ebookgratuitiperte

–+ Libri in formato digitale liberamente scaricabili +–

ebookgratuitiperte
GARGIONE

ANCORA ALTRE BARZELLETTE

LE BARZELLETTE PIÙ BELLE SCRITTE DA UNO SCRITTORE DI SUCCESSO continuano…

 

L’ ORDINE DI GASOLIO

Un pappagallo aveva l’abitudine di esagerare sempre e di dire cifre spropositate. Un giorno che il padrone non era in casa, citofonò l’uomo che provvedeva a fare il pieno di gasolio per il riscaldamento.

– Scusi quanto gasolio vuole?

– 40.000 litri – rispose il pappagallo.

L’uomo, senza controllare chi fosse stato a fare l’ordine, annotò la cifra e andò via.

Dopo una settimana arrivò l’autocisterna con i 40.000 litri di gasolio. Il padrone del pappagallo cercò di protestare. Lui non aveva ordinato niente. Si era vero, aveva telefonato per il gasolio, ma 400 litri sarebbero stati più che sufficienti.

Seguì una violenta discussione, alla fine fatta una breve indagine si scoprì che era stato il pappagallo ad ordinare i 40.000 litri di gasolio. Essendo il volatile minorenne, il suo padrone fu costretto a prendersi ciò che era stato commissionato.

Appena ebbe immagazzinato il gasolio riempendo ogni tipo di recipiente che aveva in cantina e nella casa, prese il pappagallo e decise di punirlo severamente. Lo portò in cantina e lo inchiodò, con le ali in croce, su una tavola vicino al muro.

– Quanti litri di gasolio hai ordinato 40.000? – lo apostrofò il padrone – E resterai lì a pane ed acqua per 40.000 minuti!

Lo chiuse dentro e se ne andò di sopra. Il pappagallo restò solo e nella penombra.

Mentre se ne stava così in castigo vicino al muro, notò un crocifisso. Vide Gesù che era inchiodato sulla croce più o meno come lui.

– Scusa da quanto tempo sei lì, inchiodato?

– Da circa 2.000 anni! – Rispose Gesù rianimandosi.

– E quanti litri di gasolio hai ordinato?

ALLA FRONTIERA

Un signore si presenta una mattina con una bicicletta alla frontiera, vicino alla canna c’è attaccato un grosso sacchetto. Il maresciallo della finanza lo scruta dalla testa ai piedi e poi gli chiede:

– Che c’è dentro quel sacchetto?

– Sabbia.

– E come, tu porti sabbia dalla Svizzera all’Italia?

– Perché, è proibito?

Il maresciallo dà un’occhiata al sacchetto e, constatato che si tratta veramente di sabbia, fa segno all’appuntato di lasciarlo passare.

La storia continua per molti giorni. L’uomo si presenta ogni mattina con la bicicletta ed un sacchetto di sabbia. A tutti i controlli risulta sempre negativo.

Il maresciallo incomincia a non dormire più la notte. Si chiede come mai un uomo con una bicicletta porti ogni giorno un sacchetto di sabbia dalla Svizzera. Di sicuro c’è qualche losco traffico sotto.

Sua moglie, da brava “marescialla”, partecipa alle indagini dando i consigli giusti al marito. Ogni sera ne discutono a letto (invece di fare cose più interessanti):

– Secondo me dovresti far esaminare il contenuto del sacchetto. Sono sicura che nella sabbia c’è disciolta della droga. Quando sta dall’altra parte del confine, ci butta di nuovo l’acqua, scioglie la droga, poi basta metterla ad asciugare ed ecco che ha di nuovo la polverina.

Il giorno dopo, appena il maresciallo vede l’uomo con la bicicletta si fa consegnare il sacchetto e lo manda a fare esaminare dalla scientifica. Ma non risulta niente: è solo sabbia di fiume.

Passano ancora dei giorni ed il maresciallo sta per uscire di senno per la faccenda. Ancora una volta è la moglie a suggerirgli una soluzione: “Dovresti far

controllare il sacchetto o l’interno della bicicletta, sono sicuro che vi troverai o droga o diamanti.”

Il maresciallo il giorno dopo fa fare dei controlli accurati: smontano la bicicletta, perquisiscono l’uomo, esaminano il sacchetto, ma niente, non trovano niente di irregolare. A questo punto il maresciallo per non impazzire, si fa trasferire in un altro posto.

Dieci anni dopo, ormai in pensione si ritrovano ai giardini pubblici l’uomo della bicicletta ed il maresciallo. Quest’ultimo appena lo vede, gli va subito vicino e gli chiede:

– Ti prego, ti supplico, ormai sono in pensione, non posso farti più niente. Vedo che sei in pensione anche tu, dimmi la verità, tu che facevi alla frontiera ogni giorno con quella bicicletta ed un sacchetto di sabbia?

– Maresciallo, facevo contrabbando di biciclette!

IL BIGLIETTO

Un signore andava a Roma in treno a trovare sua sorella. Insieme al bagaglio portava con sé un piccolo pappagallo.

Ad un certo punto arrivò il controllore:

– “Signori, biglietti!”

L’uomo gli mostrò il suo.

– E il biglietto per il pappagallo?

– Ma come paga anche il pappagallo?

– Certo che paga!

– Ma se me lo tengo in braccio?

– Paga lo stesso.

– Quant’è ?

– Lo stesso prezzo di una persona, più la multa

– E se lo butto fuori del finestrino?

– Se lo butta fuori, non paga niente.

Il pappagallo, che finora aveva osservato in silenzio la scena, interviene:

– Padrone, non fare il fesso, paga il viaggio!

FERDINANDO RE DI NAPOLI

Ferdinando Re di Napoli vecchio e ormai in pensione amava bighellonare tra le stanze del palazzo reale. Un giorno sorprende un segretario, di quelli che tenevano la contabilità, a scrivere su un grosso libro. Il notabile appena vede il re, cerca di coprire il libro con un registro. Ma il re nota la manovra e lo richiama.

– Che stai facendo? Fammi vedere – e prende il libro.

– Niente maestà, sono registri contabili.

Prende il libro incriminato e legge il titolo scritto a caratteri cubitali sulla copertina: LIBRO DEI FESSI.

Al che il Re scoppia in una solenne risata. Poi apre il libro ed inizia a sfogliarlo. In ordine e riportati in bella calligrafia c’erano tutti i nomi di coloro che per un motivo o per un altro erano stati gabbati negli ultimi anni. C’erano annotati non solo nome ed indirizzo, ma anche il motivo dell’inclusione in tale libro ed i fatti che erano accaduti.

Il Re ne legge qualcuno: “Il conte Vitalone ha sposato quel cuoppo della Marchesa Rifredi pensando che era piena di soldi ed invece ha beccato solo una racchia e per lo più malaticcia e frigida. ”

Il Re, conoscendo bene i fatti, scoppia in un’altra rumorosa risata. Quel libro è una cannonata, è tanto bello che non è capace di staccarsene.

Incomincia a leggerselo tutto, e ad ogni pagina sono risate da tenersi la pancia; tutto questo con grande imbarazzo del notabile.

Quando arriva alla lettera F, trova una sgradita sorpresa. C’è anche il suo nome: Ferdinando Re di Napoli. Ma questa volta non è annotata, né la ragione, né alcun fatto. E’ evidente che la pagina in questione non era stata ancora completata.

– Ma come, hai messo pure me nei libri dei fessi?

– Maestà si tratta di uno sbaglio, infatti non c’è scritto alcun motivo per cui voi dovreste essere incluso in tale libro …

– No, tu non avevi finito di scriverlo …

– Ma che dite Maestà? Io volevo citarvi solo per fare un elogio alla vostra intelligenza e alla vostra sagacia.

– Adesso, o mi dici il motivo per cui sono stato inserito nel libro dei fessi o ti faccio tagliare la testa.

Il notabile davanti a tale minaccia è costretto a confessare:

“Perdonatemi, sua maestà, ma lei si è comportato da fesso quando ha mandato il conte Massarone in India con una nave piena di oro e di gioielli per comprare spezie, seta ed altre merci preziose.”

– Ebbene è meglio comprare queste merci dai mercanti ad un prezzo tre volte più caro?

– Maestà, il punto non è questo, è un altro. Il conte Massarone è un noto libertino, si prende tutto e sparisce dalla circolazione.

– E io ti dico che torna.

– Ma che torna, quello a quest’ora si sarà venduto tutto e sarà in qualche bordello a divertirsi e a gozzovigliare.

– E se torna, che ti devo fare?

– Se torna vorrà dire che cancello voi dal libro dei fessi e ci metto lui.

IL FIGLIO EDUCATO

Una signora che vive in un quartiere di periferia è in attesa di un bambino. Vedendo per strada spesso i bambini dire parolacce, sputare o comportarsi maleducatamente, un giorno si reca da un medico.

– Dottore, so che lei è bravissimo, non ha qualcosa per far venire mio figlio educato e gentile?

Il medico prende da un armadietto un grosso flacone e glielo dà.

– Se vuol far venire suo figlio educato deve prendere ogni sera un cucchiaino di questo sciroppo, mi raccomando non di più.

La signora tutta contenta torna a casa e fa come le ha detto il medico. Ma dopo pochi giorni viene assalito dai dubbi: “Sono sicura che il dottore non ha capito bene, io lo voglio gentile gentile, gentilissimo”. Allora incomincia ad esagerare con le dosi, prima ne prende due cucchiai alla volta, poi tre, finché non finisce il flacone. Ne fa comprare un altro da un’amica. Per non farla lunga, prima che partorisca ne ha presi ben 5 di quei flaconi.

Scadono i 9 mesi, ma lei non ha le doglie. Passano 2 – 3 giorni, una settimana, ma non ci sono sintomi di parto imminente. Allarmata corre dal medico. Questi subito la visita e quando guarda lì, scoppia in una sonora risata.

– E allora dottore, perché non partorisco?

Niente di grave – gli fa il dottore ricomponendosi – ecco non si tratta di un sol bambino, ma di due gemelli.

– E perché non si decidono a venir fuori?

– Vede, sono tutte e due all’uscita. Uno fa all’altro: “Prima lei”.

E l’altro risponde: “Si figuri, dopo di lei.”

UN POSTO INSOLITO

Un cafone di paese viene invitato ad una festa di gente altolocata che vive in una villa bellissima super moderna.

Poiché mangia come un maiale ad un certo punto gli viene lo stimolo di andare al bagno.

Su indicazioni di un cameriere, dopo aver vagato un po’, finalmente trova il W.C.

Ma quando entra, ha una spiacevole sorpresa. Ci sono vari “mobiletti” di varia forma e colore, ma nessuno di essi ha la forma di un cesso. Prova ad aprirne qualcuno, ma senza esito. Perché si sta letteralmente cacando sotto, strappa un pezzo di asciugamani di carta, lo mette a terra e ci fa sopra.

Quando finalmente si è liberato, medita sul da farsi. Ora deve sbarazzarsi del “corpo del reato”. Lo incartoccia e cerca di gettarlo su uno di quei mobiletti, dove non si veda. Ma sbaglia e si va ad azzeccare sotto il soffitto, in un posto ben visibile.

Esce dal bagno pieno di vergogna. “Se si accorgono della cosa – pensa tra sé – ci farò davvero una brutta figura.”

Allora chiama il cameriere di prima e gli chiede sottovoce in un orecchio: “Le do 30 euro se mi toglie quella cosa di là sotto”.

– Io gliene do 100 – risponde il cameriere indicando “quella cosa” attaccata sotto il soffitto – se mi dice, come ha fatto a fare là sotto.

IL GIRONE MIGLIORE

Muore un politico, di quelli traffichini e corrotti, e naturalmente viene condannato all’inferno. Qui l’uomo ha varie aderenze tra cui un suo parente che è riuscito a diventare capo girone. Il politico dopo tanti giri, riesce a trovarlo e si rivolge a lui:

– Pasquale, non potreste fare qualcosa per me?

Qui si vedono cose da Medioevo: gente immersa nella pece bollente, persone messe ad arrostire, chi è nelle fiamme eterne, chi nel ghiaccio, al solo vederli mi fanno vedere i brividi. Non conosci qualcuno per andare anche nel peggiore girone del purgatorio?

– Mi dispiace dotto’, ma qui non esistono le raccomandazioni. All’inferno siete stato condannato e all’inferno dovete stare. Quello che posso fare è lasciarvi scegliere un girone meno “pesante”.

Iniziano il giro per gli enormi anfratti entro cui è situato l’inferno. Nel primo girone i condannati sono immersi in grossi pentoloni di acqua bollente.

– Vorresti restare qui?

– Per carità, non ho potuto mai soffrire l’odore di bollito!

Passano al girone successivo. Qui i condannati sono immersi fino al collo in un ghiacciaio e dei rapaci, tanto per passare il tempo, si divertono a cavare loro gli occhi.

– Ti piacerebbe restare qui?

– Non lo dire nemmeno per scherzo, ho i reumatismi e poi odio gli uccelli.

Passano al girone successivo. Qui le anime perdute sono immerse nude nelle acque fetide di una fogna. C’è una puzza che fa venire il voltastomaco.

– Vorresti restare qui?

L’uomo ci pensa su: “E’ certo, l’ambiente non è di quelli ideali, ma di fronte agli altri gironi sembra di essere in vacanza. Si, c’è la puzza, ma ai cattivi odori ci si abitua, ti faccio vedere che dopo un po’ di tempo non ci farò più caso.

Inoltre facendo amicizia, se mai aprendo una piccola sezione del partito pure qua, qualcuno sicuramente avrà le carte per una partita, il tempo passerà non troppo spiacevolmente”.

L’uomo accetta, allora il suo amico gli fa togliere i vestiti, lo fa immergere in quella poltiglia nauseante e poi va via.

Dopo 10 minuti arriva il diavolo addetto al girone, ovviamente napoletano:

“Iamm guagliu’, è finita la ricreazione, tutti a capo sotto.”

IL LEONE ED IL MISSIONARIO

Un missionario si smarrisce nella savana. Quando pensa di aver ritrovato la strada di casa, incontra all’improvviso un leone. Si getta a terra e si mette a pregare:

“Signore, ti prego, ispira in questo leone sentimenti cristiani.”

Dopo un minuto vede il leone inginocchiarsi, farsi il segno di croce e pregare: “Signore, benedici questo cibo che sto per prendere.”

IL PACCO DI SPAGHETTI

Un pazzo credeva di essere un pacco di spaghetti. Ogni giorno saliva sul balcone del manicomio e si metteva a gridare: “E’ mezzogiorno è ora di buttare la pasta.”

Gli infermieri ed il personale dell’ospedale, che sapevano di questa sua mania, si mettevano sotto con un telone e aspettavano che si lanciasse. Cosa che il pazzo puntualmente faceva dopo aver gridato due volte: “E’ mezzogiorno è ora di buttare la pasta.”

Un giorno il personale era incompleto, inoltre c’era la partita di calcio e in più c’era un’epidemia di influenza. C’era abbastanza affinché non ci fosse personale sufficiente per andare a mettere il telone sotto il balcone.

Il pazzo, incurante di ciò, a mezzogiorno sale sul balcone e grida: “E’ mezzogiorno è ora di buttare la pasta.”

Ma si affaccia e non vede nessuno di sotto.

Dopo 3 minuti ripete: “E’ mezzogiorno è ora di buttare la pasta.”

Si affaccia, ma non c’è ancora nessuno.

Sta un poco e poi esclama: “Beh, oggi è venerdì, meglio fare riso.”

E scende a piedi per le scale.

LA GARA DI PARACADUTISMO

In una ridente città sul mare si organizza una gara di paracadutismo. La gara è a chi si lancia da un’altitudine maggiore.

Il primo lancio viene effettuato da 2.000 metri, si lanciano ben 23 giovani, il secondo da 5.000 metri, 16 persone. Nel terzo lancio sono 7, nel quarto lancio 3, nel quinto 2 e così via. Finché nell’ultimo lancio, da ben 10.000 metri, si lancia una sola persona.

Applausi scroscianti della platea (che stava a terra, ovviamente). Il giovane atterra nello spiazzo davanti alle tribune, accorrono quelli della protezione civile a prenderlo e a festeggiarlo. Lo portano sugli spalti.

Le autorità, ad uno alla volta, lo abbracciano e sprecano parole di elogio e di incoraggiamento. Lui sempre zitto, bianco come un lenzuolo lavato.

Finalmente il sindaco gli rivolge un invito:

– Figliolo, dicci cosa vuoi, una menzione d’onore, un posto di prestigio, un conto in banca, faremo di tutto per esaudire le tue richieste.

E lui ancora con l’affanno: “Mi accontenterei di un paio di mutande pulite, perché al momento del lancio mi sono fatto sotto.”

CLINICAMENTE GUARITO

Il direttore ha saputo che un pazzo è clinicamente guarito. Non fidandosi dei suoi psichiatri lo manda a chiamare nel suo ufficio.

– Dimmi se io ti do 10 euro, puoi comprare una macchina nuova?

– Questa volta, direttore, non mi fate fesso come l’altra volta. La risposta è no.

– Bravo, bravo, vedo che sei migliorato, e dimmi, perché?

– Perché oggi è domenica, i concessionari sono chiusi.

L’INCIDENTE

Un cafone di paese va un giorno a fare una commissione in città. Quando ha finito tutti i suoi giri, all’ora di pranzo, tira fuori un’enorme pagnotta di pane e salame per mangiarsela. Ma in strada c’è sempre gente e ha vergogna di farsi vedere. Bighellonando per la città, finalmente trova un posto adatto: una vecchia chiesa, piuttosto buia, che è deserta proprio perché è l’ora di pranzo.

Si siede in fondo, su una panca ed inizia a desinare. Ma a metà colazione accade un incidente. Dalle mura scure e screpolate si stacca un enorme crocifisso che cade prima a terra e poi di rimbalzo lo colpisce in testa. L’uomo strillando dal dolore scappa fuori.

Il parroco, che in quel momento stava pranzando insieme alla sua perpetua, ode quel trambusto e si precipita in chiesa. Trova il grosso crocifisso a terra, ormai a pezzi, mischiati con i resti della colazione dell’uomo, pane e salame. Cerca in giro l’uomo che è stata vittima dell’incidente, anche per sincerarsi se si è fatto male, ma di lui nessuna traccia. Allora, fa pulire tutto dalla donna di servizio, fa rimettere a posto le panche, e, dato che sul muro dove c’era il crocifisso c’è rimasto un enorme “alone” bianco, ci appende un piccolo crocifisso (per non far sembrare la parete vuota). Finito tutto questo se ne torna in sacrestia a continuare il suo modesto pasto (si fa per dire, trattandosi di un prelato).

Dopo una mezz’oretta, riappare in chiesa il cafone con la testa fasciata, ha in mano una grossa clava di ciliegio, è deciso a vendicarsi. Fa un giro per la chiesa, cercando l’autore dei suoi guai, ma non vede nessuno. Allora, rivolgendosi al piccolo crocifisso chiede:

– Ragazzino, non fare il furbo, dove sta tuo padre?

UNA COPPIA DI LEONI

Due leoni, marito e moglie, vanno a caccia, ma quel giorno sono proprio sfortunati perché non riescono a trovare neanche un coniglio da mettere sotto i denti. Quando stanno per tornare a casa a pancia vuota, incontrano un cavaliere che torna dalle crociate (Ah! Avevo dimenticato di dirvelo, siamo nel Medioevo). L’uomo è disarmato, perché le ha prese di santa ragione ed è riuscito a salvare la pellaccia solo fuggendo, ma è coperto dalla testa ai piedi da una pesante armatura.

Il crociato quando vede i due leoni, non avendo nien

te con cui difendersi, si stende a terra fidando sulla solidità della sua corazza. La leonessa gli si avvicina, afferra con la bocca un piede e cerca di morderlo, ma per poco non si spezza un dente. Decide di rinunciare, se avesse rotto un dente, la spesa del dentista sarebbe stata decisamente superiore al valore del pezzo di carne che ne poteva ricavare. Con i crociati, infatti, c’era poco da stare allegri, erano quasi tutti magri e denutriti da fare schifo.

Il marito, cioè il leone, è più testardo di lei. Ci prova prima con la testa, poi con le braccia, poi con il petto, ma ogni volta i suoi denti fanno un sinistro stridio, strisciando sulla corazza senza riuscire a scalfirla. Ad un certo punto, visti fallire tutti i suoi tentativi, si mette a gridare contro sua moglie:

– “Tutta colpa tua, io te l’avevo detto di portare l’apriscatole.”

PAPÀ IN ARABIA SAUDITA

Un italiano lavora in Arabia Saudita. Sua moglie partorisce all’ospedale locale “Al fath ta”. Davanti alla finestra della sala in cui ci sono i neonati disposti per file orizzontali, l’italiano non sa trattenersi dal fare delle smorfie al suo bambino.

Qualche metro più in là uno sceicco arabo, sicuramente neopapà anche lui osserva con un sorriso di soddisfazione qualcuno dei bambini nella vetrina.

L’italiano non sa trattenersi dall’avvicinarsi e comunicargli le sue emozioni.

– Dica la verità, non è bellissimo il mio piccolo?

– Quale è?

– E’ quello là in terza fila, l’ultimo a destra.

– Molto carino _ risponde l’arabo in un italiano stentato.

– Anche voi papà?

– Si, anch’io papà.

– E quale essere tuo bambino?

– Tutti quelli della prima fila.

La prossima volta guardi il vigile, non solo il semaforo!

IL MIRINO

Siamo in una strada provinciale, un contadino veneto chiede un passaggio. Si ferma una grossa Mercedes con un giovane al volante.

– Nonnetto, dove devi andare?

– Al prossimo paese, 15 km più avanti.

Sale a bordo ed è subito affascinato dalla ricca strumentazione dell’autovettura.

– Bella questa macchina, ti sarà costata certamente un sacco di schei!

– Che cosa è quello? – Chiede indicando un pulsante.

– Fermo, non toccare quello serve per pulire i vetri.

– E quello?

– Ti spiego tutto, ma non toccare.

Il dialogo continua ancora per molto in questo modo. Il vecchietto chiedendo ingenuamente la funzione di un comando e l’uomo spiegando.

Ad un certo punto, il nonnetto nota lo stemma della Mercedes, la stella inserita nel cerchio, che sta sul cofano anteriore della vettura.

– E quello che è?

L’uomo accenna ad un sorriso, decide di prendersi gioco del vecchietto per divertirsi un po’.

– Quello è un mirino, vede quando una persona mi è antipatica, lo prendo di mira con quello e poi lo butto sotto.

– Dici davvero?

– Ma certo, che dico sul serio. Ad esempio, lo vedi quel ciclista, quello che pedala più avanti? Quello mi è antipatico, adesso lo inquadro nel mirino e poi lo butto sotto.

L’uomo accelera, fa finta di investirlo, ma poi all’ultimo momento sterza, evitandolo.

Sta per scoppiare in una risata quando intravede nello specchietto retrovisore l’uomo sulla bicicletta a terra. “Ma come è possibile, se l’ho evitato?”

Si volta verso il vecchietto seduto accanto incredulo. Quest’ultimo con un sorriso cinico gli fa:

– Il mirino? Col cavolo che lo prendevi se non gli davo io una sportellata!

LA BALILLA E LA FERRARI

Un vecchietto deve rottamare la sua vecchia Balilla. Dato che le ricorda la sua gioventù e tutte le avventure che ha vissuto, decide di fare un ultimo viaggio. Per fare le cose in grande decide anche di imboccare l’autostrada, ma quando lancia al massimo la vecchia auto succede l’imprevisto che in questo caso era ben prevedibile. Si sente uno scoppio, un denso fumo si leva dal cofano. Sono inutili ulteriori indagini: ha fuso il motore.

Accosta e scende dalla macchina. Si mette sul bordo dell’autostrada e chiede un passaggio. Dopo un po’ di tempo si ferma un signore con una Ferrari fiammante.

– Nonnetto, che sei rimasto in panne? Sali che ti rimorchio io.

Preme un pulsante e da dietro la Ferrari esce un gancio che guidato da due sensori aggancia la Balilla. L’autista della Ferrari invita il vecchietto a salire a bordo. Quest’ultimo, però non si fida troppo.

– Scusi giovanotto, vedo che questa macchina supera i 300 all’ora, sa la mia dopo i 50 si sfascia tutta, la prego vada piano.

– Va bene, facciamo così se mi distraggo e supero i 50 all’ora lei mi suona ed io rallento.

E così fanno. Si avviano sull’autostrada la Ferrari avanti e la Balilla dietro. Quando l’autista della Ferrari si dimentica e supera i 50 all’ora, il vecchietto suona il clacson e l’altro rallenta.

Le cose procedono fin troppo bene, finché non sopraggiunge una Mercedes 3000. Erano quelli tempi, infatti, che tra le due macchine c’era una forte rivalità non solo sulle piste, ma anche sulle strade tra i supporters delle due scuderie.

L’uomo della Mercedes si accosta alla Ferrari, abbassa il vetro e gli fa:

– La conosci la Mercedes?

Detto questo, schiaccia l’acceleratore, la macchina si impenna e dopo un attimo diventa un puntino all’orizzonte.

Vediamo la telecronaca a bordo delle due auto.

L’uomo della Mercedes si sta autoesaltando inorgogliosito dalla prestazione della sua supercar: “L’ho fatto morire, l’ho fatto scoppiare, ma perché non la butta quel rottame?”

Il clima è molto diverso a bordo della Ferrari: “Ma ti guarda che delinquente, che criminale! Approfitta che ho il nonnetto dietro e non gli posso far mangiare polvere.”

Ma l’uomo della Mercedes non è soddisfatto, vuole divertirsi ancora un po’. Esce dall’autostrada, torna indietro e riprende la stessa direzione. Ad un certo punto intravede di nuovo la Ferrari con la Balilla dietro. Stessa scena di prima:

– La conosci la Mercedes?

Schiaccia l’acceleratore e fugge via: un puntino all’orizzonte.

Per l’autista della Ferrari è troppo. Incurante del vecchietto schiaccia l’acceleratore ed inizia ad inseguirlo. Il contachilometri sale velocemente: 60 _ 70 _ 90 _ 100!

Il nonnetto dietro, nella Balilla, che si sta per sfasciare tutta, suona disperatamente il clacson cercando di farlo rallentare. Ma è tutto inutile.

Si accende una gara furibonda tra le due supercar, la Ferrari e la Mercedes. La velocità continua da aumentare: 120 _ 130 _ 160 – 180 – 200.

Si trova a passare di lì un elicottero della polizia: “Guarda un po’ quei tre criminali, sono a più di 200 all’ora” – esclama il pilota – chiama subito la centrale!

Come possiamo fare come loro, se nessuno dei

due sa stare appollaiato sul trespolo?

Il poliziotto accanto a lui aziona subito la radio: “Pronto elicottero a centrale, siamo sull’autostrada A2 , fermate 3 macchine sul filo dei 220 orari …

– Ci dia i dati – rispondono dalla centrale – che li sistemiamo noi.

– Allora scrivete, una Ferrari rossa, una Mercedes bianca ed una Balilla nera.

– Scusa collega, non ho capito bene. La Ferrari a 220 all’ora e va bene, la Mercedes e va bene, ma la Balilla come fa ad andare a 220 all’ora?

– E questo non è niente, suona pure che vuole passare!

LA CORTE

Un quindicenne si avvicina ad una coetanea, di cui è follemente innamorato, con le mani unite come se vi nascondesse qualcosa:

– Se indovini che cosa ho tra le mani, stasera ti porto fuori.

La ragazza che non ne vuol sapere della sua corte risponde: “Scommetto che è un elefante.

– Non hai indovinato, ma ci sei andata molto vicina, passo a prenderti oggi pomeriggio alle 6.

QUIZ PER BAMBINI INTELLIGENTI

Un cowboy entra in un salone:

“Scommetto un cavallo che il mio amico, bendato, in qualsiasi posizione lo mettete, colpisce questo cappello.

La domanda è: “Dove mette il cappello?”

(Soluzione: sulla punta della pistola)

Tre formiche camminano in fila indiana.

La prima dice: ho due formiche dietro e nessuna davanti.

La seconda formica dice: ho una formica davanti ed una di dietro.

La terza formica: ho due formiche davanti e due di dietro.

Come si spiega?

(soluzione: la terza formica è bugiarda)

Che fa una Kawasaki in riva al mare? Aspetta che arriva una Honda.

Sai come fa un elefante a scendere da un albero?

Si mette su una foglia e aspetta che arrivi l’autunno.

Come fanno 4 elefanti ad entrare in una cinquecento?

Due davanti e due di dietro.

Come si fa a vedere se gli elefanti sono allo zoo o sono usciti?

Si vede se c’è la cinquecento parcheggiata davanti.

IL TELEFONO LA TUA CROCE

Pronto parlo con casa Tomba?

Sci.

Pronto parlo con casa Beethoven?

No, no, no, no (sul motivo della 9° sinfonia)

Pronto parlo con casa cavallo?

No, ha sbagliato stalla.

Pronto parlo con 2874598?

Ne avessi indovinato uno!

Pronto, parlo con la Banca d’Italia?

Fosse il cielo!

IL RAPPORTO

Una telefonata anonima avverte la polizia di recarsi in via Nino Bixio perché hanno sparato ad un uomo. In pochi minuti arriva una volante dei carabinieri a sirene spiegate. Purtroppo per l’uomo non c’è niente da fare: è morto. I due Carabinieri iniziano a fare il rapporto. Uno detta e l’altro scrive.

– Scrivi, siamo sopraggiunti in via Nino Bixio dove abbiamo rinvenuto un cadavere di sesso maschile, età presunta 40 anni.

– Un momento e che vi credete che tengo la macchinetta?

– Dove sei arrivato?

– Maresciallo come si scrive via Nino Bixio?

– Ignorante, prima si mette bi e poi schio

– E no, perché così si legge Bischio

– Allora metti skio

– E no, perché così viene Biskio

– Prova a metterci pure una t, può darsi che sia un nome polacco.

– E poi come si legge?

– Come la fai lunga! Ho capito portiamolo a piazza Garibaldi!

ebookgratuitiperte

ARTISTA VINCENZO BENINCASA VB...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.