo tra monogami, cioè tra uccelli che vivono in coppia fissa. Perché?
La nostra idea è che si tratti di un apprendimento che obbliga il maschio a impegnare tempo ed energia per la conquista della femmina. Infatti, la femmina non permette l’accoppiamento al maschio se prima non ha imparato a duettare. In pratica è una specie di fidanzamento destinato a legare il maschio e a creare le condizioni per un matrimonio duraturo”
Se il maschio, infatti, dopo l’accoppiamento abbandonasse la femmina per andarsene a cercare un’altra, dovrebbe trascorrere un lungo periodo di tempo ad imparare un nuovo duetto, prima di accoppiarsi di nuovo. Tutto sommato gli conviene restare con la prima femmina. Il duetto, sarebbe, in conclusione, un trucco della femmina per tenere legato a sé il maschio e costringerlo a dare il suo aiuto nell’allevamento della prole.
In uno dei lavori di sociobiologia che vengono citati più di frequente, R. Trivers (1972), esponeva una teoria che metteva in relazioni i moduli comportamentali di corteggiamento e di accoppiamento con le differenze tra i sessi rispetto all’investimento parentale. L’investimento parentale può essere definito come l’entità di tempo, energie e rischio per la propria sopravvivenza che comporta generare, nutrire e prendersi cura della prole.
Ogni piccolo ha due genitori, uno di ciascun sesso, ma l’entità di investimento non è lo stesso per entrambi i sessi.
La poliginia (in cui un maschio si accoppia con più femmine, cioè si crea un harem), è il sistema di accoppiamento più comune tra i mammiferi. Il vantaggio principale di questo sistema è che creandosi una forte competizione per le femmine, riescono ad accoppiarsi solo i più forti ed intelligenti (i combattimenti tra due contendenti non è mai solo una questione di forza bruta, ma anche di astuzie e di perspicacia). Ciò non può non ripercuotersi sulla prole che, almeno in teoria, viene più forte, più sana e più adatta alla competizione con le altre specie.
Secondo la teoria di Trivers quando l’investimento parentale è approssimativamente equivalente nei due sessi, anche il grado di competitività nella ricerca del partner sarà all’incirca uguale nei due sessi. Questo tipo di situazione porta allo stabilirsi di un sistema di accoppiamento monogamico. La monogamia, perciò, ha fatto la sua comparsa nel corso dell’evoluzione quando le condizioni ambientali (o particolari aspetti della vita di una specie) rendono difficile per un adulto allevare la prole da solo (Dewsbury, 1988). In queste condizioni se uno dei genitori abbandona i piccoli, difficilmente la prole riuscirà a sopravvivere.
Un dato a sostegno della tesi di Trivers è il fatto che oltre il 90% delle specie di uccelli sono monogame (Lack, 1968). Nella maggior parte, infatti, degli uccelli le uova devono essere incubate e protette fino alla schiusa. In seguito i piccoli devono essere sorvegliati e nutriti, un genitore da solo non può far la guardia al nido e nello stesso tempo andare in cerca di cibo.
L’evidente vantaggio della monogamia, quindi, è che il maschio accoppiandosi con una sola femmina, questa partorisce solo figli suoi e perciò egli si riconosce padre di questi ultimi e collabora attivamente a tirarli su. Ma non è l’unico vantaggio, con il rapporto monogamico il maschio non è più costretto ad investire grosse risorse di tempo e di energie per accoppiarsi e per difendere il suo harem, con tutti i pericoli che gli scontri fisici tra maschi comportano (non di rado finiscono con la morte o la menomazione di uno dei due).
Inoltre, la monogamia costituiva un passaggio quasi obbligato per quelle specie che praticavano la sessualità continua come l’uomo. Se il maschio, infatti, non trovava una femmina disponibile poteva stare anche lunghi periodi di tempo senza accoppiarsi. In effetti, avere una donna fissa dava all’uomo l’indubbio vantaggio che praticamente poteva fare sesso ogni volta che voleva.

I leoni marini sono animali che vivono in regime di poliginia, cioè un maschio controlla un harem di femmine e non permette a nessuno che si accoppi con esse. Ebbene, in una ricerca di alcuni anni fa un gruppo di ricercatori della California ha notato su alcune piccole isole coppie monogamiche staccatesi dal gruppo, cioè che non si ritrovavano con gli altri per accoppiarsi. I vantaggi erano reciproci, i maschi avevano l’accoppiamento garantito senza doversi confrontare e combattere con maschi più forti e le femmine non dovevano competere con le altre femmine dell’harem. Forse nell’uomo è incominciata così, alcune coppie si sono staccate dal gruppo creando delle coppie monogamiche; col tempo, poi, tale comportamento si è esteso anche agli altri.
Il rapporto monogamico, però, rispetto agli altri modelli di accoppiamento, è un modello più complesso che richiede la presenza di un legame, di un vincolo con cui cementare il rapporto di coppia ed impedire “fughe d’amore”. Per questa funzione la natura ha inventato, per l’uomo, due emozioni utilissime: la gelosia e l’amore. La prima fa si che l’altro rivendichi l’esclusività sul partner. L’amore ha, invece, ha l’indubbia funzione di tenere uniti i due partner ed evitare che si lascino dopo l’accoppiamento.
Non solo, ma l’amore ha anche l’indubbia funzione di favorire la nascita di un ambiente “sereno e accogliente” per l’allevamento dei figli, in cui non prevalgano logiche competitive. Se in una famiglia, ad esempio, si adottassero le stesse regole esterne di competizione o le stesse leggi egoistiche, i genitori si mangerebbero tutto il cibo non lasciando niente ai piccoli. La famiglia è nata, quindi, come un gruppo altruistico in cui i genitori si prodigano per i figli e i cui membri si aiutano l’un l’altro.

CHI HA INVENTATO L’AMORE
Nessuno lo sa con esattezza, ma tutti gli indizi convergono su di lei: la femmina umana. Si, avete capito bene, ad inventare l’amore sono state loro, le donne!
La storia è iniziata certamente nella preistoria quando gli uomini primitivi sono passati, come abbiamo visto, dalla poliginia alla monogamia. Che in passato ci sia stato periodo in cui l’uomo ha adottato un regime di poliginia o addirittura di poliginandria (in cui tutti i membri di un gruppo sia maschi che femmine si accoppiano con più partner di sesso opposto), ci è testimoniato dall’esistenza nel seme umano di vari tipi di spermatozoi. Senza dilungarsi troppo sui particolari, possiamo dire che ne esistono di tre tipi: fecondanti, il cui compito è raggiungere e fecondare l’ovulo femminile, spermatozoi bloccanti che formano una specie di catena per bloccare la salita di spermatozoi estranei e spermatozoi killer, che addirittura uccidono eventuali spermatozoi rivali. Ciò è un evidente segno che la monogamia è un comportamento relativamente recente.
Ma torniamo al nostro discorso. Forse nei primi tempi era il maschio a decidere l’accoppiamento, nel senso che si prendeva con la forza la donna che voleva, ma poi, a poco alla volta, anche la donna ha iniziato ad avere voce in capitolo. Ad esempio, tra le scimmie, le femmine, scappano e non si lasciano fecondare, se un maschio ad esse non gradito si avvicina con il chiaro intendo di accoppiarsi.
Quando le femmine umane hanno iniziato a selezionare i partner con cui accoppiarsi, si è innescato quel processo che ha portato a creare l’amore. Potendosi scegliere il maschio le donne hanno incominciato a privilegiare i partner che si mostravano collaborativi, premurosi, gentili, mentre hanno iniziato a respingere chi voleva solo un rapporto occasionale e le avrebbe, poi, lasciate da sole a provvedere alla prole.
Ma non è stato l’unico motivo che ha spinto le donne ad inventare l’amore, ce ne sono altri. Il più importante di questi è una diretta conseguenza dell’inferiorità fisica della donna rispetto all’uomo. Non intendiamo fare dei pregiudizi sessuali, per inferiorità fisica intendiamo soltanto che in uno scontro violento avrebbero avuto la peggio. Oggi si tende a sottovalutare quest’aspetto, ma è innegabile che la donna almeno come forza fisica è inferiore all’uomo. Ne sono prova le prestazioni sportive (i record delle donne sono quasi sempre inferiori a quelli degli uomini, per questo si svolgono gare separate) ed il fatto che le donne raramente, nel passato, sono state utilizzate come soldati.
Ora la donna, essendo come forza bruta inferiore all’uomo, aveva un’esigenza fondamentale: difendersi dalle violenze del maschio ed evitare che questi la riducesse sua schiava. Per questo motivo nella scelta del partner ha incominciato a tenere presente anche criteri diversi da quelli di privilegiare gli uomini più forti e belli. Ha capito che scegliere un compagno meno forte e bello, ma più gentile, più premuroso, più galante, in parole povere più “innamorato”, aveva l’indubbio vantaggio di una vita a due più facile e confortevole per lei.
Per questo motivo, nei secoli, la donna ha sviluppato una forma di sensibilità verso la “cavalleria”, verso le persone gentili, sensibili, capaci di gesti romantici o di portarle un fiore. Un uomo innamorato è premuroso, è disponibile a lasciare il passo alla sua donna ed è capace di sacrificarsi per il suo bene e per quello della famiglia. Infatti, queste caratteristiche non sono importanti solo per la donna, ma anche per i futuri figli. Un padre violento, egoista e despota, poteva rendere la vita impossibile non solo alla donna, ma anche all’intera famiglia. In effetti, l’amore era per la donna una forma di assicurazione contro eventuali maltrattamenti futuri e vessazioni di ogni tipo.
Naturalmente sappiamo che il “trucco”, cioè l’invenzione dell’amore, non sempre ha funzionato, ad ogni modo ha limitato i danni. Una prova evidente della veridicità di queste affermazioni che ancora oggi la maggior parte delle donne non è disponibile a fare sesso con un partner se non esiste una relazione amorosa.
Oggi chiaramente queste cose stanno cambiando, le donne stanno diventando sempre più simili all’uomo e non è raro trovare donne che cercano solo un’avventura e disdegnano l’amore romantico e duraturo. Il motivo principale di questo cambiamento è che oggi non è più strettamente necessaria la presenza dell’uomo per allevare la prole. L’esperienza di moltissime donne divorziate ci insegna che i figli possono venire su senza grossi problemi, anche se allevati da un solo genitore. Per questo ed altri motivi, ci si separa più spesso che in passato e si intraprendono con maggior facilità nuovi amori. Molti psicologi, tra cui H. Eycenck, sostengono che oggi pratichiamo si ancora la monogamia, ma è una monogamia seriale, nel senso che la maggior parte di noi cambia partner nel tempo. Non andiamo oltre perché il discorso ci porterebbe oltre le finalità di quest’opera.

L’ISTINTO SESSUALE
LA RIPRODUZIONE
Per ben comprendere “il fenomeno” amore, qui ci riferiamo all’amore passionale, bisogna inquadrarlo in un campo più ampio: quello della riproduzione e dell’istinto sessuale. L’istinto sessuale, al contrario degli altri istinti, che mirano alla conservazione dell’individuo, ha lo scopo di conservare la specie. Senza riproduzione, infatti, qualsiasi forma di vita si estinguerebbe nel giro di alcune decine di anni o, addirittura nel giro di una giornata (ad es., alcuni tipi di moscerini vivono soltanto poche ore). Per istinto, però si badi bene, non intendiamo uno schema innato di comportamento su base genetica (quindi, immodificabile con l’apprendimento), ma una tendenza comportamentale in parte innata ed in parte appresa.
Che l’istinto sessuale sia in gran parte innato, né è prova che si basa anche su motivi biologici e su fattori ormonali. Però, anche se le pulsioni sessuali hanno origine da fattori ormonali e da predisposizione biologica, non lo sono certamente le modalità per espletarlo. L’apprendimento dei comportamenti sessuali, come sostengono giustamente i teorici comportamentali come A. Bandura e W. Mischel, trovano una spiegazione nell’imitazione e nel rinforzo. “E’ chiaro che i bambini imparano di tutto osservando gli altri: i comportamenti inappropriati (azioni che non eseguiranno mai) e quelli adeguati, che compiranno ogni giorno. Le bambine imparano che i fratellini urinano in piedi ed i maschi come fanno le sorelle a farsi le trecce. Questi comportamenti verranno, poi, effettivamente imitati se saranno rinforzati da ricompense o da punizioni” G. Lindzey.
Che le modalità di espletamento dei comportamenti sessuali sono in gran parte apprese, ce lo dimostra il fatto che esse variano sensibilmente da popolo a popolo. “L’antropologia dimostra che i modelli del comportamento sessuale variano ampiamente da un gruppo culturale all’altro” D. S. Marshall, 1975. In alcune culture, ad esempio, l’omosessualità è approvata o è tollerata con benevolenza, in altre è fermamente condannata (Davenport, 1965), in alcune parti del mondo i figli possono assistere alle attività sessuali dei genitori e gli adolescenti vengono incoraggiati alla sperimentazione sessuale, mentre in altri questi comportamenti sono interdetti (Marshall, 1971), persino la frequenza dei rapporti sessuali può variare a secondo dei modelli culturali; tra i Mangaia, un popolo che vive nel Pacifico Meridionale, gli adolescenti hanno rapporti sessuali ogni notte e in media tre orgasmi per notte (Hyde, 1979), mentre sull’isola di Ines Beag, al largo della costa irlandese, le donne riferiscono di non avere mai orgasmi (Messinger, 1971).
Nell’istinto sessuale si possono riconoscere 4 sottoistinti:
1) Istinto di seduzione. In ogni donna esiste un desiderio, in buona parte innato, di piacere, di farsi bella, di truccarsi, di andare in giro elegante, insomma di colpire e di sedurre. E’ un istinto presente, sia pure in maniera diversa, anche negli uomini. Chi non desidera affascinare, far colpo sulle donne? Quanti uomini passano i pomeriggi o le serate in palestra per curare il proprio fisico? Noi tutti non ci teniamo ad andare in giro puliti, ordinati, pettinati e ben vestiti?
Anche gli animali hanno dei rituali di corteggiamento: il pavone dispiega la bellissima coda per attrarre la femmina della sua specie, mentre lo spinarello, un pesce la cura delle cui uova è affidata al maschio, quando vede passare una femmina sessualmente matura, cioè col ventre rigonfio, incomincia ad eseguire una vera e propria danza per attirarla nel suo nido.
2) Istinto sessuale vero e proprio. E’ l’impulso che ci spinge ad accoppiarci con un partner di sesso opposto e che viene premiato dalla natura con l’orgasmo.
3) Desiderio di procreazione, conosciuto meglio come istinto materno o paterno. E’ l’impulso che ci spinge prima a desiderare di avere figli (oggigiorno, infatti, con i contraccettivi sarebbe facile evitare una gravidanza) e, poi, a prenderci cura di loro (cure parentali). E’ un comportamento istintivo che funziona a doppia direzione: da una parte favorisce l’attaccamento dei genitori verso i figli e da un’altra quello dei figli verso i genitori. Tutti gli animali hanno dei comportamenti che li spingono a riprodursi e a prendersi cura dei piccoli. Il periodo, che segue immediatamente la nascita, infatti, è molto pericoloso per i cuccioli di qualsiasi specie, come dimostrano gli indici di mortalità. E ciò è particolarmente vero per i piccoli dell’uomo, che hanno bisogno della madre molto più dei cuccioli degli altri animali, molti dei quali già dopo la nascita sono in grado di camminare o, addirittura, di procurarsi del cibo.
4) Istinto affettivo. Tutti noi siano stati “programmati” per affezionarci alle persone, che ci sono vicine: amiamo i nostri genitori, i nostri familiari, i nostri cugini, gli amici o i compagni di classe. In ognuno di noi, infatti, esiste una tendenza innata ad affezionarci alle persone, con cui viviamo e che riscuotono la nostra simpatia. Se, ad esempio, incominciate a frequentare un gruppo due volte alla settimana, anche se all’inizio vi sono tutti estranei, con il passare del tempo, quasi sicuramente instaurerete rapporti di amicizia e di affetto con alcuni di loro.Un’altra prova dell’esistenza di questo istinto ci è data dalla presenza degli animali domestici che vivono nelle nostre case. Cani, gatti ecc., nella stragrande maggioranza dei casi, rispondono solo al nostro bisogno di dare e ricevere amore.
Lo studioso Harlow, nel 1959, ha condotto interessanti esperimenti sulle scimmie. Queste appena nate, venivano sottratte alle loro madri naturali e allevate con madri-sostituto di peluche. I risultati evidenziarono che per i piccoli delle scimmie il contatto fisico-affettivo era importante quasi quanto il cibo. Passavano, infatti, moltissimo tempo arrampicati o aggrappati alla loro madre artificiale di gommapiuma ricoperta di spugna e se, venivano spaventati, correvano verso questa per rassicurarsi.

L’AMORE PASSIONALE
Passiamo, ora, a parlare dell’amore passionale, quello tra uomo e donna per intenderci, che è quello che interessa a noi. Vediamo per prima cosa come nasce l’amore e che cosa è l’innamoramento.
Come può essere che una donna, o un uomo, che fino a qualche giorno era per noi sola un’amica, diventi per noi la persona più importante del mondo, l’altra metà del cielo?
Innanzitutto, noi tutti siamo predisposti biologicamente naturalmente ad innamorarci. “La voglia di amare è scritta nel nostro DNA ” G. Dacquino. Ognuno di noi non solo nasce con la capacità di amare, ma ha bisogno di amare. La prima forma di amore la manifestiamo verso i genitori (attaccamento), poi allarghiamo il giro dei nostri affetti ai familiari e alle persone che ci sono vicine. Quando, poi, diventiamo adulti, noi tutti cerchiamo una persona di sesso opposto, con cui creare una coppia e formare una famiglia. Se non possedessimo tale capacità, forse, non potremmo mai innamorarci.
E’ una tendenza comportamentale in gran parte innata, come la capacità di sviluppare il linguaggio o la socialità. Dall’ambiente apprendiamo solo le modalità pratiche per espletarla. La natura fornisce la materia prima, mentre l’ambiente la modella. Ne è prova che tutte le persone, tranne pochi casi patologici, arrivate in età adolescenziale prendono le cotte per individui di sesso opposto, incominciano a corteggiare o a flirtare con qualche ragazza (o con un ragazzo, se sono donne).
Il secondo concetto che bisogna mettere in chiaro se si vuole capire l’amore passionale è che esso si basa anche sull’attrazione sessuale. Se non c’è desiderio sessuale, passione fisica, non ci può essere nemmeno amore. Se si ama una persona solo nel senso di voler bene, abbiamo l’amore affettivo, quello che si può provare per una sorella o per un familiare. L’innamoramento presuppone, quindi, che tra due persone di sesso opposto ci sia anche attrazione fisica.
Ma come avviene l’innamoramento? Quali oscuri meccanismi scattano nella nostra mente?
La prima cosa che bisogna capire è che l’amore non è fatto immediato, un “colpo di sole” che uno prende in testa e si “scimunisce”, l’innamoramento è un processo che si snoda attraverso varie fasi. Si inizia con una fase di esplorazione (in cui ci si conosce), si passa, poi, ad una fase di “incantesimo” (segnata da uno stato di euforia e di esaltazione), si prosegue con una fase più matura e ragionata e si finisce con l’amore di compartecipazione, cioè principalmente affettivo. Nei prossimi paragrafi ci occuperemo proprio di queste fasi per vedere che cosa ci succede quando restiamo vittime del fascino di un partner di sesso opposto.
L’INNAMORAMENTO
Anche se ci innamoriamo varie volte nella vita e per quanto ci possa sembrare familiare, l’innamoramento è uno dei processi psicologici più misteriosi e complessi che esiste. Ancora oggi ci sono sconosciuti molti meccanismi psicologici che ne sono alla base o come avviene che ci innamoriamo di un certo partner o perché ci innamoriamo proprio di quel partner e non di un altro.
Abbiamo fatto molte ricerche a proposito, “spulciato” centinaia di libri di psicologia, ma quello che abbiamo trovato non ci ha per niente soddisfatto. E’ vero, in commercio esistono migliaia, se non milioni di libri che parlano dell’amore, ma quasi sempre si tratta di approcci filosofici. Ad esempio, nessuno degli autori da noi consultati si sofferma ad esaminare fase per fase, come succede che un uomo si innamori di una donna o una donna di un uomo.
Per lo più abbiamo trovato erudite trattazioni filosofiche, spesso scritte molto bene letterariamente, ma mancavano di una cosa importantissima: un approccio scientifico. E’ facile abbandonarsi ad estri letterari, enunciare teorie ardite o affascinanti, il difficile è dimostrare, passo per passo, l’esattezza delle proprie intuizioni. Mentre il filosofo è assorbito dalla gioia di divulgare le sue tesi, lo psicologo scientifico è preoccupato costantemente della verifica delle proprie ipotesi. Per il primo genere di libro è sufficiente avere fantasia, per il secondo, invece, bisogna avere non solo una solida preparazione di base, ma anche una mentalità scientifica, cioè essere capaci di portare, a mano a mano che si procede, le prove di quanto si sostiene o si afferma.
In conclusione, ci siamo dovuti rimboccare le maniche e condurre da soli un’indagine sul tema. Non sappiamo se siamo stati i primi al mondo ad esporre l’argomento in questo modo, ma vi assicuriamo che non l’abbiamo “preso” da nessuna parte. Vediamo, ora, come avviene, fase per fase, l’innamoramento.
PRIMA FASE – LA CONOSCENZA
Il primo passo per potersi innamorare, e questo ci sembra ovvio, è incontrarsi e conoscersi. Se non si fa amicizia, non ci si conosce, non si entra in qualche modo in contatto con l’altro, non ce ne si può neanche innamorare.
E’ vero, ci sono stati casi di persone che dicono di essersi innamorate senza essersi mai viste fisicamente, ad es. comunicavano via Internet o solo per telefono, ma si tratta di casi rari e atipici, non ancora studiati bene. Non è escluso che si sia trattato solo di “cotte” e non di amore vero.
A volte ci si innamora solo di una proiezione; si vede nell’altro, a cui si è collegati tramite un terminale, il nostro ideale femminile (o maschile, a seconda dei casi), ma mancano i presupposti per parlare di vero amore. Chiusa questa breve parentesi, passiamo ad esaminare i casi comuni.
Una volta che ci si è incontrati e conosciuti in una discoteca, in un bar, alla fermata dell’autobus o ad una festa di amici, si può simpatizzare e rivedersi, come può succedere che si scambi due parole e finisca tutto lì. Nel primo caso, dopo quell’incontro qualcosa cambia in noi. Quella persona ci ha colpito, ci piace, desideriamo rivederla, conoscerla o meglio frequentarla e, allora, le telefoniamo o l’aspettiamo una sera all’uscita del lavoro.
Se la ragazza accetta la nostra corte, la si invita ad uscire, a cenare fuori o a fare una passeggiata. Non è importante il luogo o che cosa si fa, l’importante è che si parli, si racconti di noi stessi, della nostra vita, delle passate esperienze, del nostro mondo o dei sogni nel cassetto. Tutto “materiale” che diventa fondamentale per la seconda fase. E’ importante anche che si consumi del cibo insieme o si offra qualcosa (sia pure i propri appunti di scienze naturali per aiutarla nell’esame che lei deve fare), perché donare o essere altruisti sono tutti riti propiziatori all’amore.
A sera tardi ci si lascia con la sensazione di aver passato una piacevole serata insieme.

SECONDA FASE – SBOCCIA L’AMORE
Una volta che ci si è conosciuti e si torna a casa, incomincia la seconda fase, quella più importante, perché è quella in cui avviene l’innamoramento vero e proprio. Appena si è soli nella propria stanza entra in gioco una capacità mentale che ha un ruolo fondamentale in tutto il processo: l’immaginazione. Anche se l’incontro “fisico” è finito, non è come le altre volte.
Qualcosa di impalpabile ci è rimasto nella mente, qualcosa che incomincia a martellarci il cervello. Lei ci ha colpito, ci piace da morire, ci ha lasciato dentro una sensazione piacevolissima, che ci fa desiderare ardentemente di rivederla, di risentirla.
Ma lei non è più vicina a noi e, allora, la nostra fantasia incomincia a galoppare. La ripensiamo, rivediamo come in un film a ritroso le cose che abbiamo detto, i gesti, i sorrisi che abbiamo consumato insieme. Il suo viso, la sua bellezza, è lì davanti a noi, a turbarci dolcemente e a dirci che lei ci piace tanto.
A volte, ci sorprendiamo a parlare con lei quasi un filo invisibile ci unisse. Immaginiamo di stare con lei, di parlarle, di raccontarle cose divertenti o di fare delle cose interessanti insieme. Spesso ci addormentiamo con il suo pensiero e “lei” quasi sempre ci segue nei sogni con lo stesso passo leggero di un angelo. Non di rado, la notte sogniamo di rivederla, di passare del tempo con lei o di baciarla.
Il giorno dopo ci risvegliamo con il suo pensiero “appeso” al collo. Le incombenze di tutti i giorni ci assorbono, ma di tanto in tanto la pensiamo. Poi, quando ci assale la sua nostalgia o in un momento di break, la telefoniamo. Sentire la sua voce, intuire … che anche lei prova le stesse emozioni o è attratta da noi da una forza invisibile, accresce ancor più l’intensità della tempesta emotiva ed ormonale che ormai si è scatenata dentro di noi.
Una sera le chiediamo di rivederla. Se lei accetta, abbiamo imboccato la strada dell’amore. Ogni volta che udiamo la sua voce o la vediamo, la sentiamo sempre più vicina, più familiare, più “cara”; ed ogni volta riprende inarrestabile questo gioco di fantasia in cui immaginiamo di stare con lei, la pensiamo, la sogniamo, incominciamo a fare progetti: “La prossima volta la voglio portare al mare, le piacerà tantissimo. Se mai affitteremo una barca. Che bello io e lei soli, sotto il bacio caldo del sole, il fruscio dell’acqua… forse, riesco anche a baciarla, ma no, potrei rovinare tutto, meglio aspettare un altro po’”.
E’ un fiume di pensieri che travolge la mente di chi sta rimanendo vittima di questa droga naturale. Si sognano il suo volto, i suoi gesti, si rivivono anche più volte i momenti passati insieme (se, al contrario, sono successe delle cose spiacevoli, si ha una delusione e tutto il processo si ferma).
Abbiamo “rubato” una bellissima poesia dal diario di un adolescente. La riportiamo perché indicativa della tempesta emotiva che sconvolge la mente di chi si sta innamoramento.

LA MIA ISOLA
Oh Luna bianca
che per i cieli randagia
te ne vai,
se io fossi un’isola
e tu il mio mare,
le parleresti?
Si, lo so, che le parlereste.
Conoscevo quanto è profondo
il mare,
ma ignoravo quanto è triste
staccarsi dalla propria isola.
Sapevo di ragazze brune,
occhi immensi, amori impossibili,
ma non sapevo quanto è dolce
innamorarsi di un sorriso.
Mi parlarono
di terre vergini, di praterie sconfinate,
cavalcai i più bei destrieri del mondo,
errai in ogni luogo ed ogni dove
ma … nei suoi occhi
finì la mia corsa pazza.
Oh Luna bianca, non so
ma questa notte il tremolio
delle stelle è dolce,

e l’anima mia riposa,
perché sento fiorire in me
la speranza,
la speranza
… di un vero amore.
Non ci sono limiti alle fantasie di una mente che sta per innamorarsi, specialmente se ancora giovane e piena di impeto. L’innamoramento, in effetti, è frutto della sovrapposizione di questi due fattori: momenti piacevoli, passati insieme, e momenti di fantasia, passati a pensare all’altro. Innamorarsi, infatti, non è altro che un “gioco di immaginazione”. La nostra mente eccitata dal desiderio sessuale e dal pensiero dell’altro incomincia ad autosuggestionarsi, ad esaltarsi, a crearsi un mondo suo. Dal punto di vista psicologico, infatti, l’amore non è altro che una forma di autosuggestione, una droga naturale, che ci porta a colorare il mondo di rosa e a vedere la vita come qualcosa di meraviglioso.
Successivamente arrivano altri incontri, altre serate piacevoli passate insieme. Altri ricordi da aggiungere a quelli precedenti, e spesso tra questi ci sono anche i primi “rinforzi”, come li chiamano i teorici comportamentali, cioè carezze, effusioni, baci o semplicemente il calore del suo viso sulla nostra spalla.
Ormai, si è entrati come in un tunnel. Se ne uscirà solo quando si avrà la certezza di una verità sconvolgente: si è innamorati. E’ come una rivelazione, una folgorazione come quella che ebbe S. Paolo sulla via di Damasco. Si ama quella donna, o quell’uomo, la si desidera, la si vuole, il suo pensiero riempie ogni spazio e ogni nostro pensiero. Non per niente, le persone che si stanno innamorando spesso sono distratte.
Da quel momento non siamo più gli stessi, la nostra vita cambia. Se lei ci dice di sì, ci dice di provare le stesse emozioni che proviamo noi, siamo entrati nel meraviglioso mondo dell’amore.
Si vive come in uno stato di ebbrezza, si è eccitati, felici, ottimisti, la vita ci sorride, tutto ci sembra bello e degno di essere vissuto. Niente ci spaventa,

è l’unico periodo della vita in cui nemmeno la morte ci fa paura. Non si dice che l’amore è più forte della morte? Non sono, forse, gli innamorati gli unici esseri viventi a non essere spaventati dall’idea di finire sotto una lastra di marmo in un cimitero, purché ci finiscano insieme, mano nella mano e le loro ossa restino mischiate per sempre? Giulietta e Romeo non furono, forse, uniti per sempre dall’abbraccio della morte?
Quando si è innamorati, di solito, si è più socievoli, più fiduciosi ed ottimisti. Tutto ci sembra più bello, più affascinante ed ogni cosa ci sembra degna di essere vissuta. Non ci meraviglieremmo tanto se un domani qualche ricercatore scoprisse che in questo periodo il nostro cervello sintetizza delle droghe naturali (ed effettivamente, ciò succede perché c’è un rilascio di endorfine).
Si vive come in un mondo proprio, in cui lei è l’oggetto dei propri desideri. Ci si rivede spesso, ci si bacia, si fa l’amore. Sono sensazioni belle, esaltanti che non fanno che accrescere il sentimento che c’è in noi che divampa come un incendio. “L’amante vive in un mondo proprio, nel quale esiste e importa solo ciò che è degno di essere amato. E’ come entrare in uno stato nel quale abbia corso soltanto la moneta nazionale e nessun’altra” O. Schwarz.
Quattro ricercatori americani, Shaver, Schwartz, Kirson e O’ Connor, nel 1987, condussero un’inchiesta tra gli studenti di un college chiedendo loro di scrivere un resoconto dei momenti in cui si erano innamorati. Secondo questi autori gli antecedenti che portano al sentimento d’amore sono: “L’altro offre qualcosa che la persona vuole, di cui ha bisogno o che trova piacevole. La persona si rende conto che l’altro prova del sentimento per lui e l’apprezza. La persona trova l’altro attraente fisicamente e psicologicamente. Esiste tra i due una comunicazione eccezionalmente buona. L’altro ispira sincerità, fiducia, sicurezza. Si trascorre molto tempo insieme.”
In quei momenti ci si illude che l’amore sarà sempre così, per tutta la vita. Purtroppo non è vero, questa fase di esaltazione, questa enorme fiamma, che ci pervade, ad un certo punto smette di espandersi (anche se le cose vanno nel migliore dei modi) ed incomincia a ridimensionarsi. Nessun uomo di senno può pensare mai che l’amore resterà quello forte ed “esaltato” dei primi tempi, tranne gli innamorati stessi che lo vivono. Ma l’amore cambia, si evolve, si trasforma con il tempo. Lavora per i suoi scopi segreti che sono la riproduzione e la nascita di una nuova famiglia.

TERZA FASE – L’AMORE MATURO
Nel giro di alcuni mesi di frequentazione assidua la tempesta ormonale ed emotiva, dovuta all’euforia dei primi tempi, si attenua. A questo punto, abbiamo la fase dell’amore maturo, stabile. Questa terza fase, detta anche dell’innamoramento profondo, pare sia medita dalle endorfine, che sono sostanze che hanno un effetto simile alla morfina: regolano una sensazione di benessere diffuso e alzano la soglia del dolore.
Il nostro sentimento continua sì ad essere forte, ma non è invadente e totalizzante come nel primo periodo. Quando lei non c’è, non la si pensa più in modo ossessivo. La si ama, si desidera stare con lei, ma non è più il desiderio “esaltato” dei primi tempi. Siamo sicuri del suo amore, la nostra è una situazione ormai stabilizzata. Non è più il tempo delle fantasie, dei sogni, si incomincia a pensare a cose più pratiche, a mettere su famiglia. E’ finita la fase dell’infatuazione, dell’incantesimo, della novità. Qualcuno potrebbe pensare che sono i primi segnali di stanchezza, si sbaglia. E’ solo l’amore che cambia e si trasforma.
Il segnale più evidente che siamo in questa fase è il fatto che svanisce l’aureola di perfezione che abbiamo attaccato al partner. I suoi difetti incominciano a diventare ben visibili e a darci fastidio. E’ il momento della realtà. Il momento in cui, di solito, ci rendiamo conto, se il partner non è adatto a noi, d’aver fatto una scelta sbagliata. Per questo motivo, molti rapporti si rompono in questa fase. Durano solo quelli in cui, oltre al sentimento, c’è anche un’affinità di carattere (con numerose eccezioni). “Una delle caratteristiche fondamentali dell’amore è la sua totale indifferenza alle qualità superficiali della persona amata. Ciò vale solo per il primo stadio dell’amore, lo stadio dell’incantesimo. In seguito, nel tumulto della vita quotidiana, è difficile mantenere questa superiore indifferenza in mezzo ai piccoli fastidi che ci circondano” O. Schwarz.

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ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

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